Autoprodotto
con soli 400 euro, mai uscito nelle sale e mai distribuito
in dvd.
Anarchico e viscerale, Bios è un film che
sa prendere coscienza della sua condizione di ‘cinema’,
facendosi carico dell’immagine e non solo
della storia. Totalmente divincolata da orpelli
e fiocchettini, quest’avventura no budget
di Morichini e Sapio cerca nuove strade di espressione
con lo stomaco e non solo con la testa, sperimentando
per come si dovrebbe sperimentare: sporcandosi le
mani senza teorizzare troppo.
La storia che ci viene raccontata si ambienta in
un’asfissiante Roma estiva, dove una donna
- riportata in vita dopo un incidente stradale grazie
a un esperimento off limits - sconvolge la normale
routine di due fratelli: uno responsabile della
sua dipartita, l’altro della sua resurrezione.
Tra assurdi spettacoli teatrali, improbabili società
americane che “televendono” la vita
e oscure trame esoteriche, il mistero avanza e il
giallo s’infittisce.
Di questo Bios la cosa che colpisce e resta nelle
ossa è la sua sfacciata discontinuità
formale: l’opera è un film-mosaico
pieno di continui cambi di colore, umore e stile,
che trova una certa omogeneità proprio nella
sua ostinata divergenza, concedendo ben poco - per
fortuna - al registro unico. Perfettamente inserito
in questo discorso appare anche l’insofferenza
verso regole preconfezionate, che i registi si divertono
a sovvertire, e il rifiuto delle patinature (il
video HD è stato sporcato tramite riversamenti
in VHS). Arte del difetto e dell’imperfezione
in cui anche gli attori, risultano liberi di reagire
agli eventi in maniera naturale e spontanea, sorretti
da un ‘romanaccio’ incalzante. Come
direbbero i Monty Pythons: “Qualcosa di completamente
diverso”. (da Taxi Drivers Magazine)
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