A History Of Violence
id.
Regia
David Cronenberg
Sceneggiatura
Josh Olson
Fotografia
Peter Suschitzky
Montaggio
Ronald Sanders
Musica
Howard Leslie Shore
Interpreti
Viggo Mortensen, Maria Bello, Ed Harris, William Hurt, Ashton Holmes
Anno
2005
Durata
90'
Nazione
USA
Genere
drammatico
Distribuzione
01 Distribution
Tom Stall conduce un’esistenza perfetta nella piccola città di Millbrook. Ha una moglie perfetta. Ha due figli perfetti. Un lavoro perfetto. Un giorno nel suo ristorante fanno irruzione due criminali che Tom, nel tentativo di sventare la rapina e di salvarsi la pelle, si trova costretto ad uccidere. Da quel momento tutta la sua vita cambia. Niente sarà più come prima. Trasformato dai media in eroe nazionale, con la sua faccia su tutti i giornali, Tom dovrà suo malgrado fare i conti con un pericoloso passato che sembrava morto e sepolto e che invece torna prepotentemente a rivendicare i propri fantasmi.
A distanza di qualche anno dallo psicotico Spider, trasposizione cinematografica dell’omonimo bestseller di Patrick McGrath, per il quale il regista canadese aveva lavorato gratis - investendo non solo energie ma anche soldi mai più rientrati nelle tasche dato lo scarso successo ottenuto al botteghino - Cronenberg ci ritenta, questa volta mantenendosi meno fedele, forse, alla propria poetica (il termine cronenberghiano individua ormai da tempo certo cinema estremo e carnale) e più fedele alle leggi di mercato. In realtà Cronenberg (che candidamente ritiene questo film cronenberghiano come gli altri visto che l’ha girato sempre lui!) prosegue un po’ quel viaggio, che aveva intrapreso con Brood e Rabid, all’interno della (a)normalità quotidiana.
Nei suoi primi film lo sguardo era più morboso ed inquietante oggi è senza dubbio più lucido. Ma se a prima vista in questo A History of Violence si stenta a riconoscerne il tocco, ad una seconda visione, più accurata, c’è da ricredersi.
Per Cronenberg la violenza pervade tutti i nostri rapporti. Si annida nella natura umana. E’ come un demone sotto la pelle. E’ ovunque. La violenza è in Tom Stall quando si fa giustizia da sé. E’ negli spietati killer quando massacrano una povera famiglia indifesa. Ma la violenza è anche nel figlio di Tom che riesce a farsi rispettare soltanto con la forza dei calci e dei pugni. Ed è pure nel sesso che Tom fa con la moglie sulle scale. La violenza si mescola a tutto e si confonde con tutto. Non si può evitare. Anche se evoluti, anche se civili, siamo purtroppo destinati al primordiale richiamo della violenza.
Cronenberg trae la sua storia da un fumetto e realizza un ibrido a metà tra il thriller e il noir in cui un innocente, o presunto tale, perde la propria identità e viene scambiato per quello che non è. L’ambiguità del male insito nell’uomo comune resta immutato lasciando vivo fino alla fine il dubbio della legittimità della violenza nella vita di un’ordinaria famigliola di provincia. Un’impertinente intrusione nell’incubo del quotidiano. Uno sguardo impietoso nell’abisso di noi stessi. Dettagliato ritratto dell' America, oggi.
[marco catola]