Sono
passati 38 anni da Bella di giorno
il capolavoro di Luis Buñuel con Catherine Deneuve
e Michel Piccoli, opera a cui il 98enne Manoel de Oliveira
dedica questo affettuoso ufficioso seguito.
“Ho preso due strani personaggi del film e ho fatto
in modo che fossero legati da un misterioso segreto conosciuto
solo dal personaggio maschile, ma che il personaggio femminile
desidera conoscere a tutti i costi” spiega il regista
portoghese. Dopo tanti anni, i due s’incontrano di nuovo.
Lei cerca di evitarlo ma lui la segue, la pedina e alla fine
riesce ad attirare la sua attenzione dicendole che è
pronto a rivelarle il segreto che solo lui conosce. Decidono
di incontrarsi per cena e lei accetta solo perché è
certa che in quell’occasione lui le racconterà
tutto. Nel corso di tutta la serata la donna, oggi vedova,
attende trepidante la grande rivelazione su quello che l’uomo
che ha davanti avrebbe detto a suo marito - muto e paralizzato
a causa di un proiettile sparato da uno degli amanti di lei.
Per tutta la cena, l’atmosfera sarà più
che tesa e la serata si concluderà in maniera drammatica
per la donna, perché si accorgerà che l’uomo
non ha alcuna intenzione di raccontarle ciò che lei
desidera sapere. Lui invece sarà più che soddisfatto
del suo sadismo e della sua particolare forma di vendetta
nei confronti di quella donna che nel fondo del suo cuore
ha sempre desiderato, ma che il suo senso di superiorità
non gli ha mai permesso di possedere.
Oliveria costruisce un film praticamente sul niente e lo fa
vivere su quello che sono i caratteri tipici della sua cinematografia,
tempi lentissimi dello scorrere del tempo, grandi silenzi
espressivi, esaltazione dei tempi vuoti da riempire con una
serie di sottotesti ed emozioni inespresse.
Un cinema difficile ed indigesto per chi considera il cinema
arte in movimento. Qui al contrario tutto è immobile,
apparentemente, ripetitivamente ciclico per quello che è
l’ennesimo tassello di una cinematografia che scava
inesorabile nell’animo umano, nella sua cattiveria ed
abominia per restituircela con una chiarezza tanto esemplare
quanto elementare. [fabio melandri]