Away from Her - Lontano da lei
Away from Her
Regia
Sarah Polley
Sceneggiatura
Sarah Polley
Fotografia
Luc Montpellier
Montaggio
David Wharnsby
Scenografia
Kathleen Climie
Costumi
Debra Hanson
Musica
Jonathan Goldsmith
Interpreti
Julie Christie, Gordon Pinsent, Olimpia Dukakis,
Michael Murphy, Kristen Thomson, Wendy Crewson
Produzione
Film Farm, Foundry Films, Pulling Focus Pictures
Anno
2007
Nazione
Canada
Genere
drammatico
Durata
110'
Distribuzione
Warner Bros Pictures Italia
Uscita
15-08-2008
Giudizio
Media

Tratto da un racconto di Alice Munro contenuto nella raccolta Nemico amico amante, Away from here – Lontano da lei è la storia di una coppia che affronta il dramma dell’Alzheimer nei freddi e gelidi paesaggi del Canada, tra baite di montagna e sterminate distese di neve dove precipitano e si immergono solitudini e affetti.
Fiona e Grant hanno vissuto quarantaquattro anni di matrimonio in una meravigliosa armonia nel cottage di famiglia di lei. Grant ha avuto una brillante carriera come professore universitario di miti norreni e Fiona era una splendida ragazza solare e piena di vita finché le sue buffe stravaganze non diventano la spia di una malattia così tremenda da separarla dal marito. Fiona non ricorda dove sono i piatti e le padelle, dimentica di compiere le azioni più elementari e tappezza casa di bigliettini per associare i nomi alle cose. La memoria breve è quella che si dissolve per prima e nel suo cervello succede un po’ quello che succede in un palazzo quando ad una ad una si spengono le luci. Grant assiste impotente alla degenerazione delle cellule neurali di Fiona e sarà proprio questa donna con il suo coraggio e la sua ostinazione a decidere il ricovero in clinica. La regola più dura che Grant deve accettare è il divieto di visite che gli viene imposto dalla direttrice in modo da rendere il meno traumatico possibile il distacco per il paziente dai familiari. Dopo un mese quando Grant potrà tornare in clinica, per assisterla e curarla il loro incontro assumerà i contorni della peggiore delle tragedie che possa capitare a una coppia, Fiona non lo riconosce più. E se in realtà non fosse che l’ennesimo scherzo di Fiona? Di una donna stravagante con il gusto della provocazione? E se la malattia, la separazione e il distacco non fossero un modo come un altro per mettere alla prova il loro amore e il loro matrimonio?
Nel film di Sarah Polley, attrice e regista sensibile e ironica, lo stile scelto per adattare la lingua e le atmosfere della Munro si fa asciutto senza mai indugiare nella retorica della lacrima facile. Seguendo lo schema della grande storia d'amore, nell'archetipo della separazione degli amanti che da Viaggio in Italia di Rossellini ad Eyes Wide Shut di Kubrick il grande cinema d'autore ha sempre raccontato.
Il fulcro su cui ruota la vicenda è il personaggio di Fiona, la sua esuberanza, la sua abnegazione per un marito che le ha dato un amore a intermittenza, un amore smarrito ma sproporzionalmente restituito e che ora quest'uomo circondato da studentesse avvenenti deve recuperare attraverso un percorso tortuoso e complesso. Grant è un uomo distaccato e concreto che d'improvviso perde ogni certezza e opponendosi alla malattia e non accettandola al contrario di Fiona cade negli stessi errori e sbagli. E' su Grant che si concentra lo sguardo femminile prima di Alice Munro e poi di Sarah Polley. Grant subisce un processo molto severo a cui non viene risparmiato nessun'astuzia. Grant reagisce in maniera altalenante, come altalenante, tra salti all'indietro e salti in avanti reagisce l'intera struttura drammaturgica che si concentra su due coppie e un'infermiera, vera coscienza morale del film, ma alla fine verrà premiato. Verrà premiata la sua buona fede e i tentativi di riparare ai torti del passato.
Sostenuto da dialoghi potenti ed efficaci, da attori incisivi e passionali, su tutti svetta una meravigliosa Julie Christie che sfodera il suo fascino fatto di rughe e di occhi lucidi, Away from Her scivola via, dilatando la forma racconto originale in una durata non sempre giustificata da altrettanto profondità analitica. In poche parole, il minimalismo estetico non diventa mai minimalismo espressivo. Resta in superficie e privo di dettagli da cui potrebbe generare il lirismo della pagina scritta, non coinvolge e non sconvolge, producendo lo stesso effetto dei panorami algidi e soffocanti che fanno da sfondo alle vicende di questa coppia che si perde e si ritrova. [matteo cafiero]