Tom
Stall conduce un’esistenza perfetta nella piccola città
di Millbrook. Ha una moglie perfetta. Ha due figli perfetti.
Un lavoro perfetto. Un giorno nel suo ristorante fanno irruzione
due criminali che Tom, nel tentativo di sventare la rapina e
di salvarsi la pelle, si trova costretto ad uccidere. Da quel
momento tutta la sua vita cambia. Niente sarà più
come prima. Trasformato dai media in eroe nazionale, con la
sua faccia su tutti i giornali, Tom dovrà suo malgrado
fare i conti con un pericoloso passato che sembrava morto e
sepolto e che invece torna prepotentemente a rivendicare i propri
fantasmi.
A distanza di qualche anno dallo psicotico Spider,
trasposizione cinematografica dell’omonimo bestseller
di Patrick McGrath, per il quale il regista canadese aveva lavorato
gratis - investendo non solo energie ma anche soldi mai più
rientrati nelle tasche dato lo scarso successo ottenuto al botteghino
- Cronenberg ci ritenta, questa volta mantenendosi meno fedele,
forse, alla propria poetica (il termine cronenberghiano individua
ormai da tempo certo cinema estremo e carnale) e più
fedele alle leggi di mercato. In realtà Cronenberg (che
candidamente ritiene questo film cronenberghiano come gli altri
visto che l’ha girato sempre lui!) prosegue un po’
quel viaggio, che aveva intrapreso con Brood
e Rabid, all’interno della
(a)normalità quotidiana.
Nei suoi primi film lo sguardo era più morboso ed inquietante
oggi è senza dubbio più lucido. Ma se a prima
vista in questo A History of Violence
si stenta a riconoscerne il tocco, ad una seconda visione, più
accurata, c’è da ricredersi.
Per Cronenberg la violenza pervade tutti i nostri rapporti.
Si annida nella natura umana. E’ come un demone sotto
la pelle. E’ ovunque. La violenza è in Tom Stall
quando si fa giustizia da sé. E’ negli spietati
killer quando massacrano una povera famiglia indifesa. Ma la
violenza è anche nel figlio di Tom che riesce a farsi
rispettare soltanto con la forza dei calci e dei pugni. Ed è
pure nel sesso che Tom fa con la moglie sulle scale. La violenza
si mescola a tutto e si confonde con tutto. Non si può
evitare. Anche se evoluti, anche se civili, siamo purtroppo
destinati al primordiale richiamo della violenza.
Cronenberg trae la sua storia da un fumetto e realizza un ibrido
a metà tra il thriller e il noir in cui un innocente,
o presunto tale, perde la propria identità e viene scambiato
per quello che non è. L’ambiguità del male
insito nell’uomo comune resta immutato lasciando vivo
fino alla fine il dubbio della legittimità della violenza
nella vita di un’ordinaria famigliola di provincia. Un’impertinente
intrusione nell’incubo del quotidiano. Uno sguardo impietoso
nell’abisso di noi stessi. Dettagliato ritratto dell'
America, oggi.
[marco catola]
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