One man
show per Jude Law in questo Alfie, remake
dell’omonimo film del 1966 con Michael Caine e come tale da
consigliare solo a chi dell’attore americano è un cieco
ed appassionato ammiratore/trice.
Incallito dongiovanni inglese trapiantato a New York, autista di limousine
e macchine di lusso assai disponibile e servizievole verso tristi
ed insoddisfatte clienti. Superficiale, arrogante, maschilista e menefreghista
passa di letto in letto, di sedile in sedile, prendendo dalle donne
che entrano ed escono dalla sua vita tutto quello che può dando
in cambio il meno possibile. Non esiste coinvolgimento emotivo, la
donna è FTP, faccia – tette – culo, questa la spicciola
filosofia del nostro protagonista a cui Jude Law presta la sua nota
faccia da schiaffi.
Un film logorroico, irritante per i continui monologhi, per la forzata
ricerca della complicità dello spettatore travolto, come in
una canzone dei Jalisse, in un fiume di parole... inutili.
La sceneggiatura schematica e prevedibile, la piatta regia del mestierante
Charles Shyer (Il padre della sposa,
Genitori in trappola, L’intrigo
della collana) finiscono per rendere il film una scura ed imbarazzante
macchia nel curriculum di navigate attrici come Marisa Tomei e Susan
Sarandon (mai così bella ed affascinante nonostante l’età)
ed in quella dell’emergente e sensualissima Sienna Miller. [fabio
melandri]