In
un salone di bellezza a Beirut, cinque donne in parte musulmane
e in parte cristiano maronite incrociano le loro vite, i loro
desideri e le loro paure.
Donne di età diverse ma unite dagli stessi sentimenti
di indipendenza in un Libano martoriato dalla guerra che sullo
sfondo come un'ombra incombe sulle esistenze quotidiane di
chi cerca in tutti i modi di costruirsi una vita normale.
Layale è aggrappata a un uomo sposato e subisce il
corteggiamento di un vigile cortese e romantico. Prima del
suo matrimonio Nisrine non sa come fare per evitare che si
sappia che non è più vergine. Rima è
attratta dalle donne, si veste come un maschio, non si leva
mai le cuffie nemmeno quando lavora e si innamora perdutamente
di una cliente dallo stile elegante e dai capelli lunghi d'ebano,
mentre Jamale cerca di tirar su come può due figli
senza un marito e tra un provino e l'altro deve vedersela
con colleghe molto più giovani e molto più provocanti
di sé. Intorno a loro ruotano due signore tenere e
sensibili, Lili e sua sorella Rose. Lili è una sarta
che si innamora di un americano distinto che si fa fare l'orlo
dei pantaloni un po' troppo corto e Rose, una vecchietta un
po' bizzarra che raccoglie qualsiasi pezzo di carta che trova
per terra persuasa che siano le lettere di un fidanzato lontano.
Il caramello che dà il titolo al film è la tipica
ceretta che si usa in medio oriente, l'impasto di zucchero,
limone e acqua è molto dolce ma può bruciare
e ustionare la pelle, metafora nemmeno troppo velata dell'amore,
dell'erotismo e infine della miscela etnica libanese. Questo
piccolo apologo segna la rinascita del cinema e della società
civile libanese.
Enorme successo in patria, dove con orgoglio il pubblico si
riconosce nelle avventure di questo microcosmo leggero e spensierato,
Caramel è stato presentato
alla Quinzane a Cannes e grazie al passaparola è diventato
un caso mediatico, fino a ottenere la designatura per la candidatura
ai prossimi oscar. La regista e anche protagonista dimostra
un talento soprattutto cinefilo, e nella sua opera prima ha
cercato di condensare i suoi registi preferiti, da Almodovar
a Woody Allen alla commedia hollywoodiana con cui è
cresciuta, pur cercando una sua strada personale abbastanza
originale. Girato con una buona padronanza tecnica, Caramel
ha sicuramente il pregio di non sfruttare argomenti caldi
e politici. Non è di denuncia sulla condizione femminile
nel mondo arabo, e quando lo diventa, descrive gli effetti
tralasciando le cause.
Nadine Labaki tiene insieme le cinque storie con una consapevole
dose di grazia e di ironia, tiene a bada gli stereotipi del
filone esotico, usandoli quando è il momento e mettendoli
in secondo piano quando decide di approfondire l'intimità
delle cinque donne, e cosa non da poco sa trasferire tutta
questa energia sullo schermo. Quasi nessuna delle protagoniste
è un'attrice, ma sono talmente brave e appassionate
da apparire molto più convincenti di tante loro omologhe
occidentali. Ma nonostante tutta questa precisione, questa
accuratezza della messinscena resta da dire che l'opera non
scava e non emoziona e nello sviluppo dello spunto iniziale
si fa prevedibile senza sorprendere mai lo spettatore.
[matteo cafiero]