VINCERE
è diretto da Marco Bellocchio, scritto da
Marco Bellocchio e Daniela Ceselli, direttore della
fotografia è Daniele Ciprì, autore
delle musiche Carlo Crivelli, del montaggio Francesca
Calvelli, delle scene Marco Dentici, dei costumi
Sergio Ballo, del suono Gaetano Carito..
Nella
vita di Mussolini c’è uno scandalo
segreto: una moglie e un figlio - concepito, riconosciuto
e poi negato. Questo segreto ha un nome: Ida Dalser.
Una donna che grida la sua verità fino alla
fine, nonostante il disegno del regime di distruggere
ogni traccia che la colleghi al Duce. Per il regime
Ida Dalser è una minaccia, una donna da rinchiudere
in un ospedale psichiatrico - lontano dal figlio,
dalla famiglia, dalla gente - dove tuttavia, incapace
di sbiadire nell’ombra e forse salvarsi, continua
a rivendicare il suo ruolo di moglie legittima del
Duce e madre del suo primo figlio maschio Benito
Albino Mussolini.
Le loro due esistenze sono state cancellate dal
mondo e dalla memoria. Una pagina oscura che la
storiografia ufficiale non racconta.
La
storia comincia quando Benito Mussolini è
alla direzione dell’Avanti quando incontra
Ida Dalser a Milano. Antimonarchico e anticlericale
Mussolini è un ardente agitatore socialista
impegnato a guidare le folle verso un futuro di
emancipazione sociale. In realtà la Dalser
lo aveva già fuggevolmente incontrato a Trento
e ne era rimasta folgorata.
Ida
crede fortemente nelle sue idee: Mussolini è
il suo eroe. Per lui, per finanziare la fondazione
del Popolo d’Italia, il giornale che diventerà
il nucleo del futuro Partito Fascista, vende tutto:
appartamento, salone di bellezza, mobilio, gioielli.
Allo
scoppio della guerra Benito Mussolini si arruola
e scompare dalla vita della donna. Ida lo rivedrà
in un ospedale militare, immobilizzato e accudito
da Rachele, appena sposata con rito civile. Furente
si scaglia contro la rivale rivendicando di essere
lei la vera moglie, di avergli dato un figlio, ma
viene allontanata a forza.
Ida
è una donna dalle reazioni esplosive, incapace
di accettare compromessi. Disconosciuta, sorvegliata,
pedinata, non si arrende, protestando la sua verità,
scrivendo lettere a chiunque: alle autorità,
ai giornali, al Papa. Rinchiusa in manicomio lei
- in un istituto il bambino - per oltre undici anni,
tra torture e costrizioni fisiche, non ne uscirà
mai più e mai più rivedrà suo
figlio, a cui toccherà la stessa disperata
sorte di esistenza cancellata.
Dichiara
Marco Bellocchio: “Non avevo mai sentito parlare
di questa storia. L’ho scoperta da un documentario
visto in TV qualche anno fa: Il Segreto di Mussolini
realizzato da Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli.
Questa Ida Dalser, che da Mussolini ebbe un figlio
prima riconosciuto e poi rinnegato, mi sembrò
una donna straordinaria. Una donna che gridò
la sua verità fino alla fine, nonostante
il regime cercasse di distruggerne ogni traccia.
La moglie e il figlio segreto di Mussolini erano
uno scandalo da nascondere. Al punto da cancellare
le loro esistenze, non solo fisicamente: entrambi
furono rinchiusi in manicomio dove morirono.
Ma
se si va ancora oggi nella terra della Dalser, in
Trentino, è incredibile quanto la memoria
collettiva abbia conservato il ricordo vivissimo
di questa tragedia omessa dalla storia ufficiale.
Su cui sono stati scritti due libri (La moglie di
Mussolini di Marco Zeni e Il figlio segreto del
duce di Alfredo Pieroni) ricchi di documenti e testimonianze.
Come ad esempio le lettere che la Dalser scriveva
numerosissime alle più alte autorità,
persino al Papa (e naturalmente a Mussolini), implorando
di essere riconosciuta come la moglie legittima
di Mussolini e la madre del suo primogenito. E anche
alcune lettere di risposta del duce.
Non
mi importava marcare e denunciare le nefandezze
del regime fascista. Sono rimasto profondamente
colpito da questa donna e dal suo rifiuto assoluto
di qualsiasi compromesso. In fondo avrebbe potuto
accettare di tornare nell’ombra, magari lautamente
beneficiata come avvenne per tante altre amanti
di Mussolini e come sempre è accaduto per
le amanti dei potenti della storia.
Lei
no, lei voleva rivendicare una sua identità.
Lei non poteva accettare il tradimento di quest’uomo,
un uomo che, come scrive nelle sue lettere, ha amato
in modo assoluto, a cui ha dato tutto, anche il
suo patrimonio. Ma Mussolini, diventato Duce, di
quell’antico amore si doveva disfare, anche
per non compromettere minimamente il rapporto con
la Chiesa con la quale il regime stava lavorando
per arrivare alla firma dei Patti del ’29.
Tanto che il Papa lo definì in seguito l’uomo
della Provvidenza. Madre e figlio dovevano sparire
e con loro i documenti del matrimonio e della nascita
del figlio a cui verrà cambiato il nome.
Non dovevano più esistere.”
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