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[alice
suella] |
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Titolo
it. |
Jesus
Christ Superstar |
Titolo
or. |
Jesus
Christ Superstar |
Regia |
Norman
Jewison |
Sceneggiatura |
Melvyn
Bragg, Norman Jewison, Tim Rice |
Montaggio |
Antony
Gibbs |
Fotografia |
Douglas
Slocombe |
Scenografie |
John
Clark |
Musica |
Andrew
Lloyd Webber |
Costumi |
Yvonne
Blake |
Musica |
Gordon
Bond, Neville Smallwood |
Interpreti |
Ted
Neeley .....................................................................
Jesus
Carl Anderson .................................................................
Judas
Yvonne Elliman ...................................................
Mary Magdalene
Barry Dennen ........................................................
Pontius Pilate
Bob Bingham ...............................................................
Caiaphas
Larry Marshall ......................................................
Simon Zealotes
Josh Mostel ..............................................................
King Herod
Kurt Yaghjian .................................................................
Annas
Paul Thomas ....................................................................Peter
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Anno |
1973 |
Durata |
108' |
Nazione |
USA |
Genere |
musical |
Produzione |
Universal
Picture |
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Trama |
Dramma
musicale di Broadway che ha avuto molto successo. E’
ispirato alla vita di Gesù, rievocata da giovani
turisti in Israele:l’ingresso a Gerusalemme, il
processo, la condanna a morte e la crocifissione.Tratto
dall’opera rock di Tim Price e Andrei Lloyd Webber,
ha scandalizzato molto per i modi irriverenti della
sacra rappresentazione. |
Il
film |
Un
musical, un film culto per molti, ma soprattutto una
visione più umana di Gesù, della sua morte
e della sua opera. Che qui si fa molto più opaca,
più labile. Molte domande vengono poste, nessuna
risposta viene data e tutti noi spettatori abbiamo come
portavoce il povera Giuda, così tanto bistrattato
da ogni credente. Ma insieme a lui non possiamo non
notare quanto la folla non faccia altro che ripetere
vuoti slogan e vedere la realtà delle cose. Giuda
non crede che proclamarsi "Figlio di Dio",
possa giovare al loro movimento. Giuda sa che la folla
è volubile e che basta un piccolo errore per
ritrovarsi in croce, e avvisa Gesù: ”Quando
capiranno che stai mentendo ti faranno male, molto male”…
Ma Gesù imperterrito continua nel suo operato,
nella sua missione. E ci fa inorridire con certe sue
frasi: ”I poveri resteranno sempre poveri,
tu spendi i tuoi soldi per farli star bene, ora che
mi hai ancora”… E Giuda non capisce,
ne’ Gesù compie nessuno sforzo per rassicurarlo.
Anzi, sembra accanirsi e lo aggredisce più volte.
E’ l’unico film sull’argomento in
cui è Giuda il vero martire, l’unico essere
pensante in mezzo a una manica di ballerini esaltati,
ciechi e vuoti. Gesù qui sembra più preoccupato
ad accettare la sua sorte piuttosto che portare la Parola
al popolo. Un Gesù anche innamorato di Maddalena,
ma il cui sguardo tradisce paura e rassegnazione forzata.
Sa che lo tradiranno, sa che lo rinnegheranno, sa che
dovrà morire e in ogni suo gesto tradisce il
terrore. In fondo è un uomo come tutti gli altri,
un uomo che (come canta Giuda) avrebbe dovuto fare il
falegname come suo padre e non chiamarsi Dio. Probabilmente
Gesù stesso lo pensa. Parla e parla, ma i suoi
“seguaci” continuano a mercanteggiare al
tempio, troppi lebbrosi, ciechi e storpi chiedono il
suo aiuto. E mentre Caifa e i suoi compagni cercano
una scusa per ucciderlo, canta solitario la sua tristezza
e la sua rabbia. A chi? A suo Padre, a quel Dio che
sembra averlo dimenticato.
E’ un Gesù talmente umano che assistiamo
al canto d’amore di Maddalena, innamorata e incapace
di capire i suoi sentimenti e di interpretare il vero
significato di quest’uomo entrato così
prepotentemente nella sua vita. Quando Giuda decide
infine di tradirlo non siamo certo stupiti. Capiamo
che lo fa per fermarlo, siamo convinti che anche Gesù
vorrebbe così. Non è forse stanco della
sua situazione?
Non lo fa certo per i trenta denari (che tra l’altro
accetta per fare beneficenza, come Caifa stesso dice
per convincerlo) ma perché è il più
grande seguace di quell’uomo che sembra aver perso
la strada. Sembra un controsenso, tradire per salvare,
ma quanti di noi non avrebbero fatto lo stesso in quello
stato confusionale? E all’ultima cena, vino e
pane hanno il gusto della morte, mentre Gesù
è in preda a una crisi di rabbia. Non si limita
ad affermare che Pietro lo rinnegherà tre volte
e che Giuda lo tradirà, si arrabbia, grida, lancia
parole che sembrano pietre, crede che nessuno lo ricorderà,
che sarà un sacrificio inutile. E mentre Giuda
e Gesù litigano, tra urla e carezze, ci ricordiamo
che ogni leader deve morire, che la leggenda diventa
più grande dell’uomo, che ogni parola viene
travisata. Alla vigilia della morte Gesù, solo,
canta:
“In questa notte nessuno vuole star sveglio
e aspettare con me? Voglio solo dire, se un modo c’è,
allontana da me questo calice perché io non ne
voglio assaggiare il veleno, sentirne il bruciore. Io
sono cambiato… Nono sono più sicuro come
lo ero all’inizio. Allora ero ispirato, adesso
sono triste e stanco. Ascolta… non c’è
dubbio che ho superato ogni aspettativa. Ho tentato
per tre anni, tre anni che sembrano trenta. Potresti
chiedere altrettanto da qualsiasi uomo? Ma se io muoio,
se arrivo alla fine del ciclo e faccio ciò che
tu mi chiedi, se lascio che mi colpiscano, che mi inchiodino
al loro albero, vorrei sapere oh mio Dio, vorrei capire
oh mio Dio… Perché devo morire? Sarei notato
più di quanto lo sono mai stato prima? Le cose
che ho detto e fatto avrebbero maggior peso? Se muoio,
quale sarà la mia ricompensa? Perché dovrei
morire? Puoi mostrarmi ora che non verrei ucciso invano?
Mostrami almeno un po’ della tua mente onnipresente.
Mostrami che c’è un motivo per cui tu vuoi
che io muoia. Sei molto preciso circa il dove e il come,
ma non circa il perché. E va bene… Io---
morrò… oh… guardami morire…”
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Ed
ecco che compaiono immagini di dolore, di urla, di sofferenza
straziante… “Perché ho tanta
paura di finire ciò che ho cominciato? Ciò
che hai cominciato Tu, non io--- Dio, la tua volontà
è dura ma sei tu che comandi il gioco, berrò
il tuo amaro calice, inchiodami alla tua croce e spezzami,
battimi, fammi sanguinare, uccidimi adesso prima che
io cambi idea…”
Anche Gesù quindi non capiva e non accettava.
E Dio non la ha rassicurato nemmeno per un attimo. Ecco
l’inevitabile Bacio e la profezia che si avvera.
Tutti gli voltano le spalle e lo portano cantando da
Caifa, bramosi di sangue. Dopo Caifa lo portano da Pilato,
l’unico che gli offre la possibilità di
salvarsi. Vede la sua tristezza, cerca di tendergli
la mano. Ma Gesù parla in modo sibillino e viene
mandato da Erode. Questi, gay in mezzo a un popolo di
travestiti, lo deride, gli ordina di tramutare l’acqua
in vino… Ma Gesù rimane impassibile, in
fondo il destino è scritto e non deve più
dimostrare niente a nessuno. Così anche Erode
lo allontana e, rimbalzando come una pallina, si torna
da Pilato. Nel frattempo Giuda capisce di averlo condannato,
di aver sbagliato. Ma è solo una piccola pedina
di un grande gioco. Qualcuno doveva essere il traditore
e purtroppo è toccato a lui. Piange, chiede aiuto
a se stesso… è il più tormentato
dei fedeli, proprio perché ha una coscienza presente.
E’ tormentato, sa che non è in grado di
amarlo. Si rende conto del delitto che Dio ha compiuto,
servirsi della sua natura umana per far sì che
la profezia si avverasse… E si uccide, per il
rimorso ed il dolore. Grida: “Tu mi hai assassinato!!…”
Forse è lui il martire in tutto questo…
Comunque Gesù è da Pilato. Nessuno ha
il coraggio di uccidere quest’uomo. Caifa vuole
distruggerlo, ma non ha leggi adatte e chiede aiuto
ai Romani per farlo. Ma Pilato cerca di spingere il
Re dei Giudei a difendersi, che però continua
a parlare in modo equivocabile, non da risposte…
“Parlami Gesù Cristo…” Pensa
sia matto, che sia una vittima. Come può ucciderlo?
Ma la folla urla. Vuole la sua morte, si accanisce.
Pilato cerca di spiegare: NON HA FATTO NULLA! Urla.
Lo fa frustare per far desistere la folla, o forse per
spingerlo a chiedere pietà. 39 frustate, contate
dal console romano stesso, con voce rabbiosa e sofferente.
In fondo sa che è una cosa ingiusta. Lo implora
di parlare, potrebbe salvarlo se solo lo chiedesse.
Ma Gesù si ostina a non parlare in fondo, ripete,
il suo destino è scritto. Non rimane che fare
ciò che è inevitabile. Si lava le mani
dal suo sangue e dalla sua distruzione. Lo lascia ai
Giudei che lo fanno crocifiggere. Tutto questo, ricordiamolo,
viene descritto con musiche meravigliose, urlate e sofferte.
E, infine, Giuda canta un monito che tutti abbiamo dentro.
Domande senza risposta. Dubbi che tutti ci portiamo
dietro da millenni, in fondo.
“Perché scegliesti quel periodo e quella
strana terra? Oggi avresti potuto raggiungere un’intera
nazione, Israele nel quarto secolo A.C. non aveva mass
media… Non mi fraintendere, voglio soltanto sapere
chi sei e che cosa hai sacrificato? Gesù Cristo…
Superstar, sei convinto di essere quello che dicono
che sei? Dimmi che cosa pensi dei tuoi amici altolocati,
chi credi oltre a te che fosse un essere superiore?
Budda, secondo te, sapeva il fatto suo? Maometto muoveva
le montagne o era tutta pubblicità? Hai voluto
morire in quel modo oppure è stato un errore?
O sapevi che quella morte sarebbe stata insuperabile?”
Il film si chiude con Gesù innalzato sulla croce
e le risa del popolo, che ha avuto finalmente il sangue
tanto morbosamente richiesto.
“Dio, perdona loro. Non sanno quel che fanno”.
Ma soprattutto: “Padre perché mi hai
dimenticato…” |
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Il
regista: Norman Jewison |
Venuto
dalla televisione, aveva diretto sei film prima di vincere
l'Oscar nel 1968 per l'abile poliziesco La
calda notte dell'ispettore Tibbs. Da allora ha
realizzato opere eclettiche, spesso spettacolari come
i musical Un violinista sul tetto
(1971) e Jesus Christ Superstar
(1973), mentre Rollerball
(1975) è una contaminazione tra il filone catastrofico
e quello fantascientifico. Successivamente ha diretto
F.I.S.T. (1978) sul sindacalismo,
E giustizia per tutti (1979)
sul sistema carcerario, Amici come
prima (1982) sulla crisi della coppia, Storia
di un soldato (1984) sul razzismo, il dramma religioso
Agnese di Dio (1985), Stregata
dalla luna (1987), commedia d'ambiente italo-americano
vincitrice di 3 premi Oscar, I soldi
degli altri (1991), sui cambiamenti dell'America
negli anni Ottanta. Nel 1994 ha realizzato Only
you-Amore a prima vista e, nel 1999, ha ottenuto
il premio Oscar alla carriera.
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| screenplay
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