Presentato
due anni fa al Festival di Roma, se ne erano perse le tracce.
Ora, grazie alla meritoria opera della Fandango, e forse anche
grazie al cambio di presidenza americana, esce anche in Italia
Che fine ha fatto Osama Bin Laden, opera seconda di quel Morgan
Spurlock, che avevamo lasciato ben 6 anni fa ad ingozzarsi
di panini, patatine, Coca-Cola secondo la dieta ferrea
targata McDonald's (Super Size Me,
2004) a colazione, pranzo e cena, per vedere l'effetto che
faceva sulla salute.
Ora a quattro anni cinematografici da quell'esperienza Morgan
sta per diventare padre. Da buon genitore coscienzioso, si
preoccupa del futuro che lascerà al proprio filgio
tra crisi economica, catastrofi naturali ed atti di terrorismo.
La miglior eredità che potrebbe lasciare al prossimo
nascituro sarebbe quello di rendere il mondo un posto migliore.
Come? Andando alla ricerca dell'uomo più ricercato
sulla faccia della terra, il Bau-Bau del nuovo millennio:
Osama Bin Laden. Punto di partenza un semplice ed elementare
assunto: gli USA hanno l'esercito più potente, le spie
più addestrate, le tecnologie più avanzate e
non sono riusciti a trovare un uomo che di nasconde in una
caverna in Afghanibaluchapakiwaziristan. Ma se c'è
una cosa che il nostro ha imparato dal cinema hollywoodiano
ad alto budget è che i problemi di questo tipo possono
essere risolti solo da un eroe solitario... possibilmente
prima dei titoli di coda...
Così il nostro Eroe intraprende un training psico-fisico
per potersi calare nei posti più pericolosi della terra
in cerca del mitico Osama. Che fine
ha fatto Osama Bin Laden è un viaggio che dall'Egitto
ci porta in Marocco, Israele, Giordania, Arabia Saudita, Afghanistan
e Pakistan, con l'intento di dar voce e volti a quelle persone
di cui ci hanno insegnato ad avere paura.
Tra la serietà della tematica e l'ironica modalità
di racconto condita da dettagli e particolari grotteschi (vedi
la compagnia per la sicurezza dei voli Bin Laden), Spurlock
incontra giornalisti, uomini e donne della strada, padri di
famiglia, guide spirituali ed intellettuali, dando loro libero
sfogo, nel bene il più delle volte ma anche nel male,
a voci, pensieri, ragionamenti.
Ne
esce un quadro composito ed illuminante più di qualsiasi
servizio televisivo o saggio sull'argomento fondato su due
concetti dominanti: Osama Bin Laden non è visto dalla
sua stessa gente o da coloro di cui si erge difensore, un
combattente per la libertà ma un feroce terrorista;
una maggiore comprensione degli altri, un reciproco rispetto
e tolleranza sono le chiavi per risolvere i conflitti in essere.
Siamo così diversi eppure cosi uguali, da oriente a
occidente. Un concetto semplice, banale forse ma di cui spesso
ci si dimentica a causa dell'ignoranza nei confronti dell'altro
e della diversità con cui cresciamo e viviamo. In fondo
basterebbe poco, che ce vo'... [fabio
melandri]
presentato nella sezione L'altro Cinema - Extra