Caramel
Sukkar Banat
Regia
Nadine Labaki
Sceneggiatura
Nadine Labaki, Jihad Hojeil,
Rodney Al Haddad
Fotografia
Yves Sehnaoui
Montaggio
Laure Gardette
Scenografia
Cynthia Zahar
Costumi
Caroline Labaki
Musica
Khaled Mouzanar
Interpreti
Nadine Labari, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisele Aouad,
Adel Karam, Siham Haddad, Aziza Semaan, Fatme Safa
Produzione
Les Films des Tournelles, Roiss Films
Anno
2007
Nazione
Libano, Francia
Genere
commedia
Durata
96'
Distribuzione
Lady Blu
Uscita
21-12-2007
Giudizio
Media
| conferenza stampa |

In un salone di bellezza a Beirut, cinque donne in parte musulmane e in parte cristiano maronite incrociano le loro vite, i loro desideri e le loro paure.
Donne di età diverse ma unite dagli stessi sentimenti di indipendenza in un Libano martoriato dalla guerra che sullo sfondo come un'ombra incombe sulle esistenze quotidiane di chi cerca in tutti i modi di costruirsi una vita normale. Layale è aggrappata a un uomo sposato e subisce il corteggiamento di un vigile cortese e romantico. Prima del suo matrimonio Nisrine non sa come fare per evitare che si sappia che non è più vergine. Rima è attratta dalle donne, si veste come un maschio, non si leva mai le cuffie nemmeno quando lavora e si innamora perdutamente di una cliente dallo stile elegante e dai capelli lunghi d'ebano, mentre Jamale cerca di tirar su come può due figli senza un marito e tra un provino e l'altro deve vedersela con colleghe molto più giovani e molto più provocanti di sé. Intorno a loro ruotano due signore tenere e sensibili, Lili e sua sorella Rose. Lili è una sarta che si innamora di un americano distinto che si fa fare l'orlo dei pantaloni un po' troppo corto e Rose, una vecchietta un po' bizzarra che raccoglie qualsiasi pezzo di carta che trova per terra persuasa che siano le lettere di un fidanzato lontano.
Il caramello che dà il titolo al film è la tipica ceretta che si usa in medio oriente, l'impasto di zucchero, limone e acqua è molto dolce ma può bruciare e ustionare la pelle, metafora nemmeno troppo velata dell'amore, dell'erotismo e infine della miscela etnica libanese. Questo piccolo apologo segna la rinascita del cinema e della società civile libanese.
Enorme successo in patria, dove con orgoglio il pubblico si riconosce nelle avventure di questo microcosmo leggero e spensierato, Caramel è stato presentato alla Quinzane a Cannes e grazie al passaparola è diventato un caso mediatico, fino a ottenere la designatura per la candidatura ai prossimi oscar. La regista e anche protagonista dimostra un talento soprattutto cinefilo, e nella sua opera prima ha cercato di condensare i suoi registi preferiti, da Almodovar a Woody Allen alla commedia hollywoodiana con cui è cresciuta, pur cercando una sua strada personale abbastanza originale. Girato con una buona padronanza tecnica, Caramel ha sicuramente il pregio di non sfruttare argomenti caldi e politici. Non è di denuncia sulla condizione femminile nel mondo arabo, e quando lo diventa, descrive gli effetti tralasciando le cause.
Nadine Labaki tiene insieme le cinque storie con una consapevole dose di grazia e di ironia, tiene a bada gli stereotipi del filone esotico, usandoli quando è il momento e mettendoli in secondo piano quando decide di approfondire l'intimità delle cinque donne, e cosa non da poco sa trasferire tutta questa energia sullo schermo. Quasi nessuna delle protagoniste è un'attrice, ma sono talmente brave e appassionate da apparire molto più convincenti di tante loro omologhe occidentali. Ma nonostante tutta questa precisione, questa accuratezza della messinscena resta da dire che l'opera non scava e non emoziona e nello sviluppo dello spunto iniziale si fa prevedibile senza sorprendere mai lo spettatore.
[matteo cafiero]