1978,
Argentina. Il giornalista sportivo Maurizio Gallo (Alessio
Boni) parte come inviato per seguire i mondiali di calcio.
Prima che la gara calcistica venga inaugurata, si reca assieme
al collega fotografo Ugo (Giuseppe Battiston) a trascorrere
qualche ora assieme ad una famiglia di parenti, emigrati anni
addietro. Prima di mettersi al lavoro, però, ha un’ultima
incombenza: consegnare una busta all’ex moglie di un
amico. Durante l’incontro con Ana (Florencia Raggi)
tra i due nasce una passione irrefrenabile, tanto da spingerli
a trascorrere la notte insieme. La donna, però, si
fa promettere che non ce ne saranno altre, per il bene di
entrambi. Ana fa parte di una formazione guerrigliera che
si oppone alla dittatura di Videla. La passione, però,
spinge Maurizio a seguirla diventando senza rendersene conto
complice dei guerriglieri, al punto da venire rapito assieme
ad altri innocenti. I due amanti conosceranno la violenza
le carceri segrete della giunta militare. Mentre i mondiali
stanno per concludersi, a Maurizio viene offerta la possibilità
di venire rimpatriato. Accetta ad una condizione: che Ana
venga rilasciata e le si conceda l’asilo presso la Nunziata
apostolica. Durante il trasferimento, mentre si svolgono i
festeggiamenti per la vittoria dell’Argentina, la donna
scappa tra la folla festante.
Passano alcuni anni e Maurizio riceve una lettera di Ana (diventata
una delle migliaia di persone scomparse, chiamate desaparecidos),
in cui lo invita a tornare in Argentina, perché c’è
una sorpresa ad attenderlo…
“Mi sembrava interessante – dichiara Stefano Incerti
– rilevare la contraddizione tra la cupezza di quegli
eventi e l’atmosfera gioiosa e leggera che solo il calcio
talvolta sa creare. Complici del silenzio
piuttosto che un atto politico, vuole essere una riflessione
sulla complessità dell’animo umano e sulla capacità
che hanno gli uomini di essere se stessi, privi di maschere
e sovrastrutture sociali, proprio nei momenti di difficoltà
e sotto pressione”.
Il regista Incerti, dopo un inizio teso e coinvolgente, dominato
dalla doppia atmosfera festosa e insieme piena di suspense,
lentamente si perde nell’elemento emotivo, concludendo
la vicenda con un finale consolatorio a dire il vero poco
necessario. Se il suo riferimento cinematografico è
Francesco Rosi, c’è ancora molto da fare. [valentina
venturi]