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Regia
Mikael Hafstrom
Sceneggiatura
Matt Greenberg, Scott Alexander, Larry Karaszewski
Fotografia
Benoit Delhomme
Montaggio
Peter Boyle
Scenografia
Andrew Laws
Costumi
Natalie Ward
Musica
Gabriel Yared
Interpreti
John Cusack, Samuel L. Jackson, Mary McCormack,
Jasmine Jessica Anthony, Tony Shaloub, Alexandra Silber
Produzione
Dimension Films, Di Bonaventura Pictures
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
horror
Durata
104'
Distribuzione
KeyFilms
Uscita
23-11-2007
Giudizio
Media

1408 è il numero della stanza del Dolphin Hotel a New York, chiusa da anni, dove si sono verificati dei suicidi terribili e assurdi. Mike Enslin è uno scrittore in crisi. I suoi romanzi in cui cercava di raccontare il rapporto col padre erano stati dei capolavori ma non avevano venduto un numero sufficiente di copie per dargli fama e successo. Da quel momento si era dedicato a pubblicare storie dozzinali di fantasmi che scelgono come dimora delle loro azioni piccoli alberghi di provincia. Mike va in giro per l'America con un'attrezzatura da Ghostbuster per stanare poltergeist e presenze sovrannaturali, trasformando tutto questo materiale in pubblicità per i proprietari. Finché un giorno una cartolina non attira la sua attenzione. C'è scritto semplicemente "non entrare nella stanza 1408". Viene dal Dolphin Hotel. Per Mike suona come uno strano scherzo, sommando le quattro cifre tra loro il risultato dà tredici, il numero considerato sfortunato negli Stati Uniti. Ma per Mike questa rappresenta la classica mossa del destino per dare una svolta alla sua esistenza e farlo sentire ancora un vincente. Qualcuno vuole sfidarlo e lui accetta la sfida. Il direttore lo accoglie non proprio a braccia aperte. Il direttore sa con certezza che da quella stanza non si esce vivi e non ha bisogno di stratagemmi di bassa lega per aumentare il fatturato. Lo mette in guardia, ma Mike non gli dà retta, conosce i trucchi del mestiere e sospetta che sia tutta un'operazione commerciale per sfruttare l'ingenuità e la buona fede della gente. Ma quei morti fotografati sui giornali, custoditi gelosamente dal direttore, sembrano molto più di un avvertimento. Dopo un braccio di ferro estenuante, l'esito è scontato e prevedibile. Mike ha il permesso di entrare, ma a patto di rimanerci non più di una notte. All'alba se riuscisse a sopravvivere, dovrà liberare la 1408.
Il resto non si può anticipare e nemmeno suggerire. Tratto da un racconto inedito di Stephen King sembra il preludio di Shining. Uno scrittore si rinchiude in un hotel per cercare l'ispirazione creativa ma finisce per essere vittima di allucinazioni che mettono a repentaglio la sua incolumità e quella della sua famiglia. Il confronto con il capolavoro di Kubrick sarebbe impietoso e non renderebbe giustizia a questo piccolo gioiello di tensione diretto dal regista svedese Hafstrom che nel 2005 si segnalò per il thriller Derailed - Attrazione letale con Clive Owen e Jennifer Aniston. Il gioco che la sceneggiatura ingaggia con lo spettatore è simile a quello che fece Wes Craven con Scream. Dal momento in cui l'energico e mai domito John Cusack varca la soglia della camera lo spettatore si trova ad essere sfidato sulle sue percezioni. Lo spettatore sa che assisterà a delle allucinazioni, sa che quello che vedrà saranno solo delle proiezioni fantasmatiche prodotte dalla psiche della 1408 che entra in conflitto con la psiche paranoica del protagonista. Ma nonostante questo lo spettatore precipita in un vortice di immagini che lo terrorizzano senza distinguere cosa è vero e cosa no. La prima mezz'ora da questo punto di vista è da manuale, colpi di scena si susseguono senza soluzione di continuità seminando il panico in sala. Quando le trovate si esauriscono, il film cala e si avvita in un punto morto, vecchie paure e vecchi sensi di colpa del protagonista affiorano e ammorbano il ritmo della storia, mentre la stanza stessa sembra quasi prendere vita e gli effetti diventano talmente oltre i nostri canoni da farci sentire intellettualmente superiori e scettici a quello che stiamo guardando. Ma gli autori lo sanno bene e quando hanno ottenuto questo sferrano l'ultimo attacco quello decisivo.
Senza gridare al miracolo non siamo di fronte a un nuovo Kubrick, né tanto meno ad un nuovo Jack Nicholson, ma una volta tanto Hollywood sforna un cult movie, costato poco e che giustamente grazie al passa parola entusiasta ha incassato diversi milioni di dollari. [matteo cafiero]