Belle toujours - Bella sempre
Belle toujours
Regia
Manoel de Oliveira
Sceneggiatura
Manoel de Oliveira
Fotografia
Sabine Lancelin
Montaggio
Valérie Loiseleux
Scenografia
Christian Marti
Costumi
Milena Canonero
Suono
Henri Maikoff
Produzione
Filbox Producoes
Interpreti
Michel Piccoli, Bulle Ogier, Ricardo Trepa,
Leonor Baldaque, Jùlia Buisel
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Portogallo - Francia
Durata
72'
Distribuzione
Mikado
Uscita
8-09-06

Sono passati 38 anni da Bella di giorno il capolavoro di Luis Buñuel con Catherine Deneuve e Michel Piccoli, opera a cui il 98enne Manoel de Oliveira dedica questo affettuoso ufficioso seguito.
Ho preso due strani personaggi del film e ho fatto in modo che fossero legati da un misterioso segreto conosciuto solo dal personaggio maschile, ma che il personaggio femminile desidera conoscere a tutti i costi” spiega il regista portoghese. Dopo tanti anni, i due s’incontrano di nuovo. Lei cerca di evitarlo ma lui la segue, la pedina e alla fine riesce ad attirare la sua attenzione dicendole che è pronto a rivelarle il segreto che solo lui conosce. Decidono di incontrarsi per cena e lei accetta solo perché è certa che in quell’occasione lui le racconterà tutto. Nel corso di tutta la serata la donna, oggi vedova, attende trepidante la grande rivelazione su quello che l’uomo che ha davanti avrebbe detto a suo marito - muto e paralizzato a causa di un proiettile sparato da uno degli amanti di lei. Per tutta la cena, l’atmosfera sarà più che tesa e la serata si concluderà in maniera drammatica per la donna, perché si accorgerà che l’uomo non ha alcuna intenzione di raccontarle ciò che lei desidera sapere. Lui invece sarà più che soddisfatto del suo sadismo e della sua particolare forma di vendetta nei confronti di quella donna che nel fondo del suo cuore ha sempre desiderato, ma che il suo senso di superiorità non gli ha mai permesso di possedere.
Oliveria costruisce un film praticamente sul niente e lo fa vivere su quello che sono i caratteri tipici della sua cinematografia, tempi lentissimi dello scorrere del tempo, grandi silenzi espressivi, esaltazione dei tempi vuoti da riempire con una serie di sottotesti ed emozioni inespresse.
Un cinema difficile ed indigesto per chi considera il cinema arte in movimento. Qui al contrario tutto è immobile, apparentemente, ripetitivamente ciclico per quello che è l’ennesimo tassello di una cinematografia che scava inesorabile nell’animo umano, nella sua cattiveria ed abominia per restituircela con una chiarezza tanto esemplare quanto elementare.
[fabio melandri]