“È
un film sull’esilio - sui vari tipi di esilio - sulla
scoperta della transitorietà della vita da parte del
protagonista, che impara a conoscere gli altri e a sopravvivere
in un mondo nuovo”, ci dice il regista, che ha avuto
l’idea di girare il film anni fa quando viveva a Londra.
“Sebbene nel film il calcio non sia il tema principale,
volevo parlare del mito rappresentato dalla squadra che ha
vinto la Coppa del Mondo nel 1970, cosa che mi ha sempre colpito.
Per dare un’idea della sua popolarità, tutti
i tassisti inglesi ultracinquantenni ricordano a memoria lo
schieramento della squadra brasiliana dei mondiali di quell’anno.
Volevo inoltre sfatare alcuni pregiudizi comuni, stereotipi
e false idee che generalmente gli stranieri hanno del Brasile”.
Cao
Hamburger
Nel 1970
il Brasile e il mondo intero sembrano essere sconvolti, ma
la maggiore preoccupazione nella mente del dodicenne Mauro,
un ragazzino medio borghese di padre ebreo e madre cattolica,
non ha niente a che vedere con la proliferazione delle dittature
militari in Sud America o con la guerra in Vietnam. Il suo
sogno più grande è vedere il Brasile diventare
per la terza volta vincitore della Coppa del Mondo.
Mauro si trova in quel momento della vita in cui si passa
dall’infanzia all’adolescenza. I genitori, militanti
di sinistra, costretti a vivere in clandestinità, si
trovano costretti per un periodo ad affidare il figlio al
nonno Mòtel, al quale però è accaduto
qualcosa di inaspettato. Il ragazzino rimane solo senza avere
la possibilità di informare i suoi genitori. E' il
vicino di suo nonno, Shlomo, un vecchio ebreo solitario impiegato
nella sinagoga locale, che finisce per prendersi cura di Mauro.
Questa convivenza inaspettata svela ad entrambi un mondo fino
ad allora sconosciuto.
Mentre aspetta con ansia la telefonata dei genitori, Mauro
ripercorre, in un certo senso, la storia dei suoi nonni –
ebrei immigranti – alle prese con una realtà
del tutto nuova.
Oltre a Shlomo, incontra la piccola e irriverente Hanna, dotata
di un promettente talento nelle scommesse e negli affari;
la giovane Irene, che infiamma l’immaginazione di tutti
i ragazzi del quartiere; il Rabbino, un accanito tifoso dei
Corinthian; Italo, il figlio di un italiano coinvolto nelle
manifestazioni studentesche; Edgar, il portiere mulatto della
squadra di calcio locale, e molti altri. Con i suoi nuovi
amici, Mauro condivide, tra le tante cose, la passione per
il calcio, le prime scoperte sessuali e il desiderio di riconquistare
la felicità soffocata dalla dittatura.
CONTESTO
STORICO
1970,
l’anno in cui il Brasile vinse la Coppa del Mondo per
la terza volta. Mentre i brasiliani si riunivano per guardare
in televisione la squadra del cuore vincere la Rimet Cup per
il loro paese, la dittatura prendeva piede per le strade delle
città. Nei cosiddetti “Anni di Piombo”,
il Brasile affrontò gli anni peggiori degli attentati
contro i diritti del cittadino e la libertà di espressione.
La dittatura militare, che ebbe inizio con il colpo di stato
nel marzo del ’64, sopraffece tutti i brasiliani e continuò
sino al 1985. Per assicurare l’ordine stabilito e combattere
corruzione e sovversione, come anche per minare i gruppi dell’opposizione
che si andavano formando in varie regioni del paese, il governo
militare utilizzò tattiche di repressione. Nei cosiddetti
“sotterranei del dittatore”, ogni resistenza veniva
repressa per mezzo di prigionia, tortura, assassinio ed esilio.
Durante i mondiali del 1970, era in vigore l’Atto Istituzionale
7 e, tra le varie misure, erano sospese tutte le elezioni
sino al novembre di quello stesso anno. Gli Atti Istituzionali
emessi a seguito del colpo di stato erano utilizzati come
meccanismi per legittimare e legalizzare le attività
politiche del regime militare, stabilendo vari poteri extra
costituzionali a loro beneficio.
La macchina politica dello stato veniva usata come strumento
per la propaganda istituzionale e politica, per manipolare
l’opinione pubblica, per censurare, torturare e assassinare
i leader dell’opposizione e per revocare la Costituzione.
Durante la dittatura militare, il Brasile era governato da
due Comandanti Supremi e tre Generali. Il primo governo fu
quello del Comandante Supremo Humberto de Alencar Castello
(1964-1967); Il secondo quello del Comandante Supremo Arthur
da Costa e Silva (1967-1969); Il terzo del Generale Emilio
Garrastazu Medici (1969-1974); il quarto del Generale Ernesto
Geisel (1974-1979); il quinto del Generale Joäo Figueiredo
(1979-1985).
I dissidi continuarono e incoraggiarono le attività
terroristiche, i rapimenti, gli arresti violenti, la guerriglia,
il controllo ideologico, la tortura, il linciaggio.
Nel frattempo il mondo era diviso in due: comunisti e capitalisti.
IL
QUARTIERE DI BOM RETIRO
Negli anni ’70 il quartiere di Bom Retiro era un vero
crogiolo di gruppi e culture etniche, un crocevia di razze
diverse, molto caratteristico a San Paulo. Accanto all’immensa
comunità ebrea che viveva in quella zona, si potevano
trovare italiani, greci e immigranti arabi, oltre ai brasiliani,
che vivevano tutti insieme pacificamente. Oggi, Bom Retiro
ha perso la maggior parte dei suoi abitanti originari (che
hanno ceduto i loro possedimenti a uomini d’affari coreani
e immigrati boliviani), ma mantiene le sue caratteristiche
commerciali ed è uno dei maggiori centri di compravendita
di abiti nel paese.
I MONDIALI DEL 1970
Sui campi di calcio, il Brasile stava attraversando un momento
di gloria. Durante i mondiali del 1970, la nazionale brasiliana
- costituita da star come Pelé, Carlos Alberto, Tostão,
Gérson, Rivelino - non lasciò alcuna chance
ai propri avversari, vincendo sei partite su sei.
Il Brasile sconfisse l’Inghilterra, campione mondiale
nel 1966, 1 a 0, con il goal di Jair. Il portiere inglese,
Gordon Banks, parò un colpo di testa di Pelè,
entrando negli annali della storia del calcio. E’ tuttora
considerata una delle più belle partite della storia
dei mondiali.
Poco dopo, sconfisse la Romania 3 a 2 (2 goal di Pelè
e uno di Jair), assicurandosi il primo posto nel girone. Nel
corso dei quarti di finale vinse il Perù, allenato
da Didi, 4 a 2 (Tostão fu il campione della partita
segnando due goal; Jair e Rivelino segnarono gli altri due).
Nelle semifinali, ci furono due battaglie sui campi di calcio:
Italia – Germania (4 a 3), con la partita che finì
ai supplementari, e Brasile – Uruguay (3 a 1). Quest’ultima
fu una partita accanita: l’Uruguay riuscì ad
eludere l’attacco del Brasile e fece il suo primo goal
ma, grazie ad un cambiamento di tattiche, che posizionò
Clodoaldo più a centrocampo, il Brasile si appropriò
del gioco. Durante il secondo tempo, Jair e Rivelino mandarono
a casa i campioni del mondo del 1950.
A contendersi la Coppa del Mondo, furono il Brasile e l’Italia.
La squadra brasiliana sconfisse l’Italia 4 a 1 e lo
stadio venne invaso dai tifosi.
Pelè venne premiato con una targa commemorativa che
lo segnalava come “un esempio per tutti i giovani del
mondo”.
La squadra si rivelò essere la migliore di tutti i
tempi. Zagallo, l’allenatore, divenne il primo campione
al mondo a vincere in veste di giocatore (‘58, ‘62)
e poi di allenatore (‘70). La formazione della squadra
brasiliana era: Carlos Alberto Torres (Santos), Brito (Botafogo),
Piazza (Cruzeiro) e Everaldo (Grêmio); Félix
(Fluminense), Gérson (Sao Paulo) e Clodoaldo (Santos);
Pelé (Santos), Rovelino (Corinthians), Tostão
(Cruzeiro) e Jairzinho (Botafogo).
Pelé vinse la sua terza Coppa del mondo come giocatore,
un record. I goal della partita finale vennero segnati da
Pelé, Jair, Gérson e Carlos Alberto.
Lo spirito era alto in tutto il Brasile e la conquista della
terza coppa del mondo si trasformò in propaganda politica
nelle mani del governo militare. Per ironia della sorte, anni
dopo, la Coppa del Mondo venne rubata dalla sede centrale
dell’Associazione Calcio a Rio de Janeiro. La leggenda
narra che la coppa venne poi fusa a Sao Paulo.