Nour e
Myriam, 16 anni, sono amiche d’infanzia. Entrambe sognano
il principe azzurro. Mentre la prima, mussulmana tunisina,
è promessa sposa al cugino Khaled, la seconda, ebrea
francese, sogna ancora il grande amore. Sogno che viene spezzato
nel novembre del 1942, quando l’esercito tedesco del
Terzo Reich invade Tunisi, sottomettendo la comunità
ebrea a una pesante ammenda. Myriam viene costretta dalla
madre Tita a sposare un ricco medico ed a rinunciare ai suoi
sogni. Ma anche l’amicizia tra le due ragazze viene
messa a dura prova.
Per chi a Natale è in cerca di personaggi verosimili
e non di principesse trasformate in ranocchiette, per chi
invece del solito canovaccio in cui cambiano solo le location
è in cerca di un film sulla femminilità, sulla
scoperta dell’erotismo, sul rapporto con l’altro
dove per altro è il diverso per casta, religione, etnia,
segnaliamo questo piccolo film: Il canto
delle spose.
La regista Karin Albou, mette in scena una storia raccontata
tutta dal punto di vista femminile, dove l’attenzione
è posta più sulle ripercussioni che i grandi
eventi storici producono sulle vite dei singoli che non sugli
eventi medesimi che entrano nel racconto attraverso frammenti
di parole, immagini, annunci radio, volantini caduti dal cielo,
voci di soldati per le strade ed esplosioni di bombe.
Attraverso una fotografia desautorata dei suoi colori più
caldi a favore di tonalità fredde quali il blu ed il
grigio, uno stile di regia capace di alternare immagini a
mano con movimenti di camera eleganti e funzionali, Il
canto delle spose è una sorta di Amico
ritrovato al femminile dove ai ruoli maschili sono
affidati ruoli piuttosto marginali ma fondamentali per creare
il clima di costrizione in cui si muovono le due protagoniste.
Un film capace di alternare ai momenti più drammatici,
parentesi lievi; dove gli spazi non sono semplici quinte ma
assurgono a dimensione psicologica e narrativa; dove i corpi
vengono mostrati, indagati, ammirati con sensuale pudicizia.
Un film sulla tolleranza e l'amicizia, sulla ricerca di sé,
sui sogni da coltivare e lasciare mai, sull’orrore di
un passato da non dimenticare e da cui imparare… ieri
come oggi e soprattutto per domani.
[fabio melandri]