The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo
The Bourne Utimatum
Regia
Paul Greengrass
Sceneggiatura
Steve Oedererk
Fotografia
Ian Baker
Montaggio
Scott Hill
Scenografia
Linda Descenna
Costumi
Judy R. Howell
Musica
John Debney
Interpreti
Matt Damon, Julia Stiles, Joan Allen, David Strathairn, Scott Glenn
Produzione
Spyglass Original Film
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
thriller
Durata
120'
Distribuzione
Universal Pictures International
Uscita
01-11-2007
Giudizio
Media

A Mosca di notte un uomo malconcio e ferito fugge nella neve pedinato dalla polizia. La neve riduce la visibilità e rende i corpi delle macchie di colore indistinguibili l'una dall'altra, l'occhio della macchina da presa si muove a sbalzi, è essa stessa inseguita e inseguitrice. L'uomo, un tempo prestante e atletico, è braccato e senza possibilità di salvarsi. Scende all'inferno, nei cunicoli sotterranei della linea metropolitana, i poliziotti sono armati e gli abbaiano contro. Ma l'uomo ha ancora ottimi riflessi e con le ultime energie che gli rimangono si scaglia contro di loro e con una cattiveria inaudita si libera dei poliziotti. Gli agenti numericamente superiori e meglio equipaggiati vengono neutralizzati dalla furia vendicatrice di Jason Bourne, l'agente della CIA senza memoria e dal troppo passato, creato dalla penna prolifica e immaginifica di Robert Ludlum.
Siamo al terzo e ultimo capitolo della saga cominciata con Bourne Identity e proseguita con Bourne Supremacy, dove l'archetipo del golem viene portato alle sue estreme e adrenaliniche conseguenze. L'intuizione degli autori che lo ha reso un successo planetario è aver adattato il tema del golem al mondo spionistico alla James Bond, fatto di inseguimenti in giro per il mondo, simultaneità di tempo e di spazio, aggeggi elettronici, ritmo sostenuto, esplosioni e sparatorie. In ebraico "golem" è la materia grezza e nella Bibbia così era chiamato Adamo, prima che Dio gli infondesse l'anima. Il golem è creato attraverso una combinazione di parole magiche, sfruttato per i lavori pesanti e in difesa di Israele contro i nemici. Nella lettura che ne fece Meyrink, riprendendo le leggende medievali, l'automa si ribella al suo demiurgo e si interroga sulla sua esistenza. Come il mostro del barone Frankenstein. Come Bourne.
Bourne è stato costruito dalla CIA per proteggere gli Stati Uniti dai nemici esterni. Con un'operazione ai limiti della tortura gli hanno cancellato i ricordi, lo hanno addestrato, gli hanno fornito una nuova esistenza, polverizzando la precedente e lo hanno gettato nel mondo. Lo hanno reso una macchina per uccidere, un robot senza coscienza. Ma qualcosa nel meccanismo si è inceppato e Bourne, arrivato al terzo episodio è in grado di colpire il problema alla fonte. La CIA è marcia, è diventato uno Stato nello Stato, un'organizzazione paramilitare che identifica ipotetiche minacce per la sicurezza e le stermina senza processi, tribunali o giudici. E secondo l'etica americana che pone da sempre il problema dell'individuo nella società basta che uno solo dei suoi cittadini si assuma la responsabilità delle sue azioni per impedire derive antidemocratiche. Bastava che i soldati si ribellassero a Hitler per impedire l'olocausto e la catastrofe della seconda guerra mondiale. L'individuo ha una sua coscienza e ha il compito di non obbedire agli ordini, quando questi ordini vanno contro i diritti umani e le più elementari regole di convivenza sociale. Grazie a questo sottofondo morale netto e profondo, un film d'azione come
Bourne Ultimatum solleva un interesse potente e significativo.
Articolato in cinque location, ogni sequenza è una variante della prima. Ogni sequenza è una partita a scacchi tra tre punti di vista che si intrecciano. Quello di Bourne, quello del contatto da cui deve avere informazioni per proseguire la sua caccia e la Cia che lo tiene sotto tiro. La parte ambientata a Londra nella stazione dell'aeroporto è esemplare, una coreografia esaltante, sembra un balletto dove i ballerini sono gli stessi agenti che devono nascondersi tra la folla. E nascondendosi alla folla, diventano invisibili e sanno essere letali. Perché ciò che non vediamo è ciò che ci spaventa di più, soprattutto in un'epoca come la nostra dove tutto è spiato e controllato dall'occhio eterno delle telecamere di sorveglianza.
Nonostante qualche allusione sbrigativa e fastidiosa all'attualità, con riferimenti ai voli dell'orrore della Cia, il film si mantiene come un robusto film d'azione, una versione attuale e postmoderna dove ci si diverte un mondo e si rimane inchiodati alla poltrona con estremo gusto. Matt Damon si conferma come uno degli attori più versatili del nostro tempo, perfetto per passare dai ruoli drammatici alle commedie ai blockbuster fracassoni come questo. Ma a fare la parte del leone sono David Strathairn e Albert Finney. Cattivi e spietati, duri e mefistofelici.
[matteo cafiero]

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