Lascia
ch’io pianga
mia cruda sorte,
e che sospiri la libertà.
Il duolo infranga queste ritorte
de’ mei martirii sol per pietà.
Rinaldo, Lascia ch’io pianga, HWV7, Georg
Friedrich Händel
Un marito
e una moglie colpiti dal lutto si ritirano a ’Eden’,
una baita isolata tra i boschi, sperando di curare i loro
cuori spezzati e il matrimonio in crisi. Ma la natura prenderà
il sopravvento e le cose andranno di male in peggio…
Note
di regia: Lars Von Trier
Due anni
fa ho sofferto di depressione. E’ stata un’esperienza
nuova per me.
Qualsiasi cosa, di qualunque genere, mi sembrava irrilevante,
futile. Non riuscivo a lavorare.
Sei mesi dopo, quasi come per esercizio, ho scritto una sceneggiatura.
E’ stata una specie di terapia, ma anche una ricerca,
un test per capire se sarei mai più stato in grado
di fare un altro film.
La sceneggiatura è stata completata e girata senza
grande entusiasmo, realizzata come sfruttando solo a metà
le mie capacità fisiche e psichiche.
Il lavoro sulla sceneggiatura non si è svolto secondo
il mio consueto modus operandi. Alcune scene sono state aggiunte
senza motivo. Le immagini sono state composte senza vincoli
dettati dalla logica o dalla struttura drammaturgica. Spesso
derivate da sogni che facevo in quel periodo, o sogni che
avevo fatto in passato.
Ancora una volta il soggetto principale era la ”Natura”,
ma in un modo diverso e più diretto di prima. In un
modo più personale.
Il film non contiene alcun codice morale specifico ma solo
quello che alcuni potrebbero definire come ‘elementi
essenziali’ di un plot.
Da giovane ho letto Strindberg. Ho letto con entusiasmo le
cose che ha scritto prima di andare a Parigi e diventare un
alchimista, e poi durante il suo soggiorno parigino... quel
periodo definito più tardi come la sua “crisi
d’inferno”; Antichrist
è stata la mia Crisi d’Inferno? Il segno di un’affinità
con Strindberg? Comunque, non ho nessuna scusa per ”Antichrist”.
A parte quella della mia assoluta fiducia nel film, il film
più importante di tutta la mia carriera!