In una
terra di nessuno, a 40 metri sotto il livello del mare, in
una base militare dismessa a 250 km a Sud Est di Los Angeles,
vive un gruppo di persone ai confini del mondo, senza elettricità,
senza acqua, senza polizia, senza governo.
In questo vasto deserto si depositano e conservano tutti i
detriti - fisici e mentali - dei nostri tempi, mantenuti intatti
dall’aria arida del deserto.
Chi arriva in questo non luogo, viene cancellato dalla società,
come un rifiuto non smaltibile. Chi arriva qui, sotto il livello
del mare, ha toccato il fondo del proprio dolore e oltre non
può più sprofondare. Eppure solo qui sembra
affiorare il futuro di ognuno di loro. Un paesaggio apocalittico,
ma anche la propria casa.
Questa è la storia di Ken e Lily, di Carol e Wayne,
di Mike, Cindy e Sterling. Questo film copre quattro anni
della loro vita e le loro vite
compongono la sceneggiatura di questo film.
Ken era un seminarista, laureato in teologia alla Bob Jones
University, che ha avuto un incidente con la moto e zoppica.
Ha bisogno di un intervento ad un ginocchio e di una nuova
protesi alle anche. Abita in un vecchio autobus e sta perfezionando
un suo progetto estremamente accurato per il motore a combustione
interna. È colto, eloquente, conosce la vita di strada,
e cerca disperatamente quel contatto umano a cui anni fa aveva
rinunciato. Si innamora di Lily, una che parla chiaro, in
modo diretto; è istruita e brillante. Viene da un ambiente
benestante, un matrimonio alto borghese, è un medico
di medicina tradizionale cinese, pratica l’agopuntura
e altre terapie. Ha una Honda Civic relativamente nuova dove
dorme col suo cane. Veste di lino bianco e fa sforzi costanti
per tenere in ordine se stessa. Le interessa molto Ken perché
è colto e sembra non essersi arreso alla bottiglia.
È arrivata a questa ‘ultima spiaggia’ e
la vede come un modo sia di sopravvivenza che di uscita. La
loro è una storia d’amore. Lily incarna più
degli altri il terrore segreto di tutti noi: perdere tutto
e finire per la strada. È l’unica che cerca disperatamente
di ritornare nel mondo normale.
Mike beve birra e whisky, una volta faceva il tutor in un
college, e adesso scrive una canzone, “Below Sea Level,”
vive in un camper e detesta le mosche. È intelligente,
di buone letture, cordiale, simpatico e, ubriaco o sobrio,
si esprime in modo colto. Ha perso una figlia in un tragico
incidente. È privo di rabbia e ha una scadenza in agenda:
la sua canzone.
Wayne ha 62 anni. Entra ed esce dalla prigione. Ubriaco giorno
e notte ha due grandi amori: i suoi cani e la sua musica.
Impreca e bestemmia, è pieno d’odio per se stesso,
ed ha una personalità magnetica. La sua canzone è
un’elegia all’amore. Carol ha 50 anni. Ha qualche
difficoltà nel parlare dopo che un ex fidanzato le
sparò in bocca e poi le uccise il figlio che era accanto
a lei. Vive in uno scuolabus abbandonato, a dispetto di tutto.
Ha una relazione altalenante (prendimi-elasciami) con Wayne
ed è lei a nutrire il sentimento che sta nella sua
canzone d’amore. Tutti e due fanno una gran brutta vita,
ma sono visti in questa comunità come modelli del Vivere
Intensamente. Cindy è un veterano del Vietnam in pensione,
sposato 6 volte e padre di due figli. Cindy porta la parrucca,
vive come una donna, sogna di farsi rifare i denti ed è
la padrona di casa educata e civile del posto. È sempre
premurosa. Fa la parrucchiera. Cindy è la dimostrazione
di come la comunità accetti chiunque rispetti le regole
del posto. Sterling un tempo faceva l’attore di C movies.
Ma qui è l’uomo con il furgone ed un enorme serbatoio
di acqua che riempie da un canale di irrigazione prima dell’alba,
per rifornire la comunità. È come il postino
– va a casa di tutti eppure mantiene una certa distanza
coi suoi modi ironici e distaccati.
Il regista ha vissuto accanto a loro in questo arco di tempo
entrando simbioticamente nella loro esistenza, fino a diventare
“invisibile”. Per questo il film non può
essere definito un documentario, perché i protagonisti
mettono in scena se stessi, la propria vita, “recitando”
la loro realtà.
Sembrano degli homeless, ma non hanno nulla a che vedere con
i “barboni”. La loro vita scorre in una situazione
estrema e tuttavia
riproduce la normalità. Cucinano, leggono, fanno l’amore,
curano il loro aspetto, cercano lavoro, fanno musica, coltivano
ancora sogni…
Non hanno rifiutato la società, le convenzioni, la
“normalità”, ma ciascuno di loro, per circostanze
diverse, si è trovato “fuori”. Sono la
nuova povertà.
"Il film delinea una mappa di volti, parole e memorie
nate a partire da circostanze del tutto particolari. Le storie
che racconto sono attraversate da echi interni, riflessioni,
esperienze, monologhi, ricordi, immagini e zone d’ombra.
Il deserto americano non inteso come luogo mitico ed evocativo,
ma come punto d’approdo, pura topografia: i suoi bordi
appaiono ben definiti, nel momento stesso in cui esso accoglie,
lentamente, il flusso dei nuovi homeless." così
racconta Gianfranco Rosi il suo documentario vincitore del
premio Orizzonti Doc alla 65 Mostra Internazionale del Cinema
di Venezia.
Attraverso l'arma dell'osservazione Rosi ci restituisce la
dignità umile ed essenziale di un gruppo di personaggi
borderline che hanno scelto di vivere in un luogo "altro"
in mezzo al deserto, sotto il livello del mare, dove l'unica
legge che vige è quella del rispetto altrui e delle
altrui libertà. Sciolto ogni vincolo sociale e psicologico,
i perosnaggi interagiscono tra di loro solo per libera scelta
e volontà, mostrando un humanitas che nelle società
istituzionalizzate e regolate sembra essere disciolta. Non
tutti hanno liberamente scelto questa strada, ma ognumo di
loro ha liberamente scelto di percorrerla, con convinzione
e partecipazione. [fabio
melandri]