Patagonia,
una terra desolata e inospitale. Juan è un cinquantenne
che ha lavorato tutta la vita in una stazione petrolifera
e si ritrova disoccupato quando questa chiude. Non è
facile per lui reinserirsi nel mondo del lavoro. La sua passione,
intagliare coltelli di legno, non è certo una fonte
redditizia. Ma Juan è paziente, sempre gentile e disponibile
verso tutti. “Il tempo è la sola cosa che
non mi manca”, dice a una giovane donna rimasta
in panne con la macchina. Così le viene in aiuto, trainando
la vettura fino a casa, anche se a tanti chilometri di distanza.
Il generoso gesto è ripagato con un regalo insolito,
un bellissimo Dogo Argentino, un cane con tanto di pedegree.
Da quando il cane entra in scena, tutto nella vita di Juan
prende una piega differente. Grazie a lui, incontra Walter,
un esperto di quella razza. Lo convince a mettere su una piccola
società di allevatori. Così, i due iniziano
a portare il cane in giro per concorsi, a reinvestire i premi
guadagnati per proseguire il tour di esposizioni. Nel loro
girovagare incontrano anche una cantante con cui Juan, che
sappiamo non vede sua moglie da circa venti anni, riesce a
immaginare un futuro. Quando i piani di sfruttamento del talento
del dogo trovano un impedimento, al contrario di Walter, che
abbandona le speranze, Juan, con la perseveranza e la pazienza
che lo contraddistinguono, riesce a superare anche questo
incidente di percorso e a proseguire nella bella storia di
amicizia e fiducia con Bombon, il vero nome del dogo.
"Bombòn
– El Perro segue la scia del mio precedente
film, Piccole storie, perché
anche in questo caso lavoro con personaggi semplici, raccontando
una storia minimalista e interpretata da non-attori. Forse
è semplicistico parlare di personaggi semplici. In
realtà non lo sono: il mondo interiore del più
umile contadino ecuadoregno è impenetrabile quanto
quello di un professore di filosofia. La differenza è
che quest’ultimo riflette e comunica principalmente
con le parole, mentre il contadino, più essenziale,
con gesti e silenzi. Uno sguardo, un silenzio, il lampo di
un sorriso accennato in primo piano comunicano molto più
di discorsi retorici."
Queste le parole del regista Carlos Sorin che dalla vita di
personaggi semplici riesce a costruire una storia intensa,
fatta di sguardi e di non detti, di silenzi che si perdono
in paesaggi desolati. Una storia anche divertente, perché
nessuna vita è prevedibile fino in fondo.
[luisa giannitrapani]