Bee Movie
id.
Regia
Simon J. Smith, Steve Hickner
Sceneggiatura
Jerry Seinfeld, Spike Feresten, Barry Marder, Andy Robin
Art Director
Christophe Lautrette
Montaggio
Nick Fletcher
Scenografia
Alex McDowell
Animazione personaggi
Fabio Lignini
Musica
Rupert Gregson-Williams
Voci americane
Jerry Seinfeld, Renee Zellweger, Matthew Broderick, John Goodman, Chris Rock
Produzione
Dreamworks, Columbus 81 Entertainment
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
animazione
Durata
90'
Distribuzione
Universal Picturers Italia
Uscita
21-12-2007
Giudizio
Media

Cosa accadrebbe se le api scoprissero che gli uomini consumano abitualmente e senza fatica quello che loro producono ammazzandosi di lavoro da milioni di anni?
L’interrogativo su cui si tormentava un personaggio dickensiano in Casa Desolata ha ispirato l'ultima commedia animata della Dreamworks diretta concorrente di Walt Disney e della Pixar, nata, sviluppata, diretta e interpretata da quel genio misconosciuto in Italia di Jerry Seinfeld, per molti aspetti simile a Woody Allen. Autore televisivo dei più estroversi, è diventato una celebrità grazie a una sitcom intitolata a suo nome. Seinfeld ebreo newyorchese ha un gusto per l'ironia e per il sarcasmo che ben si adatta all'umorismo dei prodotti della casa di Spielberg.
In un alveare a Central Park il destino di un'ape dopo tre giorni di studi universitari è di entrare nella fabbrica del miele in cui è costretta a rimanerci a vita come il resto dei suoi simili. Barry B. Benson si rifiuta di compiere una scelta che lo condizionerà tutta la vita. Fuori dell'alveare c'è un mondo intero da scoprire, un mondo di fiori, profumi e colori fantasmagorici. E soprattutto ci sono gli esseri umani. La prima regola per un'ape è di non parlare con loro; gli uomini sono il nemico e se si azzardano a pungere anche solo uno, le loro forze sono così deboli che ne morirebbero. Infischiandosene dei rischi che corre e mosso dalla curiosità e dall'entusiasmo di provare le eccitanti esperienze che la vita gli offre in alternativa al lavoro ripetitivo e alienante, Barry si unisce ai fuchi, gli unici che hanno il permesso di volare fuori dell'alveare per raccogliere il miele dai fiori. I fuchi sono atletici, robusti e attirano le voglie delle api femmine. Per un'ape normale come Barry diventare un fuco è il massimo a cui può aspirare. Nella prima spedizione Barry però attraverso una serie di peripezie e di coincidenze finisce per diventare il miglior amico di Vanessa una bella fioraia di Manhattan. E qui trasgredisce al primo comandamento per poi capire che superare le convenzioni sociali non solo è divertente ma ti fa capire la differenza tra il bene e il male. Barry è fuori di sé dalla gioia e mentre viene guardato con sospetto dalla sua comunità scopre con suo grande orrore e frustrazione che gli uomini rubano il miele alle api per mangiarlo e farci soldi a palate. Vanessa aiuta Barry a investigare sul modo con cui gli uomini trafugano il miele e salta fuori che esistono aziende che imprigionano i piccoli insetti in alveari fittizi per sfruttarli e lucrarci sopra. A Barry non resta che intentare una causa fantascientifica, dove la Natura mette sotto processo l'uomo per tutto ciò che ha perpetrato ai suoi danni. E come in tutte le favole, anche questa commedia sarcastica e feroce, si trasforma in una metafora ecologista, perdendo per strada lo smalto e la brillantezza della prima mezz'ora.
Lo spunto iniziale è fenomenale e genera un conflitto di grande potenzialità e riguarda temi morali suggestivi e profondi. La tecnica in 3D ha raggiunto passi enormi, basti pensare alla sequenza in cui milioni di api fanno atterrare un aereo, oppure a quelle ambientate nell'alveare, una sorta di Metropolis per gli insetti, una città utopistica dove ogni ingranaggio funziona meravigliosamente, dove le api usano il miele come carburante per le loro macchinine scattanti e dove l'individuo è annullato in una visione meccanicistica della vita. E più che un apologo sui rapporti tra uomo e Natura, sembra una favola newyorchese di stampo alleniano, un omaggio alla Grande Mela, l'unica città al mondo dove tutto è possibile, dove una fioraia può fare amicizia con un'ape tenera e gentile e salvare la terra da una catastrofe ambientale. Già, perché a forza di difendere la Natura e di attaccare l'uomo Benson si dimentica che della Natura fa parte anche l'uomo che nel bene e nel male senza la sua presenza, tutto va in rovina e muore.
L'ape saputella e indignata si deve ricredere e senza troppi sforzi riesce a ristabilire l'ordine e ad accettare quello che all'inizio aveva rifiutato, cioè l'idea che l'omologazione possa annichilire l'individuo. Il ritmo è incalzante, le immagini sono seducenti e possiedono una forza incredibile, la struttura drammaturgica è valida e non sbaglia una virgola, ma forse quello che manca è l'aspetto ingenuo e infantile. Manca il sogno in una parola, e viene il dubbio che una storia del genere poteva benissimo essere raccontata da attori in carne e ossa, dal momento che tutto si riduce ad una commedia di ambientazione processuale.
[matteo cafiero]