1408 è il numero della stanza del Dolphin Hotel a New
York, chiusa da anni, dove si sono verificati dei suicidi
terribili e assurdi. Mike Enslin è uno scrittore in
crisi. I suoi romanzi in cui cercava di raccontare il rapporto
col padre erano stati dei capolavori ma non avevano venduto
un numero sufficiente di copie per dargli fama e successo.
Da quel momento si era dedicato a pubblicare storie dozzinali
di fantasmi che scelgono come dimora delle loro azioni piccoli
alberghi di provincia. Mike va in giro per l'America con un'attrezzatura
da Ghostbuster per stanare poltergeist e presenze sovrannaturali,
trasformando tutto questo materiale in pubblicità per
i proprietari. Finché un giorno una cartolina non attira
la sua attenzione. C'è scritto semplicemente "non
entrare nella stanza 1408". Viene dal Dolphin Hotel.
Per Mike suona come uno strano scherzo, sommando le quattro
cifre tra loro il risultato dà tredici, il numero considerato
sfortunato negli Stati Uniti. Ma per Mike questa rappresenta
la classica mossa del destino per dare una svolta alla sua
esistenza e farlo sentire ancora un vincente. Qualcuno vuole
sfidarlo e lui accetta la sfida. Il direttore lo accoglie
non proprio a braccia aperte. Il direttore sa con certezza
che da quella stanza non si esce vivi e non ha bisogno di
stratagemmi di bassa lega per aumentare il fatturato. Lo mette
in guardia, ma Mike non gli dà retta, conosce i trucchi
del mestiere e sospetta che sia tutta un'operazione commerciale
per sfruttare l'ingenuità e la buona fede della gente.
Ma quei morti fotografati sui giornali, custoditi gelosamente
dal direttore, sembrano molto più di un avvertimento.
Dopo un braccio di ferro estenuante, l'esito è scontato
e prevedibile. Mike ha il permesso di entrare, ma a patto
di rimanerci non più di una notte. All'alba se riuscisse
a sopravvivere, dovrà liberare la 1408.
Il resto non si può anticipare e nemmeno suggerire.
Tratto da un racconto inedito di Stephen King sembra il preludio
di Shining. Uno scrittore si rinchiude in un hotel per cercare
l'ispirazione creativa ma finisce per essere vittima di allucinazioni
che mettono a repentaglio la sua incolumità e quella
della sua famiglia. Il confronto con il capolavoro di Kubrick
sarebbe impietoso e non renderebbe giustizia a questo piccolo
gioiello di tensione diretto dal regista svedese Hafstrom
che nel 2005 si segnalò per il thriller Derailed
- Attrazione letale con Clive Owen e Jennifer Aniston.
Il gioco che la sceneggiatura ingaggia con lo spettatore è
simile a quello che fece Wes Craven con Scream. Dal momento
in cui l'energico e mai domito John Cusack varca la soglia
della camera lo spettatore si trova ad essere sfidato sulle
sue percezioni. Lo spettatore sa che assisterà a delle
allucinazioni, sa che quello che vedrà saranno solo
delle proiezioni fantasmatiche prodotte dalla psiche della
1408 che entra in conflitto con la psiche paranoica del protagonista.
Ma nonostante questo lo spettatore precipita in un vortice
di immagini che lo terrorizzano senza distinguere cosa è
vero e cosa no. La prima mezz'ora da questo punto di vista
è da manuale, colpi di scena si susseguono senza soluzione
di continuità seminando il panico in sala. Quando le
trovate si esauriscono, il film cala e si avvita in un punto
morto, vecchie paure e vecchi sensi di colpa del protagonista
affiorano e ammorbano il ritmo della storia, mentre la stanza
stessa sembra quasi prendere vita e gli effetti diventano
talmente oltre i nostri canoni da farci sentire intellettualmente
superiori e scettici a quello che stiamo guardando. Ma gli
autori lo sanno bene e quando hanno ottenuto questo sferrano
l'ultimo attacco quello decisivo.
Senza gridare al miracolo non siamo di fronte a un nuovo Kubrick,
né tanto meno ad un nuovo Jack Nicholson, ma una volta
tanto Hollywood sforna un cult movie, costato poco e che giustamente
grazie al passa parola entusiasta ha incassato diversi milioni
di dollari. [matteo cafiero]