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Closer
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Quattro persone, due uomini e due donne, possono dar vita a quattro coppie, abbinamenti omosessuali esclusi. Mike Nichols sceglie di mostrarci come questo sia possibile e quanto l’umana mente possa rivelarsi contor…mmm…complic…no...porca, sì porca. Tinto Brass ci prova da anni con risultati infimi. Anche il laureato Nichols fallisce il bersaglio, con un filmetto noioso e volgarotto, con dialoghi al limite del surreale. Si ha la sensazione di assistere al seguito scemo di quel capolavoro incompreso che è Ovunque sei di Placido. Ad un certo punto mi aspettavo di sentire la Roberts che confessava a Clive Owen di toccarsi mentre pensava ad un primo piano prolungato di Accorsi che guarda nel vuoto! Peccato. Un film scandalo che di scandaloso c’ha solo il fatto che può considerarsi il primo film non vietato a nessun tipo di minore in cui si pronuncia la parola “sborra”. Cast stellare sprecato da un testo teatrale che non aveva le giuste caratteristiche per la trasposizione su grande schermo. Nella prima battuta del film, accompagnata dalla meravigliosa voce di Damien Rice che sussurra The blowers daughter, si intuisce già il clima irreale delle situazioni a cui andiamo incontro. La Portman, appena investita, e a sentire la frenata che si sente dovrebbe essere almeno in stato comatoso, si riprende, guarda Jud Law negli occhi, sorride e dice: “Ciao, straniero”. I più accorti avrebbero dovuto già abbandonare la sala. Chi è rimasto avrà visto che il film è basato su questo valzer a quattro e che alla fine delle danze ci sarà chi rimarrà fregato e chi vivrà felice e contento. C’est la vie! E non serve questo film per spiegarcela. [maurizio milo]
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