Big City
id.
Regia
Djamel Bensalah
Sceneggiatura
Djamel Bensalah
Fotografia
Pascal Gennesseaux
Montaggio
Jean-François Elie
Scenografia
Paul Healy
Costumi
Nathalie Leborgne
Musica
Erwann Kermorvant
Interpreti

Vincente Valladon, Paolina Beguine, Jeremy Denisty, Samy Seghin, Alexis Maah

Produzione
Miroir Magique!
Anno
2007
Nazione
Francia
Genere
commedia
Durata
100'
Distribuzione
VIDEA-CDE Warner
Uscita
25-07-2008
Giudizio
Media

Chi ha superato la soglia dei trent’anni dovrebbe ancora ricordare una serie televisiva, che trasmettevano di tanto in tanto sulle reti RAI.
“Le simpatiche canaglie”, telefilm che vanta anche un remake cinematografico di qualche anno fa, e che raccontava le peripezie di un gruppo di bambini che vivevano “avventure di quartiere” in una sorta di micro-società ricostruita, un po’ come in Il Signore delle mosche, romanzo del 1952 scritto da William Golding, ma con una spiccata vena comica da commedia slapstick.
Djamel Bensalah, regista francese di origini algerine, con il suo Big City ci riporta nell’atmosfera di una commedia allegra dove i bambini, costretti dalle circostanze, giocano a fare gli adulti, ma non si limita a questo. Va oltre trasformando la parodia del genere western in una critica cosciente della società americana. Una critica storica che prende in considerazione la questione del rapporto con le popolazioni dei nativi americani, la schiavitù della minoranza afroamericana, con tanto di nascita della società segreta del ku klux klan. Uno sguardo alla società americana del passato per prendere di mira quella attuale, infondo.
L’ambientazione, il tono del racconto, e i piccoli talentuosi protagonisti attireranno le famiglie che si troveranno davanti a un film fatto non proprio per ragazzi.
Tutto ha inizio quando gli adulti di Big City abbandonano la città per correre in soccorso di una carovana attaccata dagli indiani. I bambini si troveranno improvvisamente da soli e superati i primi momenti ludici, si scontreranno con la responsabilità di governare una città e ricoprire dei ruoli, scoprendo che fare i grandi non può essere soltanto un gioco.
Un film di buoni intenti e belle speranze, pieno di fiducia nelle possibilità delle future generazioni. [andrea pirrello]