Il film
comincia riecheggiando l'inizio di una famosa pellicola che ha per
protagonista un altro titano, il Kane di Quarto
potere. Un re morente cui cade di mano un oggetto, del cui
valore verremo messi a parte durante il film, che spira portandosi
con sé le ultime parole, lasciando agli astanti l'ennesimo
mistero sulla vita di un personaggio gigantesco e contraddittorio.
E come in Quarto potere, non è
un narratore onnisciente che ci racconta la vita di Alessandro, ma
un cronista, suo vecchio compagno che, quarant'anni dopo la di lui
morte, tenta di spiegarne la leggenda a dei giovani discepoli.
Riassumere un film come questo è inutile, oltre che difficile.
Non è facendogli le pulci da un punto di vista storico che
si può basare una spiegazione, o anche la sola fruizione. Stone
è sempre stato, e sempre sarà, un regista "di pancia",
sanguigno, magari a volte sconfinante nell'eccesso barocco o nell'esasperazione
dei contrasti. Certo, il meglio di sé riesce a darlo quando
"asciuga" lo stile senza perdere la sua incisività,
come è accaduto per Talk Radio
piuttosto che nel pluripremiato Platoon.
Con Alexander Stone confeziona un'opera
bellissima, che riesce ad indugiare sui conflitti intimi e ad aprirsi
a scene di battaglia veramente suggestive, senza mai perdere la propria
coerenza interna. Ci parla di una personalità grande e complessa,
al cui interno si sono agitate forze che solo lontanamente riusciamo
ad immaginare, eppure qualcosa ci viene trasmesso. Parte di quella
grandezza ci lambisce e ci turba, lasciandoci affascinati e disorientati,
come se fossimo anche noi sulle rive del Gange ad interrogarci se
sia giusto passare dall'altra parte, o accontentarsi di quello che
abbiamo già fatto e tornare indietro.
Si parla di un Titano, che come tutti i Titani vuole l'amore del padre,
della madre, dei suoi cari, e nell'impossibilità di ottenerli
si ritrova a conquistare un impero -"dietro ogni grande impresa
c'è una grande perdita"-. Si narra del coraggio e della
paura. Di un uomo che supera se stesso, nel bene e nel male, e che
come un nuovo Prometeo dona all'umanità qualcosa di più
importante di un impero: una visione, un'idea, insieme ad un nuovo
mito. [matteo lenzi].