All the Invisible Children
id.
Regia
Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Katia Lund,
Jordan & Ridely Scott, Stefano Veneruso, John Woo
Sceneggiatura
AA.VV.
Fotografia
AA.VV.
Montaggio
AA.VV.
Musica
AA.VV.
Produttori
Maria Grazia Cucinotta, Chiara Tilesi, Stefano Veneruso
Anno
2005
Durata
116'
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Distribuzione
01 Distribution
Bambini guerriglieri con la figurina di Ronaldo incollata sul caricatore del fucile; un giovane gitano iniziato al furto dal padre ubriacone; un’adolescente di Brooklyn malata di AIDS trasmessole dai due genitori tossicodipendenti; due ragazzini che tentano di sopravvivere con il riciclaggio di rifiuti nelle favelas di San Paolo; un fotoreporter che ricerca nell’adolescenza la cura per il suo spirito malato; la vita sbandata di un ragazzino nella periferia di Napoli; due bambine cinesi dai destini tanto segnati quanto diversi che si incrociano in un gioco di circostanze.
Sette temi, sette punti di vista sul mondo degli adolescenti. Sette storie narrate con disomogeneità di stili e risultati da sette registi provenienti da diverse estrazioni culturali ed estetiche come Mehdi Charef (Tanza), Emir Kusturica (Blue Gypsy), Spike Lee (Jesus Children of America), Katia Lund (Bilu & João), Jordan & Ridley Scott (Jonathan), Stefano Veneruso (Ciro) e John Woo (Song Song & Little Cat).
Le colpe dei padri non dovrebbero cadere mai sulle spalle dei figli, così come quelle degli adulti su quelle dei bambini. Ed invece pare proprio di vivere in una sorta di dimensione sospesa in cui fucili e pistole sostituiscono bambole e giocattoli, la lotta per la sopravvivenza i giochi e la scuola, le brutture della vita la spensieratezza dell’adolescenza.
Un occhio puntato su quell’adolescenza che cresce disperata lontano dai nostri occhi e dalle nostre televisioni, un’opera che punta a risvegliare le coscienze attraverso il linguaggio potentissimo delle immagini, del cinema mainstream, di autori che con una libertà produttiva inusuale hanno scelto la tematica da trattare e con la massima libertà creativa dato origine ad un’opera visivamente potente ed a tratti profondamente commuovente. Un gradino sopra gli altri il toccante Song Song & Little Cat di John Woo, un regista capace di trattare i processi emotivi con inusuale leggerezza di tocco e fluidità narrativa, mentre delude per l’accumulo di stereotipi nonostante una regia coinvolgente Ciro di Stefano Veneruso e Jonathan di Ridley Scott padrino della prima prova registica del figlio Jordan, il più oscuro ed enigmatico della compagnia.
“I registi hanno avuto una assoluta libertà creativa – racconta Chiara Tilesi produttrice insieme a Maria Grazia Cucinotta ed allo stesso Veneruso -. Ogni regista ha scelto il proprio tema e sviluppato liberamente l’idea. L’obiettivo era quello di sottolineare quelle realtà di bambini che rimangono quasi sempre invisibili, perché nessuno ne è a conoscenza.”
Un film accolto con calorosi applausi alla 62 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, realizzato con il sostegno della Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri i cui proventi da incassi e sfruttamento commerciale saranno devoluti a favore dell’UNICEF e del World Food Programme dell’ONU. Da vedere.
[fabio melandri]