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Anno
2011
Nazione
Spagna
Genere
thriller
Durata
102'
Uscita
27/07/2012
distribuzione
Key Films |
Regia |
Jaume
Balaguerò |
Sceneggiatura |
Alberto
Marini |
Fotografia |
Pablo
Rosso |
Montaggio |
Guillermo
De la Cal |
Scenografia |
Javier
Alvariño |
Costumi |
Marian
Coromina |
Musica |
Lucas Vidal |
Produzione |
Canal
+ España, Castelao Producciones, Filmax Entertainment,
Key Films |
Interpreti |
Luis
Tosar, Marta Etura, Alberto San Juan, Iris Almeida |
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Ci sono
figure di contorno nella vita di tutti i giorni che pure avrebbero
un controllo impressionante sulle nostre esistenze: il portiere
di uno stabile per esempio conosce tutti i nostri i movimenti,
le abitudini, qualche segreto e a buon conto possiede anche
una copia delle chiavi di tutti gli appartamenti. Per fortuna
non tutti i portieri sono come César (un ottimo Luis
Tosar), personaggio triste e solitario, ma soprattutto assolutamente
incapace di essere felice e invidioso dell'altrui gioia. Tale
frustrazione non resta fine a se stessa, ma lo spinge a creare
piccoli e insopportabili inconvenienti a chiunque provi ad
assaporare un po' di positività nel suo condominio,
dall'anziana amante dei cani, alla signora delle pulizie che
vorrebbe far rigare dritto il figlio, fino alla propria madre,
intubata in ospedale, che viene resa partecipe di tutte le
sue nefandezze. Visti i tempi che corrono però, il
compito non è poi così arduo, se non fosse per
la giovane e bella Clara (Marta Etura), pronta a salutarlo
sorridente ogni mattina, nonostante gli stress quotidiani
e nonostante il fatto che Luis si intrufoli ogni notte nella
di lei abitazione, col solo fine di cancellare il sorriso
dal volto della ragazza, servendosi di lucida follia, cloroformio
e tanta cattiveria.
“Non vi è uomo che cerchi il male in quanto tale:
lo confonde semplicemente con la felicità, con il bene
cui egli anela”, suggeriva Mary Wollstonecraft, ma date
le premesse è difficile immaginare serenità
intorno al protagonista di questo film. Jaume Balaguerò,
maestro della tensione e dell'inquietudine di Spagna e non
solo, resta confinato negli spazi angusti che gli hanno garantito
il successo con i due “Rec”,
ma abbandona le aspirazioni metafisiche di “Nameless”,
per concentrarsi su quell'abisso imperscrutabile e oscuro
che è da sempre l'animo umano. Stilisticamente ciò
significa una semplificazione del linguaggio narrativo, che
fugge effetti e salti sulla poltrona, ma si affida alla recitazione
e soprattutto alla bella sceneggiatura di Alberto Marini (altro
italianissimo e validissimo cervello fuggito all'estero che
inizialmente doveva esserne anche il regista). Assumere il
punto di vista del “cattivo” su una serie di archetipi
squallidi e prevedibili è una scelta efficace e meno
prevedibile di quanto si creda: se da una parte suscitare
simpatia per il “reietto” non è un'operazione
particolarmente coraggiosa nel cinema recente, la percezione
della felicità della ragazza come un qualcosa di non
assolutamente positivo, ma anzi di ostinato, egotistico e
tutto sommato un po' ottuso è illuminante e garantisce
quell'ampiezza (a)morale che deve avere un film del genere.
In Spagna quest'ultimo delirio condominiale di Balaguerò
è stato accolto con calore e c'è chi vi ha visto
anche una velata metafora della crisi attuale, con il subalterno
che si vendica del benessere delle classi superiori indifferenti.
Qui è sufficiente osservare che dai tempi in cui James
Stewart osservava il proprio cortile dalla finestra più
famosa della storia del cinema, rivelando un mondo di infelicità
e piccoli drammi, non sembra essere cambiato molto. Resta
il fatto che con gli occhi giusti, anche senza uscire letteralmente
di casa, la visione può essere complessa e illuminante.
[emiliano
duroni]
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