Lui,
lei e l’altro o meglio... gli altri, 26 uomini dal fisico
atletico e possente componenti della squadra di baseball dei
Red Sox.
Lui, maestro liceale di matematica, veste male con abiti consulti
e vive in un appartamento che sembra un negozio di souvenir
dei Red Sox, la sua unica, grande, incommensurabile passione
che rasenta la follia.
Lei, manager di una multinazionale, ambiziosa, concentrata sul
lavoro a discapito di famiglia, fidanzati insomma di una propria
vita privata.
Loro la squadra dei Red Sox di Boston, protagonisti nel 2004,
anno in cui è ambientata la storia, di una delle rimonte
più sensazionali della storia del baseball, capace di
vincere dopo ben 86 anni la World Series e mettere fine ad una
sfila di leggende metropolitane tra le quali la “maledizione
del Bambino”, giocatore Babe Ruth ceduto nel 1918 agli
odiati Yankees, anno in cui iniziò uno dei periodi di
sfortuna più lunghi che mente umana ricordi.
Ispirato al romanzo di Nick Hornby, qui produttore associato,
Febbre a 90 con il calcio sostituito
dal baseball, l’Arsenal dai Red Sox, Highbury dal Fenway
Park, L’amore in gioco è
una commedia sulla passione sportiva, sulla follia che rapisce
uomini di ogni razza, latitudine, ceto sociale trasformandoli
in una specie a se, in una grande famiglia con riti, leggende,
tradizioni e relazioni nate, cresciute, tramandate sugli spalti
di uno stadio. Diretto dai fratelli Farrelly (Tutti
pazzi per Mary, Io, me & Irene,
Amore a prima svista, Fratelli
per la pelle), è una storia d’amore vecchio
stile, senza grosse gag né umorismo esagerato a cui i
due fratelli terribili ci aveva abituato. Una commedia incentrata
su personaggi definiti con umorismo e quello stesso tocco lieve
tipico della scrittura di Hornby.
Diviso per capitoli dai titoli esemplificativi, è interpretato
da Drew Barrymore, anche produttrice, che dimostra di sentirsi
a proprio agio nei toni romantici della commedia sentimentale
e da Jimmy Fallon, uscito dal vivaio del Saturday Night Live,
poco conosciuto in Italia fatta eccezione per il televisivo
Band of Brothers e per la commedia
d’azione Taxi con Queen Latifah.
Probabilmente per il pubblico italiano il baseball non è
uno sport così trascinante e coinvolgente come il calcio,
quindi il rischio di non appassionarsi troppo alla vicenda è
concreto e reale, senza considerare che Jimmy Fallon risulta
un modesto interprete, poco espressivo e credibile. Personalmente
non avevo apprezzato troppo neanche il film Febbre
a 90 rispetto all’ottima fattura del romanzo di
Hornby, ma L’amore in gioco
finisce per rivalutarlo oltre i suoi meriti. Rimane comunque
interessante l’elogio del perdente che viene rappresentato
e nel quale ogni tifoso che non parteggi per Juventus o Milan
può facilmente riconoscersi. Sic transit gloria mundi!
[fabio
melandri]
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