Notevole,
notevole davvero. Clint Eastwood ci sta abituando ad un cinema
davvero di alto livello: si permette il lusso di un film che
dura quasi due ore e mezzo e passa veloce come un cortometraggio:
senza un attimo di tregua, senza cali di tensione
Ma veniamo alla storia: Los Angeles, marzo 1928 un piacevole
sabato mattina in un quartiere popolare alla periferia della
città; una madre nubile, Christine Collins (Angelina
Jolie), saluta il figlioletto Walter di nove anni e si incammina
verso il lavoro. Rientrata a casa si trova davanti a un incubo:
la scomparsa del figlio.
Le lunghe ed estenuanti ricerche di Walter, che sembra sparito
senza aver lasciato traccia, non portano a nulla … finché,
cinque mesi dopo, un bambino che afferma di essere Walter,
viene riconsegnato dalla polizia che non vede l’ora
di sfruttare l’ondata di popolarità che seguirà
il ricongiungimento della madre col figlio. Stordita dalla
confusione di poliziotti, reporter e fotografi, e sopraffatta
da un insieme di emozioni contrastanti, Christine accetta
di riprendersi il ragazzo pur sapendo, nel profondo del cuore,
che quel bambino non ha nulla a che fare con il suo Walter.
Nei vari tentativi per convincere la polizia a riprendere
le ricerche del figlio si troverà immischiata in un
vortice di cose molto più grandi di lei, avendo al
suo fianco il reverendo Gustav Briegleb ( John Malkovich).
Una sceneggiatura di ferro, dove ogni personaggio è
tratteggiato nei particolari e reso cinematograficamente davvero
bene. Un montaggio misurato che consente allo spettatore di
entrare nel film e rimanerci per tutta la sua durata senza
avvertire mai la lunga durata.
La fotografia è sobria, e l’uso della macchina
da presa perfetto, tutto volto a far sentire lo spettatore
testimone presente agli eventi senza essere invadente con
lo sguardo.
La vecchiaia ha regalato a Clint Eastwood quella leggerezza
che gli consente di prendere una storia profonda e raccontarla
bene, per immagini, per sensazioni, senza moralismi e con
molta chiarezza espressiva, riuscendo a rendere l’angoscia
di è piccolo davanti al potere senza per questo essere
costretto a ricorrere a troppa enfasi.
Non c’è da parlare molto, c’è da
andare a vederlo e godersi una grande storia raccontata bene!
[jacopo angiolini]