Antonio, guerriero di Dio
id.
Regia
Antonello Belluco, Sandro Cecca
Sceneggiatura
Antonello Belluco, Angelo Grasso, Giovanna Caico
Fotografia
Gino Sgreva
Montaggio
Alessio Doglione
Musica
Pino Donaggio
Interpreti
Jordi Mollà, Paolo De Vita, Matt Patresi, Marta Jacopini, Damir Todorovic, Michele Melega, Nuccio Siano, Luca Lionello, Arnoldo Foà,
Anno
2006
Durata
105'
Nazione
Italia
Genere
storico biografico
Distribuzione
01 Distribution

Per la prima volta la figura di Sant’Antonio da Padova, uno dei santi più noti e carismatici al mondo, che insieme a San Francesco, sono alla base della nostra cristianità, viene tradotta sul grande schermo.
Canonizzato a soli 11 mesi dalla sua morte, è un uomo che ha segnato il suo tempo grazie alla forza e al coraggio delle sue parole che ancora oggi sono in grado di colpire in profondità l’animo delle persone. Di lui però si conosce pochissimo e fino ad oggi non era mai stato rappresentato cinematograficamente.
Nella prima cine-biografia a lui dedicata, la sua figura viene raccontata sotto tre angolature differenti.
La parte pubblica di fine predicatore, con i suoi discorsi e i suoi strali contro la corruzione dei tiranni e della Chiesa e per la difesa dei poveri e dei deboli. Il lato intimo, personale fatto di dubbi, di paure, di incertezze. La figura storica, inserita nel suo tempo, il medioevo, mostrato in tutta la crudezza, segnato dalla povertà e ignoranza del popolo, governato dalla violenza e prepotenza dei tiranni.
Il racconto si apre con le parole di un anziano frate che, inginocchiato davanti alla bara del Santo, ne narra la vita partendo dal suo arrivo in Italia a bordo di una nave proveniente dall'Africa che fa naufragio sulle coste della Sicilia.
Il film però, anche se mosso da lodevoli intenzioni, non convince e soprattutto annoia. La narrazione è confusa, incompleta, soprattutto all’inizio quando non si capisce come e perché la gente veneri quest’uomo. Gli attori non rendono il carisma dei personaggi, che rimangono poco profondi, icone senza spessore.
Mediocre nel suo complesso, il film è meritevole però per lo sforzo di aver voluto rappresentare un soggetto difficile da rendere con le immagini perché tutto ruota attorno ai discorsi del Santo, senza una scena forte a cui ricorrere scenograficamente come potrebbe essere il suo martirio o qualcosa che abbia fatto edificare.
Lo stesso regista racconta: “da Sant’Antonio ho imparato che l’uomo non può tacere di fronte ai mali del mondo, perché il silenzio dà ragione all’ingiustizia e rende complici”.
Ciò che regge tutto il film sono, ancora una volta, le parole del Santo che commuovono, interrogano, spingono alla meditazione e come per incanto sembrano essere in grado di svelare allo spettatore la vera essenza della vita.
[vanessa menicucci]