Mr Beaver
The Beaver
Regia
Jodie Foster
Sceneggiatura
Kyle Killen
Fotografia
Hagen Bogdanski
Montaggio
Lynzee Klingman
Scenografia
Mark Friedberg
Costumi
Susan Lyall
Musica
Marcelo Zarvos
Interpreti

Mel Gibson, Jodie Foster, Anton Yelchin, Cherry Jones, Jennifer Lawrence, Riley Tohomas Stewart

Produzione
Summit Entertainment, Participant Media, Imagenation Abu Dhabi FZ, Anonymous Content
Imagenation Abu Dhabi FZ, Participant Media
Anno
2011
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
91'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
20-05-11
Giudizio
Media

Alicia Christian Foster in arte Jodie la conosciamo bene. La bambina prodigio, inizializzata al cinema come volto della tv e di film per la famiglia, dopo ben quaranta film è alla sua quarta esperienza come regista. Mel Gibson vanta più o meno lo stesso repertorio, anche lui ha quattro regie proprie ed entrambi sono vincitori di due premi Oscar. Insomma sembrano fatti l’uno per l’altro e con Mr Beaver consolidano bravura e sintonia.

Walter e Meredith hanno due figli, lei è un ingegnere mentre lui è a capo di una azienda di giocattoli molto fruttuosa. L’ introduzione alle vicende familiari inizia quando già Walter è in mano al torpore assoluto. La sua depressione gli fa perdere di vista figli, moglie e lavoro, fino al totale mutismo. Tutto ciò a cui pensa è di riuscire almeno una volta a suicidarsi. Proverà ad impiccarsi, proverà a saltare dalla finestra, fino a quando sarà steso a terra da un televisore, ubriaco fradicio. Ma qualcosa, o come lo stesso Walter correggerebbe, “qualcuno” gli cambierà la vita.
In quasi tutte le commedie americane ci si aspetterebbe una donna o un evento decisivo perché si dia sviluppo e termine al racconto. Ma questo è un film drammatico dalla trovata ingegnosa.
Nel cassonetto dei rifiuti Walter incontra Beaver, un giocattolo a forma di castoro da infilare nella mano un po’ come faceva Jose Luis Moreno nel 1985 con il suo corvo Rockefeller, o come oggi fa Jeff Dunham con Achmed il terrorista morto. Ma Beaver ha un ruolo diverso da quello che ci si immagina. A metà tra un amico immaginario ed uno sdoppiamento della personalità il pupazzo parlerà al posto di Walter il quale, nonostante sembri guarito da quando lo indossa, è in realtà ancora molto depresso, tanto da non poterlo mai levare.
Verranno così portate avanti le vicende di una famiglia che passa con Beaver da quattro a cinque membri. La cura alla depressione sarà intenerita dal piccolo Henry che instaura un bel rapporto con il castoro e romanticizzata dall’adolescente Potter in fase di innamoramento di una sua coetanea.
Papà Walter parla ormai solo attraverso il pupazzo, bacia la moglie porgendole Beaver invece della sua bocca, fino a costringerla a rapporti sessuali “a tre”.
Perciò, messo nuovamente alle strette dalla famiglia e costretto a restar solo, inizia un confronto tra Walter e Walter-Beaver.
Se all’inizio quella del castoro sembrerà una simpatica trovata che farà credere di essere davanti ad un Walter in via di guarigione e ad un Gibson estremamente divertente, l’attore con la sua straordinaria recitazione doppia e simultanea, via via assegnerà a Beaver una personalità sempre più distinta e quando il rapporto tra loro subirà una rottura, il castoro non permetterà più a Walter di sbarazzarsi di lui. Beaver sarà spaventosamente reale.
Tra il riso ed il pianto sentiremo i sentimenti di Walter vivi a tal punto che chi pensa di non aver mai conosciuto la depressione potrebbe ricredersi.
Così brava ed intenta la regista Foster che il suo personaggio ne subisce le conseguenze; mai essenziale, mai troppo determinante mentre molto più toccante è il ruolo del figlio maggiore. Tra amore e solitudine, tra dramma e buonumore, lontano. [silvia langiano]