A bordo di un'astronave che orbita intorno alla terra decollata
da non si sa bene dove, diretta da qualche parte nello spazio
e senza un vero perchè, viene ingaggiata una violentissima
e cruenta battaglia tra un gruppo di Aliens e un Predator
senza esclusioni di colpi. Queste due creature demoniache
vagamente antropomorfe dotate di tutto tranne che di razionalità
e di un minimo di buon senso, non si rendono conto che sparare
bombe e proiettili da armi nucleari e divorare ogni fonte
elettrica dentro una navicella non è esattamente privo
di conseguenze.
Caso vuole che il mezzo precipiti deflagrando sulla terra,
esattamente in un bosco ai margini di una cittadina del Colorado
centrale, Gunnison. Queste province americane, non luogo per
eccellenza della cinematografia statunitense e soprattutto
del genere fantastico fin dagli Anni Trenta, sono il microcosmo
ideale dove ambientare e mettere in scena le mille paure che
animano la coscienza della middle class occidentale. La paura
del diverso, la paura del contatto, la paura della catastrofe
e della disgregazione familiare a cui si reagisce con la prevaricazione,
con la vendetta e con la violenza. La bestia, lo straniero,
il nemico sia esso in forma animale che umana devasta non
solo la struttura materiale, ma anche e soprattutto prima
le fondamenta sociali del vivere comune e poi la natura stessa
delle persone, che in queste occasioni tirano fuori il peggio
di sé e regrediscono a una forma primitiva anteriore
a ogni civiltà. Mentre l'Alien rappresenta il parassita
che striscia viscido, che ti divora dall'interno e con i suoi
tentacoli ti aggredisce succhiandoti la vita senz'altro scopo
che quello di distruggere ogni cosa incontri nel suo cammino,
il Predator è il cacciatore per antonomasia che sembra
aver imparato a memoria la lezione di Sun Tzu e di Von Clausewitz.
Predator è il guerrigliero che sa muoversi nella giungla
così come nella metropoli, stratega astuto e invulnerabile,
è l'incarnazione di un intero esercito in un corpo
solo. Entrambi non sono mossi da pietà, non fanno prigionieri
e ignorano i più elementari diritti umani.
Il gioco è di vedere cosa potrebbero combinare, a partire
da queste caratteristiche, in un contesto ristretto e angusto
come quello di un centro cittadino, in mezzo al traffico,
sotto nelle fognature e fin dentro i reparti di maternità
degli ospedali pubblici. Per gli americani sotto shock dall'11
settembre, il terrore più grande è la guerra
in casa. I fratelli Strause, qui per la prima volta registi
dopo una carriera negli effetti speciali al servizio di film
come 300, XMen
Conflitto finale e I fantastici
4, si divertono a inserire il conflitto tra Alien e
Predator, due mostri che piombano direttamente più
dall'immaginario reaganiano degli anni ottanta che dal cosmo
inesplorato, nei meccanismi del western riprendendo il tema
dell'eroe emarginato ma onesto che salva una comunità
corrotta, peccatrice e ignara del pericolo incombente (nel
western erano i pellerossa, nel fantastico sono gli extraterrestri
e i mostri di tutte le razze possibili). Rendono omaggio al
più classico dei western chiamando Dallas l'eroe, dove
Dallas era la prostituta coraggiosa di Ombre Rosse, e il western
d'altronde è il genere preferito dai produttori della
saga, Walter Hill e David Giler, eredi di Peckinpah e di John
Ford. Dallas è un ladro che torna in città e
come Rambo, senza essere un reduce, viene accolto dallo sceriffo
di Gunnison che lo mette in guardia. Dallas non ha un passato,
ma ha un fratello che si vergogna di lui e che si arrangia
e si mantiene gli studi facendo le consegne di pizze porta
a porta. Ricky è ancora innamorato della sua ex fidanzata,
la pin up della scuola e quando decideranno di festeggiare
il rinnovato amore nella piscina del liceo, ci penseranno
Predator ed Alien a guastargli la festa. L'unica fuga possibile
è rintanarsi in un'armeria insieme con altri sopravvissuti
dove aspettare addirittura dal governo una comunicazione per
salvarsi da quell'inferno. Ma probabilmente i militari non
sono tanto più innocenti delle creature venute dallo
spazio.
Alien versus Predator è
una sottosaga di due saghe che avevano dato nuova linfa all'horror
e al film di guerra grazie a registi come Ridley Scott, James
Cameron e John McTiernan. Alien e Predator come Freddy Krueger
e Mike Myers di Halloween hanno
sostituito ormai da vent'anni i grandi miti come Dracula o
Frankenstein, ma dopo di allora non ne sono stati più
sfornati altri e così negli ultimi due decenni Hollywood
ha deciso bene di sfruttarli ancora dando vita a dei bmovie
dagli incassi miliardari.
La formula è semplice e il successo è garantito.
Bisogna dire che in questo sequel le idee e le trovate sono
ridotte al minimo, la trama è ufficialmente un pretesto
per mostrare come i soldi sono stati spesi in effetti speciali
e la differenza tra un film, un videogioco e un fumetto è
irriconoscibile. La scommessa del primo Alien, di non mostrare
l'orrore, ma di farlo intuire nella mente dello spettatore
è andata persa del tutto per concedersi al gore e allo
splatter più insignificante. Per gli amanti del genere
c'è da sottolineare la sequenza nelle fogne, l'unico
momento in cui il Predator e gli Alien si affrontano senza
umani di mezzo, liberi di fracassare qualsiasi cosa gli capiti
a tiro. Sarebbe interessante come livello successivo, se decideranno
di concludere la trilogia, di eliminare del tutto la presenza
degli attori in carne ed ossa e di godersi lo spettacolo dei
due mostri, senza cedere alle allusioni da complotto militare
che qui vengono adombrate come fastidioso e risolutore Deus
ex machina. [matteo cafiero]