Liv ed
Emma sono amiche del cuore da una vita, cresciute con un sogno
in comune: sposarsi a giugno all’Hotel Plaza di New
York. Ora, a ventisei anni, entrambe sono sul punto di sposarsi,
di realizzare il loro sogno e di vivere per sempre felici
e contente. O forse no… Quando un errore crea una sovrapposizione
di date - il giorno del matrimonio è lo stesso per
entrambe! - Liv, Emma e la loro amicizia di una vita vengono
messe a dura prova.
Liv, che è un avvocato di successo ed è abituata
a ottenere ciò che vuole, inclusi il lavoro perfetto
e l'uomo perfetto, non si accontenterà di niente di
meno del matrimonio perfetto che ha sognato per anni. Emma,
un'insegnante che si è sempre presa cura degli altri,
ma non altrettanto di se stessa, scopre in sé un lato
alla Godzilla, crudele e vendicativo, che inizia a manifestarsi
quando il suo sogno nuziale è in pericolo.
E così, le due migliori amiche, che avrebbero fatto
qualsiasi cosa l'una per l'altra, si trovano coinvolte in
una guerra senza esclusione di colpi e senza prigionieri,
che rischia di trasformarsi in un conflitto totale.
Costellato di buonismo zuccheroso, questo Bride
Wars diretto in maniera anonima e senza guizzi da Gary
Winick (La tela di Carlotta),
entra di diritto a far parte della categoria di film inutili,
inverosimili, incongruenti, capace di anestetizzare con i
suoi prevedibili snodi narrativi e la sua recitazione fastidiosamente
sopra le righe, emozione e divertimento.
Tutto scorre veloce e in superficie in questa commedia matrimoniale,
che si trascina senza colpo ferire fino al suo improbabile
ed incongruente, se rapportato al resto della struttura drammaturgia,
finale alla “volemose bene”. Peccato veder naufragar
in tale mar un’attrice di razza come Anne Hathaway,
capace comunque di illuminare con la sua presenza la scena,
mentre la sua compagna Kate Hudson inizia a fare sin troppo
il verso a Goldie Hawn, sua madre. I personaggi maschili fungono
da mera tappezzeria per altro impolverata, mentre il tono
frizzante dell’opera è pari a quella di una bottiglia
di Coca Cola aperta da troppo tempo. [fabio
melandri]