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Regia
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Olivier Assayas |
Sceneggiatura |
Olivier
Assayas |
Fotografia |
Eric
Gautier |
Montaggio |
Luc
Barnier |
Scenografia |
Francois-Renaud
Labarthe,
Bill Flemming |
Interpreti |
Maggie
Cheung, Nick Nolte, Béatrice Dalle, Paolini Jeanne Balibar,
Don McKellar, Martha Henry, James Johnson, James Dennis, Rémi
Martin |
Anno |
2004 |
Durata |
110' |
Nazione |
Francia |
Genere |
drammatico |
Distribuzione |
Istituto
Luce |
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“Il
cinema è una macchina talmente pesante. Io provo a dare
un tocco più leggero. Ritengo che la pesantezza sia la
cosa peggiore al mondo e io cerco di eliminarlo dal mio lavoro.
La leggerezza è la prerogativa dei pittori Impressionisti
e vale veramente la pena cercarli di imitarli.” Così
parlò Olivier Assayas, per definire la sua cinematografia
ed il suo ultimo film Clean, presentato
a Cannes nel 2004 e premio alla miglior attrice, la protagonista
Maggie Cheung.
Clean descrive l’inferno
individuale in cui cade Emily, ex cantante, vittima della droga,
che nel giro di poche ore |
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rimane vedova del compagno tossico e privata della custodia del
figlio, affidato agli anziani suoceri.
“Io non credo nelle sceneggiature come a delle specie di
lavori letterari. Le parole sono un punto di partenza che devono
prendere vita grazie al lavoro degli attori. Gli spettatori si
relazionano con il film grazie agli attori.”
Un film d’attori che punta forte e senza mediazioni sulla
bravura di Maggie Cheung che riesce a rendere il suo personaggio
disperato e commuovente, affiancata da un dolente Nick Nolte,
che attraverso una recitazione
dimessa e giocata su una serie di sottotoni, dona al suo personaggio,
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il suocero a cui viene affidato il nipote, una melanconia dolorosa
ed una pietas che raramente emerge al cinema con tale forza e
naturalezza. E' la bravura dei protagonisti il punto di forza
di una pellicola la cui trama risulta convenzionale e scontata,
ma che comunque galleggia sempre sul filo di una verosimiglianza
accettabile.
Una fotografia livida, una colonna sonora ricercata e sofisticata
accompagnano lo spettatore lungo i fili narrativi che Assayas
tesse tra Canada,
Parigi e Londra. Un
film in cui il sentimento di morte e disperazione aleggia
sospeso, |
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mitigato dall’ottimismo degli ingenui. L’uomo può
cambiare? Può dare una sterzata alla propria vita? Rimettersi
in carreggiata per amore di se stesso o di un figlio da riconquistare?
Una risposta affermativa forte e convinta viene dal personaggio
interpretato da Nolte e non neghiamo quanto ci piacerebbe trasferire
questa cieca fiducia nell’uomo anche nella vita reale. [fabio
melandri] |
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