Chi era
Bill Monroe ? Era il più fantastico, eccezionale autore
di musica folk di tutti i tempi! E... di tutta l'America!
Didier lo racconta a Elise, nella bottega di tatuaggi, e gli
brillano gli occhi mentre ne parla; mentre le racconta del
fascino della sua musica, dell'amore per le emozioni che gli
permette. Didier ed Elise potrebbero sembrare una coppia di
scoppiati con tutti quei tatuaggi sul corpo di Veerle Baetens,
e quella barba un po' spelacchiata di Johan Heldenbergh che
ricorda l'immagine di un Nick Nolte più buono. E invece
non è per niente così, perché sono forti!
E hanno una meravigliosa, solare bambina, di nome Maybelle.
Nella loro terranda, terrazza
e veranda, Maybelle vede le cornacchie schiantarsi sui vetri
e morire.
Il padre vorrebbe spiegarle cos'è la morte; vorrebbe
che sua figlia non si aggrappasse a nessun Dio. Ma non è
facile come pensava.
Questo racconto è
una storia di vita su uno sfondo bucolico e intimo. Una storia
di vita è una storia finita. Una storia di ciò
che ci smuove, che porta con sé gioia, sofferenza e
malattia. Parte di ognuno di noi. Didier ed Elise fanno un
matrimonio folk, cantato: “nella gioia e nel dolore,
in ricchezza e povertà; finché morte non ci
separi”. E' di questo che parla Alabama Monroe. Di quanto
tutta la coscienza di queste parole si perda inevitabilmente
dopo che vengono dette. E' un attimo e la loro sempiterna
valdità è già nel passato dell'avvicendarsi
della vita. E già non ci si pensa più. Ma è
esattamente quello che succede dopo. A tutti noi.
Così come i chiaroscuri
della vita è la fotografia: luci e ombre caravaggesche.
Colori accesi e il tramonto. Scene quasi monocromatiche. Accese
ma mai surreali, ne sfiorano il limite. Sono vivide perché
così è quello che succede. E così le
ritrae l'obiettivo.
Così come
le altalene della vita è la musica: vibrazioni nella
tristezza; si esibiscono vestiti di bianco estivo: canta la
voce corale dell'amicizia, dell'entusiasmo, dell'empatia;
l'energia si impone anche nei momenti di dolore. E Didier
ed Elise si guardano, l'un l'altro.
E' un film ritmato. Contiene
la vita. La speranza, per chi la coglie, e la disperazione,
anche per chi non è attento. All'ultimo momento ce
la faremo a cambiare e a risorgere dalle nostre sconfitte
? E soprattutto, sarà obbligatorio farcela ?
Guardiamoli insieme
alla loro bambina Maybelle. Guardiamo le loro debolezze, i
loro slanci, nella storia di una piccola cittadina belga;
la città che potrebbe essere quella di ognuno di noi.
Nella poltrona della sala pensiamo a cosa vuol dire amare.
Felix Van Groeningen, che ora ha 37 anni, debutta nel 2000
con un cortometraggio. Si presenta come un regista introspettivo,
un più vivace Bob Rafelson, con al suo attivo poche
pellicole tra cui Le merditude des choses, ancora ambientato
in un paesino belga, storia del percorso umano di Gunther
con quattro fratelli che corrono nudi in bicicletta. Originale.
Groeningen sembra aver abbracciato la poetica di Spielberg:
parlare di una storia fuori dalle luci della visosità,
e che potrebbe vivere ciascuno di noi.
Qui in Italia i registi
nordici ci affascinano con la loro dimensione diversa, come
Gus Van Sant, come Lars Von Trier, come Bergman nel suo incredibile
film “Persona”.
Sono sperimentali, hanno qualcosa di innovativo. Forse sono
eredi dell'espressionismo tedesco. Ora è approdato
anche Groeningen, che intanto ha vinto il premio César
per l'arte e la tecnica, il Satellite Award per il miglior
film straniero, il premio per la migliore attrice dell'European
Film Awards a Veerle Baetens, e poi è bene smetterla
altrimenti parliamo solo di questo.
Van Groeningen si
diverte nelle scene erotiche di sfuggita: usa qualche virtuosismo;
ci vuole incuriosire con la perfezione dei tatuaggi di Veerle
Baetens, lasciarci spaesati a metà tra il comico e
lo spinto; usa la potente defocalizzazione dal particolare
inventata da Hitchcock.
Non bisogna uscire dalla
sala credendo di aver perduto la speranza.
Né avvilirsi per la fragilità dell'uomo.
Ma gioire per la musica, per l'amicizia, per l'individutalità
di ognuno di noi, per la bellezza che ci regala la vita anche
se è a termine.
E non perdere di vista
il fatto che Alabama Monroe... è una storia d'amore.
[fabrizio bernini]