Dopo
essersi occupato del conflitto israelo-palestiniano ed
aver puntato l’occhio indagatore su Arafat in Persona
non grata (2002), Oliver Stone ci porta a Cuba,
faccia a faccia con uno dei più famoso e controversi
personaggi del secolo scorsop, ovvero Fidel Castro, leader
maximo della Rivoluzione Cubana.
Il documentario, girato precedentemente la nuova repressione
contro gli intellettuali non allineati e la condanna a
morte di tre anti-castristi che saranno oggetti di una
nuova puntata intitolata Looking for Fidel sempre di Stone,
ci introduce nelle stanze del potere, ci fa viaggiare
nella Mercedes di Stato per le
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strade
di Cuba, ci mostra il lato privato di colui che al di
là della mitologia rivoluzionaria rimane uno dei
più longevi dittatori del nostro tempo.
Attraverso le domande di Stone, in verità assai
remissivo nel trattare tematiche come la libertà
di stampa ed il rispetto dei diritti civili, ripercorriamo
la storia degli ultimi 50 anni da un punto di vista assolutamente
inusuale e originale. Veniamo a conoscenza di particolari
della storia contemporanea, dalla guerra in Angola alla
crisi dei missili nucleari a Cuba sino alla svolta sovietica
con Gorbachiov, visti attraverso gli occhi e le |
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azioni
di una persona che nel bene e nel male ne è stato
uno dei grandi protagonisti.
Il ritratto che ne viene fuori è quello agiografico
di una persona intelligente, colta, di grandi principi
ed ideali, con il merito di aver abbattuto la dittatura
di Batista ed il limite di averla sostituita con un potere
personale altrettanto ingiusto e sanguinario. Oliver Stone
dipinge il ritratto di un uomo di grande eloquenza ed
evidenti contraddizioni – “non è vero
che non ci siano elezioni a Cuba, si dovrebbe informare
meglio” risponde piccato Castro a una domanda sull'argo-
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mento ed ancora “In 43 anni di rivoluzione non c’è
stato un solo fenomeno di tortura a Cuba” –
che si definisce più “un dittatore di Se
Stesso che non del Popolo”; un uomo che facendo
il bilancio della propria vita si auto assolve sia nel
privato (“se dovessi giudicarmi come padre per il
tempo trascorso con i miei figli, sarei stato un pessimo
padre; ma se uso il metro della qualità di quel
tempo speso con loro, allora posso affermare di essere
stato un buon padre) che nel pubblico – “non
mi interessa a come sarò ricordato. Un grande poeta
cubano disse: La gloria del mondo sta in un |
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chicco
di grano”-.
Comandante rappresenta una poltrona
in prima fila nella Storia, che al di là di una certa
accondiscendenza verso l’illustre interlocutore ci racconta
e in piccola parte spiega il magnetismo di un uomo che ha cambiato
il mondo, sopravvivendo fieramente al crollo di una superpotenza
alleata e resistendo con ostinazione all’unica superpotenza
economica, industriale, militare rimasta sul palcoscenico del
mondo. [fabio melandri] |
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