I hearth huckabees
id.
Regia
David O. Russel
Sceneggiatura
David O. Russel, Jeff Baena
Fotografia
Peter Deming
Montaggio
Robert K. Lambert
Musica
Jon Brion
Interpreti
Dustin Hoffman, Isabelle Huppert, Jude Law, Naomi Watts,
Jason Schwartzman, Mark Wahlberg, Lily Tomlin
Anno
2005
Durata
107'
Nazione
USA
Genere
commedia
Distribuzione
20th Century Fox
L’insostenibile essenza dell’esistenza. Viviamo in un universo senza senso, vittime del caso e delle coincidenze oppure tutto è collegato e gli incontri che facciamo ogni giorno della nostra vita sono pezzi di un puzzle più grande che vale la pena di conoscere ed indagare?
Su questo amletico dilemma esistenziale si basa la nuova commedia di David O. Russel, già autore della commedia Amori e disastri e dell’interessante Three Kings con Gorge Clooney predone del deserto irakeno durante Desert Storm.
Attraverso un variegato cast che comprende Dustin Hoffman,
Isabelle Huppert, Jude Law, Naomi Watts, Mark Wahlberg, Lily Tomlin e la rivelazione Jason Schwartzman (il cui debutto sul grande schermo è datato 1999 accanto a Bill Murray in Rushmore di Wes Anderson), Russel costruisce una commedia filosofica tanto logorroica nei dialoghi quanto barocca nella composizione-decomposizione dell’immagine. Russel agisce nel DNA dell’immagine digitale, scomponendo le immagini in pixel e ricomponendole in altra forma in un gioco vertiginoso che rompe i confini precostituiti tra finzione e rappresentazione, spazio filmico e spazio visivo.
La struttura narrativa, dialoghi e personaggi surreali sono di chiara deriva andersoniana, mentre il presupposto filosofico su cui fa perno l’intero film è un mix di correnti filosofiche tra loro lontane: dalla nozione di unità e interconnessione delle filosofie orientali, alla visione individualista di Sartre di un universo senza senso, condito da nozioni di fisica quantistica.
Il risultato è la sensazione di assistere ad uno sterile esercizio di stile, così estremo ed insistito da finire per ripiegarsi su se stesso lasciando lo spettatore tramortito ed inebetito. [fabio melandri]