Michele
e Lorenzo Raggi sono due fratelli che vivono, soli al mondo,
in una grande casa alle porte di Roma.
Una mattina un uomo gli porta una notizia improvvisa: la loro
casa è stata regolarmente venduta dal legittimo proprietario,
il loro padre Dario, scomparso da 12 anni. I due ragazzi decidono
così di andarlo a cercare, per riprendersi la casa
dove hanno sempre vissuto.
Seguendo le poche tracce che hanno, Michele e Lorenzo arrivano
fino in Marocco, a Marrakech, dove imparano, nel coinvolgente
e complesso scenario della cultura magrebina, a conoscere
quel padre che gli si è negato per così tanto
tempo e a prendere coscienza del
sentimento del loro essere fratelli.
L’esperienza on the road di tre italiani in Nord Africa
alla scoperta dei propri legami di sangue.
Note
di regia: Claudio
Giovannesi
La
casa sulle nuvole
è un lungometraggio che nasce dalla motivazione di
raccontare e analizzare, attraverso l’esperienza dei
personaggi, la fuga di un uomo dall’occidente verso
il sud. Una fuga dalla responsabilità, dal tempo che
trascorre, dalla necessità di
invecchiare.
La sceneggiatura nasce a partire da una documentazione fatta,
nel corso degli ultimi due anni, sugli italiani residenti
in Marocco (confluita in un documentario dal titolo Appunti
per un film in Marocco). Il risultato di questa documentazione
è un affresco sui padri della mia generazione: uomini
che hanno vissuto la propria formazione culturale e morale
negli anni ’60 e ’70, nel perseguimento del sogno
rivoluzionario, dell’ansia di libertà, della
ricerca di modelli alternativi di vita e di pensiero.
La fine degli anni ’60 e ‘70 ha lasciato dietro
di sé le sue vittime: creature eccezionali che hanno
respinto il ritorno alla normalità e hanno trasformato
la propria esistenza in un romanzo individuale, rifiutando
di inserirsi nella società borghese e continuando a
perseverare nel proprio sogno affascinante ed esotico e, contemporaneamente,
nella propria irresponsabilità e nel proprio fallimento.
Il film ha inizio nel momento in cui i figli, Michele e Lorenzo,
che non vedono il padre da dodici anni, vanno a cercarlo in
Marocco, per metterlo di fronte alle proprie responsabilità.
Di conseguenza, e in parallelo, ho voluto raccontare e analizzare
in questo film il conflitto eterno, fuori dal tempo, del rapporto
padre – figlio.
I figli di questa particolare generazione di padri sono degli
orfani, vissuti nel trauma dell’abbandono, alla ricerca
di un modello paterno solido, arcaico. Ho provato quindi a
considerare il rapporto padre-figlio sia dal punto di vista
antropologico che sociale e a raccontarlo con i toni del dramma
e della commedia, senza alcun giudizio o presa di posizione
ideologica nei confronti degli uni o degli altri.
La struttura del film, il racconto di un viaggio, è
per me funzionale a mettere in scena uno dei temi principali:
il contatto con la diversità. Attraverso il viaggio
in Nord Africa i due fratelli vivono e patiscono il confronto
con il proprio passato, con l’alterità paterna
ritrovata e con la società islamica contemporanea,
che è sfondo geografico e culturale della vicenda.
Anche in questo ambito ho cercato di non prender posizioni
ideologiche: il modello islamico di famiglia forte, parte
integrante e fondamentale della comunità, entra direttamente
in opposizione con l’esperienza di abbandono e solitudine
vissuta dai due fratelli. Emerge al mio sguardo, e a quello
dei personaggi viaggiatori, un Magreb che si realizza nel
sincretismo con il vicinissimo occidente, invidiato, anelato
e corruttore.
Ho cercato di incarnare tutto questo nel personaggio di Amina,
la compagna del padre, una ragazza madre che ha abbandonato
il proprio villaggio per vivere a Marrakech, in un tentativo
di rivalsa, attraverso la prostituzione nei night club per
turisti, per accedere al
benessere e al lusso immaginato dell’occidente.
Ho voluto far vivere a ciascuno dei miei personaggi, un percorso
che lo porta alla conoscenza dell’altro e di conseguenza
alla ridefinizione della propria individualità, fino
al breve miraggio di una possibile esistenza comune, al di
là di ogni differenza morale e culturale.