Carnera. The Walking Mountain
id.
Regia
Renzo Martinelli
Sceneggiatura
Renzo Martinelli, Franco Ferrini, Alessandro Gassman
Fotografia
Saverio Guarna
Montaggio
Osvaldo Bargero
Scenografia
Rossella Guarna
Costumi
Silvia Nebiolo, Massimo Cantini Parrini
Musica
Pivio & Aldo De Scalzi
Interpreti
Andrea Iaia, Anna Valle, Paolo Seganti, Burt Young, Paul Sorvino, Bruno Bilotta, Eleonora Martinelli, Nino Benvenuti, Joe Capalbo, Antonio Cupo, Kasia Smutniak, F. Murray Abraham
Produzione
RTI, Martinelli Film Company Srl, Giuseppe Marra Communications S.p.A.
Anno
2008
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
123'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
09-05-2008
Giudizio
Media

“Ho preso tanti pugni nella mia vita. Veramente tanti… Ma lo rifarei. Perché tutti i pugni che ho preso sono serviti a far studiare i miei figli…” Primo Carnera

Anni 30.
Un gigante di oltre due metri di statura diventa una delle più sorprendenti leggende della storia dello sport. Il suo nome è Primo Carnera, ma tutto il mondo lo conosce come “La Montagna che cammina”.
Nato a Sequals, un piccolo paese del Friuli, nel 1906, Carnera emigra giovanissimo in Francia, a Le Mans, per poter sopravvivere alla miseria che opprime l’Italia di quegli anni. Qui viene notato dal proprietario di un circo, Paul Ledudal (Paul Sorvino) che lo convince a trasformarsi in “Juan Lo Spagnolo, il terrore di Guadalajara” e ad esibirsi come attrazione. Nel corso delle sue peregrinazioni, il circo di Ledudal arriva ad Arcachon, un paese nel sud della Francia.
Qui vive l’ex campione francese dei pesi massimi, Paul Journée. È lui a notare il gigante e a segnalarlo al più famoso manager di boxe di quei tempi: Léon Sée (F. Murray Abraham). Sotto la guida esperta e spregiudicata di Sée, Carnera realizza un sogno ritenuto impossibile: nel 1933, al Madison Square Garden di New York, la “Montagna che cammina” sconfigge Jack Sharkey e conquista il titolo mondiale dei pesi massimi.
La storia che noi raccontiamo è la storia di un gigante che credeva fortemente in alcuni valori: la sacralità della famiglia, l’attaccamento alla propria terra e alle proprie radici, la capacità di sacrificare se stessi perché i propri figli possano avere un avvenire migliore, la forza di volontà nell’inseguire un sogno ritenuto impossibile, la consapevolezza che una sconfitta è tale solo se si rimane a terra. Non è sconfitta quando ci si rialza e si riprende a combattere.
Il film sulla “Montagna che Cammina” rappresenta la più gigantesca operazione di post-produzione mai effettuata in Europa: 1500 inquadrature digitali e 20 mesi di lavoro al computer per ricostruire le grandi arene del passato: la Wagram Hall di Parigi, la Royal Albert Hall di Londra, il Madison Square Garden e il Garden Bowl di New York, cui si aggiunge un complesso lavoro di “crowd replication” (moltiplicazione di folla) mai effettuato prima in Italia, che ha consentito la creazione di folle composte da migliaia di persone.