Cacciatore di teste
Le couperet
Regia
Costa-Gravas
Sceneggiatura
Costa Gravas, Jean-Claude Grumberg
Fotografia
Patrick Blossier
Montaggio
Yannick Kergoat
Costumi
Laurence Marechal
Interpreti
Jose Garcia, Karin Viard, Olivier Gourmet, Ulrich Tukur, Yvon Back
Anno
2005
Durata
122'
Nazione
Francia
Genere
drammatico
Distribuzione
Fandango
Bruno D., dirigente in una fabbrica di carta, dopo quindici anni di fedele servizio, viene brutalmente licenziato a causa di una ridistribuzione economica, in altre parole di una “terziarizzazione”. In un primo momento, Bruno non si preoccupa. Per il suo livello di competenza è convinto di trovare un lavoro simile. È ancora giovane, ha appena quarant’anni ed un curriculum di tutto rispetto. Ma dopo tre anni di disoccupazione ed un matrimonio in avanzato stato di decomposizione, la ricerca di lavoro si trasforma in una vera e propria guerra, dove tutto è lecito a partire dalla soppressione degli ostacoli che si frappongono tra lui ed il suo obiettivo, ovvero un posto dirigenziale all’Arcadia Corporation.
Tratto dal romanzo ‘The Ax’ di Donald Westlake, Il cacciatore di teste è un fanta-sociale – neologismo coniato da Jean-Claude Grumberg, sceneggiatore insieme al regista Costa-Gravas – atto a mostrare dove porta la strada dell’individualismo che si è intrapresa nella vita di oggigiorno.
Bruno, un intenso e straniato Jose Garcia, è un uomo che come molti si identifica nel proprio lavoro. Privarlo di questa sua dimensione, significa cancellare la sua identità, il suo essere persona.
Il cacciatore di teste congelando in una rappresentazione asettica e controllata i momenti più drammatici, si sofferma sull’indagine psico-sociologica dei personaggi, mettendo in scena un’umanità tanto varia quanto aderente a schemi facilmente riconoscibili da farne uno specchio dei nostri tempi, quasi un’inchiesta giornalistica da prima serata televisiva.
Bruno è costretto a regredire ad uno stato primitivo dell’evoluzione umana ma non in preda ad impulsi sessuali o perdita di logica, ma proprio in conseguenza di una logicità, di un pragmatismo che sono le basi del vivere comune quotidiano. In questo la sua figura richiama quella di Monsieur Verdoux, che uccideva donne per mantenere la propria famiglia e quello che aveva duramente conquistato, proprio allo stesso modo e con le stesse giustificazioni del nostro protagonista.
Costa-Gravas ritorna al cinema impegnato, con un thriller lento, soffuso, dichiaratamente politico e da una forza sociale dirompente, capace di cogliere, senza alzare mai la voce, la desolazione di questi nostri tempi.
[fabio melandri]