Il club di Jane Austen
The Jane Austen Book Club
Regia
Robin Swicord
Sceneggiatura
Robin Swicord
Fotografia
John Toon
Montaggio
Maryann Brandon
Scenografia
Rusty Smith
Costumi
Johnetta Boone
Musica
Aaron Zigman
Interpreti
Kathy Baker, Maria Bello, Marc Blucas, Emily Blunt, Amy Brenneman, Hugh Dancy,
Maggie Grace, Jimmy Smits, Kevin Zegers, Lynn Redgrave
Produzione
John Calley - Robin Swicord in associazione con Mockingbird Pictures
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
commedia
Durata
105'
Distribuzione
Sony Pictures Releasing Italia
Uscita
18-01-2008
Giudizio
Media

Se amate i film molto parlati, al femminile, di buoni sentimenti con un finale rassicurante, questo è il film per voi.
La California centrale contemporanea può sembrare molto distante dall’’Inghilterra del periodo della Reggenza, ma alcune cose non cambiano mai. Noi continuiamo a preoccuparci per le complessità del matrimonio, dell’amicizia, dei coinvolgimenti romantici, delle posizioni sociali, delle abitudini e delle regole così come faceva Jane Austen all’inizio del 1800.
Sei personaggi dalle vite apparentemente perfette, ma incomplete. Bernadette (Kathy Baker), amica premurosa per tutti e un’oasi di pace in mezzo alle turbolente vite che la circondano, sposata sei volte ma con la segreta aspirazione di non fermarsi ancora; Jocelyn (Maria Bello) bellissima, sicura di sé, piena di energia e con la vocazione del leader, è innamorata del suo campione di Ridgeback rhodesiano, Pridey, compagno fedele e progenitore della nobile stirpe dei cani che alleva nel suo piccolo ranch di campagna; Sylvia (Amy Brenneman) amica del cuore di Jocelyn, tanto che entrambe al liceo uscivano con lo stesso ragazzo, Daniel (Jimmy Smits), oggi marito di Sylvia, con la quale vive da 25 anni assieme ai loro tre figli; Allegra (Maggie Grace), la loro figlia più giovane, bella, appassionata di sport estremi, nei sentimenti è portata alle passioni e al dramma con la stessa facilità; Prudie (Emily Blunt), maestra liceale di francese, in cerca di affetto e comunicazione in un marito che non riesce a capirla fino in fondo.
Cinque donne diverse e problematiche con in comune un’unica grande passione: Jane Austen. Vista come la panacea di tutti i mali e chiave interpretativa della vita e dei problemi quotidiani ed extra-ordinari che le affliggono pone – l’abbandono, la morte, il tradimento, la delusione – fondano il club letterario di Jane Austen. Entra a farne parte anche Grigg un trentenne appassionato di tecnologia e letteratura di fantascienza.
Sei personaggi accomunati a sei romanzi di Jane Austen, sei storie che si intrecciano in sei mesi negli affollati ambienti moderni di Sacramento, dove la città e lo sviluppo incontrollato si incontrano con le bellezze naturali. Mentre le storie contemporanee non seguono mai pedissequamente le trame della Austen, i sei personaggi trovano degli echi, delle anticipazioni, degli avvertimenti e delle perle di saggezza nei loro percorsi grazie all’amatissima letteratura della Austen: Mansfield Park, Emma, Ragione e Sentimento, Persuasione, Orgoglio e pregiudizio, L'abbazia di Northanger.
L’impianto letterario e decisamente teatrale del film è dovuto in gran parte alla sceneggiatrice qui al debutto come regista Robin Swicord, autrice degli adattamenti cinematografici di Memorie di una Geisha, Piccole donne, Matilda 6 mitica che così spiega il suo amore incondizionato verso l’autrice inglese: “Quando inizi ad amare la Austen, il suo mondo non sembra più tanto antiquato. I suoi personaggi si preoccupano dei soldi, hanno a che fare con dei membri imbarazzanti della loro famiglia, rimangono male per degli affronti e passano molto più tempo di quanto dovrebbero a sperare di innamorarsi, anche quando le prospettive non sembrano realisticamente così favorevoli. In breve, la gente che l’autrice descrive è come noi, ma senza dover fare i pendolari e lavorare anche dodici o quattordici ore al giorno.”
Sull’adattamento del romanzo di Karen Joy Fowler, Jane Austen Book Club, da cui il film è tratto continua la regista: “Adattare qualsiasi libro è essenzialmente una questione di interpretazione. Le prime immagini del film che mi sono venute in mente mentre ero seduta a leggere il libro della Fowler sono diventate il montaggio iniziale del nostro film. La storia si svolge in un posto in cui vivono molti di noi, al limite tra la periferia e le zone residenziali, con dei perfetti sconosciuti come vicini di casa. A prima vista, i nostri personaggi sono degli estranei a cui non prestiamo grande attenzione, persone, proprio come noi, con vite molto impegnate, che vanno sempre di fretta mentre parlano al cellulare, mentre magari portano troppe cose e che perdono un parcheggio proprio quando sono in ritardo al lavoro. Per esempio, una persona che regge le buste della spesa, che cresce dei figli e che ha appena perso l’ascensore. Tutti noi dobbiamo fronteggiare una miriade di problemi tecnologici che Jane Austen non avrebbe mai potuto immaginare.
Sapevo che nel nostro film le storie dei personaggi avrebbero riflesso le linee narrative dei romanzi della Austen, in maniera forse anche più stretta di quanto fanno nel libro di Karen Joy Fowler. Ovviamente, tutti avrebbero avuto dei malintesi con gli altri all’inizio, come in ogni romanzo della Austen, e alla fine avrebbero trovato sicuramente l’amore. Ma la cosa più importante (almeno per me), era il fatto di vedere espresso il profondo sottotesto dei romanzi della Austen. Quando incontriamo i nostri personaggi, ci riconosciamo in loro, che vivono in un’apparente comunità in cui non sono estranei agli altri, ma che in qualche modo non riescono ad essere perfettamente integrati. Noi osserviamo ogni persona che porta avanti la sua storia, ma nel corso del film siamo testimoni di come i nostri personaggi discutano le loro differenze nel club del libro, dubitando della loro capacità di tenere unito il gruppo e scontrandosi a causa dei loro difetti. Ma alla fine vediamo queste persone iniziare a far convergere le loro storie, quando capiscono quello che ci vuole per rimanere uniti in maniera significativa.”
Un film per iniziati, per fan ed accaniti lettori della scrittrice inglese, pieno di dettagli e riferimenti che rischiamo di perdersi per i più. Una pellicola che presenta evidenti forzature nel cercare di riannodare tutti gli spunti narrativi presenti che confluiscono in un finale un po’ troppo alla “volemose bene” che stride insieme alla eccessiva un po’ troppo fuori tempo testardaggine dei personaggi di spiegare tutto e tutti attraverso la lente deformante di una letteratura di fine ottocento così poco adattabile ai ritmi dei nostri tempi. Inverosimile.
[fabio melandri]