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Anno
2011
Nazione
Germania, Francia
Genere
drammatico
Durata
110'
Uscita
22/06/2012
distribuzione
Teodora |
Regia |
Mia
Hansen-Løve |
Sceneggiatura |
Mia
Hansen-Løve |
Fotografia |
Stéphane
Fontaine |
Montaggio |
Marion
Monnier |
Scenografia |
Mathieu
Menut |
Costumi |
Bethsabée
Dreyfus |
Musica |
Pascal Mayer |
Produzione |
Les
Films Pelléas, Razor Film Produktion GmbH |
Interpreti |
Lola
Créton, Sebastian Urzendowsky, Olivier Yglesias,
Greg Akcelrod, Magne Håvard Brekke, Valérie
Bonneton, Serge Renko, Özay Fecht |
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Mia Hansen-Love
mette amabilmente in scena le storie d'amore, la loro passione,
le loro difficoltà, i loro dolori, le loro fatalità,
la loro incredibile forza di vita fino alla disperazione,
da cui a volte siamo sommersi. Questa vena intimista percorre,
a 30 anni, la filmografia della regista con 3 film all'attivo
(Tout est pardonné,
2007; Le Père de mes
enfants, 2009; Un
amour de jeunesse) e impone Mia come uno dei
talenti più luminosi del giovane cinema francese.
La prova definitiva avviene proprio con Un
amore di gioventù che porta bene il
suo nome poiché il titolo assomiglia al film: chiaro
e diretto, non inganna ma ne ha la complessità di un'esperienza
vissuta nel segreto di tutti i cuori, resa preziosa di essere
allo stesso tempo singolare e universale.
La storia si racconta in tre atti. Il primo si apre su un
inverno parigino del 1999. Camille (Lola Créton), liceale
quindicenne, vive una bella storia d'amore con Sullivan (Sebastian
Urzendowsky), di qualche anno più grande di lei. La
ragazza è intera, romantica, possessiva. Sullivan,
confida a sua madre, è la sua 'sola ragione di vita'.
Ma il ragazzo le resiste, non vuole né darle tutto
né prometterle tutto. Lui concepisce l'amore solo nella
libertà condivisa, che lei vive solo come un abbandono
e non come un impegno reciproco. Il progetto del lungo viaggio
di Sullivan in Sudamerica, le vacanze di addio della giovane
coppia in Ardèche, i bagni solari adombrati dall'inquietudine
di una partenza annunciata; poi arriva la separazione tanto
temuta, le prime lettere di Sullivan religiosamente attese
che mano a mano si interrompono definitivamente, fino a quando
la ragazza non tenta il gesto estremo del suicidio.
Il secondo atto data 2003, e qui siamo in pieno travaglio
del dolore. Questo salto temporale porta la sofferenza del
tempo che passa e la riparazione che può avvenire.
Sullivan non è più riapparso, i genitori di
Camille si sono separati, la ragazza ha un taglio di capelli
corti ed è studentessa di architettura.
Questo momento del film, è ancora più laconico
del precedente, è come un 'tunnel' composto da una
serie di scene poco o per nulla dialogate, generalmente musicali
e ricreative, che hanno come scopo quello di comprimere l'azione.
Qui però avviene il contrario: il tempo si dilata,
si carica di una gravità preoccupante, di una malinconia
radiosa. Lo scopo è quello di dimostrare come poco
a poco Camille si libera dal fantasma di Sullivan.
Le considerazioni sull'architettura, l'interesse per le visite
alle opere e ai musei, prendono poco a poco il posto della
perdita.
L'intelligenza della regia non risiede solo nella scelta di
utilizzare il simbolo come ricostruzione personale e dell'apertura
alla collettività. Si ispira inoltre alla disciplina
del movimento Bauhaus che descrive il cinema come il matrimonio
tra l'arte e la tecnica al servizio della democrazia, la definizione
di stile e dunque della bellezza come conformità alla
funzione. Questa dimensione, pragmatica e idealista dell'arte,
sfocia nella logica dell'incontro di Camille con Lorenz, uno
degli insegnanti che la inizierà alla scoperta estetica.
Resterà infine da scoprire, dopo una nuova ellissi
nel 2007, nel terzo atto come Camille si è assestata
nel suo rapporto con Lorenz.
Il rispetto di una lancinante suspance sentimentale che comporta
questo film, ci incita a non fare niente. Semplicemente l'animo
umano è quel che è e i fantasmi hanno la pelle
più dura di quanto crediamo. In questo terzo atto,
ritorna il velleitario Sullivan, otto anni dopo la sua sparizione,
annunciando l'ultima prova per la quale Camille prenderà
congedo dalla sua infanzia.
Così l'atto chiuderà il romanzo della formazione
cinematografica della signorina Hansen-Love, magnifica trilogia
di gioventù che mormora che la perdita, per irrimediabile
ch'essa sia, ci aiuta senza dubbio a vivere. [daniela
ciambelli]
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