Se
L'allenatore nel pallone usciva
in un periodo meraviglioso e difficile per il calcio italiano,
immediatamente dopo la vittoria dei Mondiali di Spagna del
1982 e dopo lo scandalo del calcio scommesse, anche il seguito
L'allenatore nel pallone 2 si
ritrova nelle sale successivamente ad un'altrettanto storica
vittoria in campo internazionale, ma anche in un periodo che
segue da vicino l'ormai celebre scandalo che ha scombussolato
l'intero mondo del pallone ormai passato alla storia con il
nome di Calciopoli.
Non si sa quanto la scelta sia voluta (anche se le modalità
di nascita del film fanno pensare di no), ma è certo
che anche questa serie di circostanze portano a rendere naturale
un confronto tra due modi diversi di concepire un certo tipo
di cinema - nel caso particolare la commedia all'italiana
- , rimandando anche a riflessioni sul modo di guardare al
mondo del pallone, specchio di un certo evolversi della società
italiana.
Balza subito agli occhi che mentre il film dell'84 tendeva
a puntare sull'effetto sorpresa di un Banfi sdoganato dallo
stretto recinto della commediola pecoreccia, e rivelava un'insolita
capacità di catturare il pubblico attraverso la freschezza
di un'ironia incentrata su un aspetto cruciale dell'italica
cultura, quello del calcio, onnipresente nel mondo della stampa
e della comunicazione televisiva ma poco o per nulla presente
nel panorama cinematografico, il seguito fa leva anzitutto
sul grande successo del primo episodio, e punta sull'immediata
riconoscibilità per il grande pubblico dei grandi campioni
della Serie A e dei più celebri giornalisti sportivi
inseriti in quasi ogni scena della pellicola.
Molto più "cinematografico" il primo approccio,
più legato all'odierna tendenza della televisione di
fagocitare l'immaginario collettivo il secondo.
Se si tralascia un meraviglioso cameo del presidente della
Lazio Lotito, e una gustosa sequenza in costume che vede protagonisti,
tra gli altri, Totti e Del Piero, l'utilizzo delle altre star
extra cinematografiche appare però meno funzionale
di quello della pellicola dell'84, più strumentale,
teso unicamente ad accattivarsi quella larghissima fetta di
pubblico che solitamente non frequenta il grande schermo,
o che è troppo giovane per essere cresciuta con il
"mito" del primo episodio.
La stessa interpretazione di Lino Banfi è legata innegabilmente
al Nonno Libero di Un medico in famiglia per il quale viene
riconosciuto dagli under 18, piuttosto che alla lunga sequela
delle pellicole che lo vedevano sfoggiare quel curiosissimo
ed ormai famoso accento barese, e che l'hanno lanciato nel
corso degli anni '70 e '80.
Tutto questo, unito ad un livello complessivo di recitazione
non di certo memorabile - anche per via dei tanti non professionisti
che compaiono nel film - fa de L'allenatore
nel pallone 2 un'operazione che si discosta totalmente
dal celeberrimo primo capitolo, connotandosi come un blockbuster
all'italiana (ben sei i milioni di euro investiti nel progetto),
che strizza l'occhio al lato più prettamente commerciale
della scia di uno dei più solidi e riusciti film di
genere degli anni '80. Non per questo però deluderà
i fan incalliti di Oronzo Canà, né tantomeno
i tantissimi giovani tifosi che potranno osservare i loro
idoli calcistici in una veste totalmente nuova ed insolita.
[pietro salvatori]