Un
titolo che non lascia spazio al dubbio! La misura è quella
dell’organo maschile del/della protagonista, la transessuale
Marieta, nata in Adolfo, che sogna l’operazione che può
cambiarle la vita, che convive con un nano tanto pieno di idee
balzane quanto sfortunato nella loro realizzazione, che intrattiene
rapporti sessuali con un affascinante scaricatore di frutta
e verdura ma assai passivo nel momento del ‘dunque’.
In un circo di nani, ballerini, maestre di musica, anziane prostitute,
donne grasse, vecchie aristocratiche il regista Ramón
Salazar, al suo attivo un lungometraggio Piedras
ed un pluripremiato cortometraggio Bongos,
sceglie di non accentuare il tono già di suo grottesco
della narrazione con una regia estetica e ricercata, optando
per una conduzione sottotono quasi melanconica di attori, scenografie
e luci. Gli unici balzi Salazar se li concede nei divertenti
intermezzi musicali – miscelando successi internazionali
di varie epoche e nazionalità come Parole, Quiero ser
santa, True Blue, Las ratonas, I Want to Break Free - ispirati
alla grande tradizione del musical classico hollywoodiano da
Fred Astaire e Ginger Rogers a Elvis, Marisol, Cyd Charisse
o Judy Garland condite da coreografie a metà strada tra
i numeri musicali di Carmen Miranda e le composizioni di corpi
femminili utilizzati come strutture per giochi geometrici e
concentrici di Busby Berkeley. Il film deve moltissimo all’eclettica
interpretazione della protagonista, la brava Mónica Cervera,
attrice dal volto almodovariano – quasi gemella di quella
Rossy Di Palma qui presente in un breve cameo -, già
vista in Crimen Perfecto e protagonista
delle precedenti opere del giovane regista spagnolo.
Un mondo di freaks, di malinconici outsider, di dignitosi disperati
stanchi di tirare a campare, di sopravvivere, in cerca di quel
riscatto sociale, professionale, sessuale che significa finalmente
vivere. [fabio melandri]
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