INLAND EMPIRE - L'impero della mente
INLAND EMPIRE
Regia
David Lynch
Sceneggiatura
David Lynch
Fotografia
David Lynch, Erik Crary, Odd
Geir Saether, Ole Johan Roska
Montaggio
David Lynch
Scenografia
Melanie Rein, Gretchen Houk
Costumi
Karen Baird, Heidi Bivens
Musica
Angelo Badalamenti
Produzione
David Lynch, Mary Sweeney
Interpreti
Laura Dern, Jeremy Irons, Harry Dean Stanton, Justin Theroux,
Diane Ladd, Julia Ormond, William H. Macy
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
USA
Durata
182'
Distribuzione
Bim Distribuzione
Uscita
09-02-07

È la storia (?) di Anne, attrice hollywoodiana al suo primo ruolo veramente importante. La sua carriera e la sua vita si intrecceranno fino a diventare un unico incubo personale.
Presentato fuori concorso alla 63° Mostra del cinema di Venezia, dove il regista è stato premiato con il Leone d'Oro alla carriera, l'ultimo lavoro dell'autore di Twin Peaks rappresenta la naturale evoluzione artistica di Mulholland Drive.
C'è molto del pensiero di Lynch in INLAND EMPIRE: da un lato Jeremy Irons regista del film nel film, regista dell'attrice che poi interpreterà il suo proprio film; un esempio di metacinema, un viaggio senza ritorno che dal cinema passa al mistero. Dall'altro lato una collezione delle immagini e degli oggetti lynchiani più disparati: si vedono conigli pupazzo nelle sitcom, puttane polacche, giovani donne che piangono, labirinti e sangue che sgorga. Il regista americano, nel suo film-manifesto, ci descrive le innumerevoli possibilità del cinema con la più postmoderna delle sue opere. Siamo anni luce dal cinema-verità di The Straight Story.
Da sottolineare è la interpretazione di Laura Dern - ex protagonista di Jurassic Park, alla terza prova con il suo maestro dopo Velluto blu (1986) e Cuore selvaggio (1990) - che assume mille mutevoli volti; il suo cambiamento e il suo straniamento sono la colonna vertebrale dell'intera storia. La bravissima attrice è perfetta: sensuale ed elegante quando serve, allucinata nelle situazioni più insolite e degradanti.
La prima parte scorre via in una relazione sentimentale che dal cinema passa alla vita, nella seconda parte il film decolla, o meglio decolla il viaggio cerebrale di Anne. La storia si dissolve, entra in campo il frullato di visioni, il puzzle irregolare di un gatto-regista che gioca col topo-spettatore. La trama si sdoppia, diventa tripla e quadrupla, crea molteplici rimandi che sovente si smentiscono.
L'incubo di Anne e gli enigmi surreali che lo compongono permettono infinite possibilità di effetti speciali e di uso della fotografia, anche se è il buio, della mente e delle immagini, a fare da padrone, e ci pensa la colonna sonora originale del fedele Angelo Badalamenti a far sobbalzare la platea.
Insomma 180 minuti a spasso per l'impero della mente (INLAND EMPIRE rigorosamente scritto a caratteri maiuscoli) che esalteranno i fan del regista - qui per la prima volta alle prese con il digitale - e faranno notevolmente arrabbiare i suoi detrattori. Più allucinante di Twin Peaks, più incoerente di Mulholland Drive, senza trama, senza logica, senza condanna e senza sentimento. Senza mezzi termini da amare o da odiare. Sicuramente chi cercherà di capirci qualcosa ne rimarrà deluso, tentare di comprenderlo è sinceramente inutile. Se vi arriva allo stomaco, se vi pulsa sotto la pelle ha avuto effetto: siete nel club di David Lynch, inevitabilmente qualcuno vi apostroferà come snob. [simone pacini]



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