Reazione a catena

[davide viganò]
Titolo it.
Reazione a catena
Titolo int.
Bay of Blood
Regia
Mario Bava
Sceneggiatura
F. Barberi, M. Bava, F. Ottoni, D. Sacchetti, G. Zaccarielli
Montaggio
Carlo Reali
Fotografia
Mario Bava
Scenografie
Sergio Canevari
Musica
Enrico Sabbatini
Interpreti
Claudine Auger, Luigi Pistilli, Claudio Camaso, Anna Maria Rosati, Leopoldo Trieste, Laura Betti, Isa Miranda, Chris Avram
Anno
1971
Durata
84'
Nazione
Italia
Genere
horror
Produttore
Giuseppe Zaccariello
Trama
Un'anziana contessa possiede un'enorme proprietà che fa gola a un architetto, che progetta di eliminare gli eredi per rilevare l'intera zona con lo scopo di trasformarla in un villaggio. Ad opporsi al progetto, oltre alla contessa, c'è un entomologo; ma un giorno, la contessa viene trovata assassinata...
Analisi del film
Reazione a catena è un film straordinario. E' una sorta di acid trip suggestivo e finto cinico, in realtà come dicono quelli che hanno collaborato al film, è un durissimo attacco al genere umano avido e gretto sul quale agisce una sorta di punizione “divina”, beffarda e crudele.
Bava condanna i “peccatori” alle naturali conseguenze. Ma ci troviamo di fronte a un film molto complesso e che a seconda dei vari intereventi si arricchisce di inedite visioni. Il titolo di lavorazione era “così imparano a fare i cattivi”, frase che poi avrebbe concluso il film pronunciata dalla bambina riferendosi al fratello. Il grande Sacchetti che ha firmato il soggetto punta invece sul fatto che sia un film assolutamente crudele e cattivo, in particolare quello che gli interessava era mostrare la ferocia dei bimbi che supera anche quella degli adulti, rinnegando quanto detto da altri su una valenza “cattolica” del film, citando il fatto che il film è noto anche come “ecologia del delitto” propendono per una sorta di vendetta della natura sul piccolo e misero genere umano. UN film pieno di aneddoti.
La storia? Una contessa viene uccisa e stessa sorte tocca la suo killer. In seguito alcune persone arrivano alla baia, alcuni con intenzioni di snaturamento della zona per speculazioni ignobilmente affaristiche, ma tra visitatori e abitanti iniziano una lunga serie di violenti omicidi. Finale altamente dissacrante con due bimbi giustizieri,(ignari?).
Film che ha segnato profondamente il genere e che nasce come una sfida ironica di Bava, il quale secondo le sue stesse affermazioni voleva girare un film alla Argento tanto da citarlo all’inizio con l’inquadratura delle scarpe del killer. Film che ha fatto scuola e dato vita a innumerevoli imitazioni: la scena in cui i due che fanno sesso e muoiono infilzati è ripresa nel secondo capitolo di Venerdì 13.
Ottimo il cast, di tutto rispetto: Luigi Pistilli, Claudio Volontà, Laura Betti a testimoniare di quanta stima godesse Bava nei circoli intellettuali più all’avanguardia nel paese insieme all’indimenticabile Leopoldo Trieste.
Il regista: Mario Bava

Mario Bava nasce il 30 luglio 1914 a San Remo. Figlio di Eugenio Bava, che si occupava di effetti speciali, quindi una famiglia pionieristica nella storia del cinema italiano, con un amore per l’immagine e la forza della fantasia ben radicata. Cresciuto nell’ambiente cinematografico il giovane Mario si fa apprezzare come mago delle luci e delle trovate sceniche,tanto che collaborerà con Freda per il primo horror girato in Italia: I Vampiri. Film molto interessante dal punto di vista tecnico e sorprendente per il linguaggio innovativo, ma purtroppo fallimentare al botteghino. Freda e Bava collaboreranno insieme anche nella pellicola fantascientifica CALTIKI- Il mostro immortale,questa volta usando nomi d’arte anglosassoni per far credere agli spettatori che il film sia un prodotto non nazionale. Così nascono Robert Hampton e John Foam (traduzione di “bava” in inglese), sostituito in seguito da John Old. In seguito dirigerà personalmente le sue pellicole, che passeranno alla storia come dei veri e propri classici capaci di influenzare parecchi maestri del genere. Tra queste rammentiamo: La Maschera del demonio, La frusta e il corpo, Sei donne per l’assassino. Da segnalare il suo rapporto con Argento, uno dei suoi discepoli migliori, tanto che Bava muore proprio durante una sua collaborazione al film Inferno il 25 aprile 1980, segno di stima reciproca fra i due insuperabili maestri del genere horror.
Bava è stato con Freda l’inventore di un certo film surreale, fantastico, orrorifico. I suoi film sono piccole lezioni di “far cinema” vista la sua indiscussa genialità come direttore della fotografia e degli effetti speciali,insomma un grande artigiano che sapeva dare ai suoi film un’impronta indelebile e personale.