L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza
O Ano em que Meus Pais Saíram de Férias
Regia
Cao Hamburger
Sceneggiatura
Claudio Galperin, Bráulio Mantovani, Anna Muylaert,
Cao Hamburger
Fotografia
Adriano Goldman
Montaggio
Daniel Rezende
Scenografia
Cassio Amarante
Costumi
Cristina Camargo
Musica
Beto Villares
Interpreti

Michel Joelsas, Daniela Piepszyk, Germano Haiut, Paulo Autran, Caio Blat,
Simone Spoladore, Eduardo Moreira, Liliana Castro, Rodrigo dos Santos

Produzione
Gullane Filmes, Caos Produções, Miravista, Globo Filmes, Lereby Teleimage, Localls
Anno
2006
Nazione
Brasile
Genere
drammatico
Durata
104'
Distribuzione
Lucky Red
Uscita
06-06-2008
Giudizio
Media

“È un film sull’esilio - sui vari tipi di esilio - sulla scoperta della transitorietà della vita da parte del protagonista, che impara a conoscere gli altri e a sopravvivere in un mondo nuovo”, ci dice il regista, che ha avuto l’idea di girare il film anni fa quando viveva a Londra. “Sebbene nel film il calcio non sia il tema principale, volevo parlare del mito rappresentato dalla squadra che ha vinto la Coppa del Mondo nel 1970, cosa che mi ha sempre colpito. Per dare un’idea della sua popolarità, tutti i tassisti inglesi ultracinquantenni ricordano a memoria lo schieramento della squadra brasiliana dei mondiali di quell’anno. Volevo inoltre sfatare alcuni pregiudizi comuni, stereotipi e false idee che generalmente gli stranieri hanno del Brasile”. Cao Hamburger

Nel 1970 il Brasile e il mondo intero sembrano essere sconvolti, ma la maggiore preoccupazione nella mente del dodicenne Mauro, un ragazzino medio borghese di padre ebreo e madre cattolica, non ha niente a che vedere con la proliferazione delle dittature militari in Sud America o con la guerra in Vietnam. Il suo sogno più grande è vedere il Brasile diventare per la terza volta vincitore della Coppa del Mondo.
Mauro si trova in quel momento della vita in cui si passa dall’infanzia all’adolescenza. I genitori, militanti di sinistra, costretti a vivere in clandestinità, si trovano costretti per un periodo ad affidare il figlio al nonno Mòtel, al quale però è accaduto qualcosa di inaspettato. Il ragazzino rimane solo senza avere la possibilità di informare i suoi genitori. E' il vicino di suo nonno, Shlomo, un vecchio ebreo solitario impiegato nella sinagoga locale, che finisce per prendersi cura di Mauro. Questa convivenza inaspettata svela ad entrambi un mondo fino ad allora sconosciuto.
Mentre aspetta con ansia la telefonata dei genitori, Mauro ripercorre, in un certo senso, la storia dei suoi nonni – ebrei immigranti – alle prese con una realtà del tutto nuova.
Oltre a Shlomo, incontra la piccola e irriverente Hanna, dotata di un promettente talento nelle scommesse e negli affari; la giovane Irene, che infiamma l’immaginazione di tutti i ragazzi del quartiere; il Rabbino, un accanito tifoso dei Corinthian; Italo, il figlio di un italiano coinvolto nelle manifestazioni studentesche; Edgar, il portiere mulatto della squadra di calcio locale, e molti altri. Con i suoi nuovi amici, Mauro condivide, tra le tante cose, la passione per il calcio, le prime scoperte sessuali e il desiderio di riconquistare la felicità soffocata dalla dittatura.

CONTESTO STORICO

1970, l’anno in cui il Brasile vinse la Coppa del Mondo per la terza volta. Mentre i brasiliani si riunivano per guardare in televisione la squadra del cuore vincere la Rimet Cup per il loro paese, la dittatura prendeva piede per le strade delle città. Nei cosiddetti “Anni di Piombo”, il Brasile affrontò gli anni peggiori degli attentati contro i diritti del cittadino e la libertà di espressione. La dittatura militare, che ebbe inizio con il colpo di stato nel marzo del ’64, sopraffece tutti i brasiliani e continuò sino al 1985. Per assicurare l’ordine stabilito e combattere corruzione e sovversione, come anche per minare i gruppi dell’opposizione che si andavano formando in varie regioni del paese, il governo militare utilizzò tattiche di repressione. Nei cosiddetti “sotterranei del dittatore”, ogni resistenza veniva repressa per mezzo di prigionia, tortura, assassinio ed esilio.
Durante i mondiali del 1970, era in vigore l’Atto Istituzionale 7 e, tra le varie misure, erano sospese tutte le elezioni sino al novembre di quello stesso anno. Gli Atti Istituzionali emessi a seguito del colpo di stato erano utilizzati come meccanismi per legittimare e legalizzare le attività politiche del regime militare, stabilendo vari poteri extra costituzionali a loro beneficio.
La macchina politica dello stato veniva usata come strumento per la propaganda istituzionale e politica, per manipolare l’opinione pubblica, per censurare, torturare e assassinare i leader dell’opposizione e per revocare la Costituzione.
Durante la dittatura militare, il Brasile era governato da due Comandanti Supremi e tre Generali. Il primo governo fu quello del Comandante Supremo Humberto de Alencar Castello (1964-1967); Il secondo quello del Comandante Supremo Arthur da Costa e Silva (1967-1969); Il terzo del Generale Emilio Garrastazu Medici (1969-1974); il quarto del Generale Ernesto Geisel (1974-1979); il quinto del Generale Joäo Figueiredo (1979-1985).
I dissidi continuarono e incoraggiarono le attività terroristiche, i rapimenti, gli arresti violenti, la guerriglia, il controllo ideologico, la tortura, il linciaggio.
Nel frattempo il mondo era diviso in due: comunisti e capitalisti.

IL QUARTIERE DI BOM RETIRO

Negli anni ’70 il quartiere di Bom Retiro era un vero crogiolo di gruppi e culture etniche, un crocevia di razze diverse, molto caratteristico a San Paulo. Accanto all’immensa comunità ebrea che viveva in quella zona, si potevano trovare italiani, greci e immigranti arabi, oltre ai brasiliani, che vivevano tutti insieme pacificamente. Oggi, Bom Retiro ha perso la maggior parte dei suoi abitanti originari (che hanno ceduto i loro possedimenti a uomini d’affari coreani e immigrati boliviani), ma mantiene le sue caratteristiche commerciali ed è uno dei maggiori centri di compravendita di abiti nel paese.

I MONDIALI DEL 1970

Sui campi di calcio, il Brasile stava attraversando un momento di gloria. Durante i mondiali del 1970, la nazionale brasiliana - costituita da star come Pelé, Carlos Alberto, Tostão, Gérson, Rivelino - non lasciò alcuna chance ai propri avversari, vincendo sei partite su sei.
Il Brasile sconfisse l’Inghilterra, campione mondiale nel 1966, 1 a 0, con il goal di Jair. Il portiere inglese, Gordon Banks, parò un colpo di testa di Pelè, entrando negli annali della storia del calcio. E’ tuttora considerata una delle più belle partite della storia dei mondiali.
Poco dopo, sconfisse la Romania 3 a 2 (2 goal di Pelè e uno di Jair), assicurandosi il primo posto nel girone. Nel corso dei quarti di finale vinse il Perù, allenato da Didi, 4 a 2 (Tostão fu il campione della partita segnando due goal; Jair e Rivelino segnarono gli altri due).
Nelle semifinali, ci furono due battaglie sui campi di calcio: Italia – Germania (4 a 3), con la partita che finì ai supplementari, e Brasile – Uruguay (3 a 1). Quest’ultima fu una partita accanita: l’Uruguay riuscì ad eludere l’attacco del Brasile e fece il suo primo goal ma, grazie ad un cambiamento di tattiche, che posizionò Clodoaldo più a centrocampo, il Brasile si appropriò del gioco. Durante il secondo tempo, Jair e Rivelino mandarono a casa i campioni del mondo del 1950.
A contendersi la Coppa del Mondo, furono il Brasile e l’Italia.
La squadra brasiliana sconfisse l’Italia 4 a 1 e lo stadio venne invaso dai tifosi.
Pelè venne premiato con una targa commemorativa che lo segnalava come “un esempio per tutti i giovani del mondo”.
La squadra si rivelò essere la migliore di tutti i tempi. Zagallo, l’allenatore, divenne il primo campione al mondo a vincere in veste di giocatore (‘58, ‘62) e poi di allenatore (‘70). La formazione della squadra brasiliana era: Carlos Alberto Torres (Santos), Brito (Botafogo), Piazza (Cruzeiro) e Everaldo (Grêmio); Félix (Fluminense), Gérson (Sao Paulo) e Clodoaldo (Santos); Pelé (Santos), Rovelino (Corinthians), Tostão (Cruzeiro) e Jairzinho (Botafogo).
Pelé vinse la sua terza Coppa del mondo come giocatore, un record. I goal della partita finale vennero segnati da Pelé, Jair, Gérson e Carlos Alberto.
Lo spirito era alto in tutto il Brasile e la conquista della terza coppa del mondo si trasformò in propaganda politica nelle mani del governo militare. Per ironia della sorte, anni dopo, la Coppa del Mondo venne rubata dalla sede centrale dell’Associazione Calcio a Rio de Janeiro. La leggenda narra che la coppa venne poi fusa a Sao Paulo.