L’idea:
raccontare attraverso il meccanismo del thriller, genere assai
poco frequentato dal cinema italiano, una storia di de-generazione.
Quattro professionisti, inseriti e realizzati nella società
contemporanea, si ritroveranno a fare i conti dopo 25 anni con
il loro passato; un passato fatto di grandi passioni politiche,
fanatismi ideologici, cortei e resistenze, di un drammatico
incidente a metà strada tra la fatalità e l’omicidio.
Erano altri tempi, tempi in cui drammaticamente le cose finivano
a colpi di spranghe e bastoni, in cui slogan e frasi fatte contaminavano
anche le idee più giuste e condivisibili.
Claudio Fracasso, regista di b-movie americani (Strike
Commando, Troll 2, Night Killer, Beyond Darkness) passato
poi al genere action movie di stampo para televisivo (Palermo
Milano sola andata) mette in scena un poliziesco psicologico
che si dipana tra false piste, indizi e colpi di scena come
una partita a scacchi con i fantasmi del proprio passato. Se
lodevole è il tentativo di utilizzare il genere come
luogo di esplorazione di processi psicologici personali e collettivi
(quelli degli anni della contestazione giovanile, di un’Italia
divisa tra compagni e fascisti), il risultato è deludente
a causa di una sceneggiatura confusa, dai dialoghi inverosimili,
che procede a balzi attraverso continui capovolgimenti di scene
e colpi a sorpresa annunciati e prevedibili. Gli attori seppur
volenterosi appaiono inadeguati ed imbarazzanti in più
di una sequenza in particolar modo Antonella Ponziani e Massimo
Bonetti. Fa piacere rivedere sul grande schermo Francesco Nuti,
dopo i noti problemi personali che lo hanno affitto in questi
ultimi anni, ma la sua recitazione sommessa e sofferta appare
sin troppo impostata ed arrugginita da anni di inattività,
mentre si salva con mestiere dal naufragio recitativo generale
il solo Alessandro Benvenuti, il solo a cercare di dare verosimiglianza
e credibilità al personaggio assegnatoli.
[fabio melandri]
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