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Il
mattino ha l'oro in bocca, scommettiamo? |
[dichiarazioni
raccolte dall'ufficio stampa]
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“C’era da tempo
il desiderio comune di realizzare qualcosa di stimolante
insieme alla Rodeo Drive di Marco Poccioni e Marco Valsania
fino a quando la società ha acquistato i diritti
de Il giocatore di Marco Baldini, il popolare conduttore
radiofonico alter ego di Fiorello: l’inizio di
questo romanzo, con un ragazzo condotto da due brutti
ceffi davanti a una buca perché scavi da sé
la propria fossa, mi ha subito folgorato, dandomi l’entusiasmo
necessario e l’avvio per partire. Il libro in
realtà rappresenta solo uno spunto: dopo aver
incontrato più volte Baldini che mi ha raccontato
vari episodi reali sulle sue turbolente vicissitudini
e sul contesto storico della vicenda - assenti nel romanzo-
ho arricchito e integrato il copione riscrivendolo diverse
volte accentuando lo spaccato, a metà tra commedia
e dramma dell’Italia di fine anni ’80 e
primi anni ’90, che fa da sfondo. Il tutto con
la ‘benedizione’ dell’autore con cui
si e’ creata una collaborazione ideale: Marco
si e’ fidato molto di me senza intervenire ne’tarpare
le ali ad una storia nuova che- come accade sempre nelle
trasposizioni letterarie- rispetta molto certe verità
ma ‘tradisce’ necessariamente altre cose.
Sono le vicende di Marco, un
personaggio dotato di un certo talento che alla fine
degli anni ’80 per scappare da una famiglia piccolo
borghese fiorentina che lo vorrebbe vedere laureato
e ‘piazzato’ va a lavorare in una piccola
radio locale piuttosto sgangherata, Radio Fantasy, e
scoperto dal direttore di Radio Deejay viene chiamato
a Milano. Una volta cambiata città e catapultato
in una grande realtà che sembra scacciarlo e
metterlo di fronte alle prime vere responsabilità
il protagonista si blocca perché si rende conto
che quella del dj e’ una vera professione, inizia
ad avere problemi e non riesce a dimostrare il suo talento.
Quando entra in un’agenzia ippica Marco- che già
a Firenze aveva iniziato a scommettere alle corse dei
cavalli- sembra ritrovare la sua casa ideale e così
la sua ascesa professionale inizierà a viaggiare
parallelamente alla sua discesa nell’inferno del
vizio del gioco e degli incontri folli.
Questa volta ho scelto il tono
della commedia amara perché anche nei momenti
drammatici può scappare un sorriso. Non avendo
mai giocato e non amando il gioco non volevo che fosse
questo l’argomento principale del film (la parola
gioco non compare nemmeno nel titolo che rende bene
il senso esistenziale della conclusione della storia
citando la frase che Jack Nicholson ripete ossessivamente
alla macchina per scrivere in «Shining»):
non c’e’ denuncia diretta, il gioco e’
una metafora, un meccanismo che porta una persona normale
rispetto a quelli che frequentano le sale giochi a cercare
uno stimolo all’ormone dell’adrenalina.
Non sapendo come sfogare la sua inquietudine finisce
col credere che possa farlo attraverso la radio ma quando
scopre il gioco capisce che quello e’ il vero
incontro della sua vita. Tutto e’ però
molto amalgamato e avviene in maniera silenziosa e non
esplicita in una commedia sull’esistenza umana,
una sorta di diario di formazione sul cambiamento di
un giovane che da una dimensione circoscritta si trova
catapultato in un mondo più grande di lui, con
responsabilità professionali e derive pericolose
da cui si salva grazie al suo talentaccio…
La nostra storia approfondisce
il rapporto di amicizia nato tra Fiorello e Baldini
quando i due si conobbero circa 18 anni fa a Radio Deejay
e diventarono amici per prendere poi strade diverse
che si sono incrociate di nuovo quando e’ rinata
negli ultimi anni la coppia radiofonica e televisiva.
Non ho cercato dei sosia per interpretare i due personaggi
ma ho voluto ricrearli come li vedevo io. La scommessa
del film e’ di poter vivere comunque di vita propria
restando un racconto autonomo, pur facendo nomi e cognomi
(Baldini è Baldini, Fiorello è Fiorello).
Non ho avuto dubbi sul fatto
che Marco Baldini dovesse essere interpretato da Elio
Germano, forse il migliore attore italiano della sua
generazione, che ha talento e serietà ed era
l’unico che poteva interpretare momenti diversi
spaziando tra divertimento e commozione: in questo film
supera se stesso, e’ tutto sulle sue spalle. Fiorello
e’ interpretato con perfetta adesione e leggerezza
da Corrado Fortuna mentre Laura Chiatti e’ la
ragazza della ricevitoria in cui il protagonista si
imbatte una volta arrivato a Milano, un incontro molto
forte ma non scontato tra due personalità diciamo
così debordanti. Martina Stella ha il ruolo breve
ma importante della fidanzata di Marco a Firenze, Umberto
Orsini e’ uno strozzino particolare ed ironico,
Dario Vergassola e’ il sorprendente direttore
di Radio Deejay così come altrettanto sorprendenti
sono i due fratelli di Michele Placido, Gerardo Amato
e Donato Placido.
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Tra i vari momenti di studio e documentazione ho incontrato
Marco Baldini rendendomi conto che analogamente a Fiorello
non e’ una persona che ‘cazzeggia’ ma
un grandissimo professionista che svolge il suo lavoro
dietro le quinte con enormi capacità. Marco e’
poi venuto a trovarci qualche volta sul set, e’
una persona che come tutti noi e’ allo stesso tempo
tante persone insieme. Così quello che interpreto
e’ un personaggio che poi alla fine ne rappresenta
tanti perché ogni ambiente ti porta ad essere una
persona diversa. Certo, Baldini ha avuto un’esistenza
particolare se si pensa che veniva minacciato di morte
per strada con una pistola e dopo due ore andava alla
radio a far ridere tutta Italia con Radio Deejay...Con
lui non ho mai parlato di argomenti specifici ma mi e’
stato utile conoscerlo perché ho incontrato tramite
lui amici, familiari e persone dei vari ambienti che ha
frequentato i quali mi hanno dato un quadro sfaccettato
delle vicende attraverso cose dette, non dette, inventate,
come se si trattasse di un personaggio di un romanzo o
di un fumetto, un personaggio bidimensionale che poi ho
cercato di rendere tridimensionale dandogli una chiave.
Con Patierno abbiamo lavorato senza mai domandarci se
far ridere o piangere ne’immaginando mai di indirizzare
le scene verso una certa interpretazione: sia io che gli
altri attori abbiamo cercato di lavorare in apertura verso
le cose che potevano accadere e ne e’ uscito fuori
un uomo un po’ distaccato da cose e persone, un
tipo che lavora a una velocità impressionante,
con la testa rivolta sempre da un’altra parte e
al futuro, che pensa sempre a cosa farà o dovrà
fare dopo, un uomo che nella sua mente vive a un ritmo
frenetico ed e’ ‘scollegato’, desidera
bruciare il tempo e le attese, va sempre avanti senza
mai interrogarsi su quello che sta facendo e sul perché.
Rispetto
al Baldini reale ho deciso di non imitare l’originale,
non essendoci tra noi nessuna particolare somiglianza
fisica. Era la stessa tesi del regista e l’ho sposata
e condivisa subito. Da un punto di vista fisico dovendo
mettere in scena un uomo distante da tutto e tutti, ho
modificato i miei occhi con delle lenti azzurre perché
servivano a far passare l’idea di freddezza e distanza:
una persona con gli occhi chiari e’ meno intelligibile,
e‘ come se l’occhio fosse un tunnel dietro
cui non c’e’ nessuno e un occhio scuro racconta
più una presenza e una concentrazione.
Personalmente
il film mi fa pensare a un Pinocchio ambientato negli
anni ’80, e’ in sostanza un romanzo di formazione,
con un personaggio tenero, bizzarro e immaturo che incontra
un’altra serie di personaggi, c’e’ un
Gatto e c’e’ una Volpe, un Lucignolo, un babbo
che torna in scena e tante altre figure che ricordano
il romanzo di Collodi, con l’aggiunta di un protagonista
capace di mentire continuamente e di un rapporto particolare
con la famiglia e con quello che rappresenta e un rapporto
speciale con il lavoro: sono tanti gli elementi che fanno
pensare a quella storia e a quel simbolismo...
A
proposito della storia raccontata credo poi che ognuno
di noi goda nel perdersi in qualcosa e tragga soddisfazione
o piacere da una propria deriva, c’e’ chi
gode nel comprare oggetti inutili, chi perde ore davanti
alla tv, ai videogiochi o su Internet, chi si consuma
con le droghe e chi con il gioco, chi con il piacere del
bruciare soldi o quello di bruciare il tempo: quello che
io interpreto e’ un personaggio che siamo o siamo
stati tutti. Il film rappresenta secondo me un’analisi
dall’interno di una nevrosi che può essere
tipica di ogni tipo di contesto sociale, soprattutto nella
parte di mondo occidentale in cui viviamo, e’ una
schizofrenia che riguarda tanti, forse tutti.
In quanto ai rapporti con i colleghi ed il cast, sul set
c’e’ stata una bella miscela di disincanto
e di concentrazione da parte di tanta gente dotata di
forti capacità professionali, eravamo una bella
squadra da battaglia e siamo riusciti a fare tante cose
notevoli con velocità e leggerezza grazie all’impegno
di tutti.
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Nel film sono Cristiana, una ragazza che lavora in un’agenzia
di scommesse della ‘Milano da bere’ degli
anni ’80 in cui Marco si trasferisce dalla sua Firenze.
Lei entra nella vita di Marco piuttosto in sordina e cerca
di allontanarlo dal mondo del gioco d’azzardo che
potrebbe portarlo alla rovina e lui rimane molto colpito
dal suo atteggiamento distaccato e dalla sua personalità
maschile e ‘tosta’ ma tra loro non c’e’
attrazione fisica né sentimentale, direi che si
tratta di una storia d’amore subliminale e di un
rapporto platonico. Si incontrano per caso quando lui
entra nel centro ippico, poi un giorno i due escono insieme
per parlare e familiarizzano meglio, lei conosce i meccanismi,
sa distinguere le persone giuste da quelle sbagliate,
capisce che lui si e’ ritrovato spiazzato dopo essersi
trasferito a Milano cercando di evolvere in campo professionale
ma in realtà e’ un uomo puro che si e’
trovato in certe situazioni in momenti di sconforto e
confusione, e così gli sarà utile mettendolo
in guardia, lui le si affeziona e tra loro nasce un tipo
di rapporto molto casto.
Paterno
e’ un regista straordinario da un punto di vista
sia tecnico che umano, avevo visto ed apprezzato il suo
forte e crudo “Pater Familias” e poi dopo
aver letto questo nuovo copione l’ho conosciuto,
verificando sul campo quanto il suo modo di girare efficace
ed originale sia puro neorealismo: ha lasciato liberi
noi attori di costruire il personaggio sul set senza nulla
di premeditato, ha una teoria che condivido pienamente
per cui tra regista ed interpreti deve nascere comunque
un feeling che permette loro di fidarsi reciprocamente
con fiducia e familiarità.
Elio
Germano invece l’avevo ‘sfiorato’ qualche
anno fa sul set di una fiction con Enzo De Caro intitolata
‘Padri’ che abbiamo entrambi interpretato
in brevi ruoli senza però incontrarci mai in scena.
Elio e’un attore completo, eclettico, in assoluto
uno dei più dotati in circolazione e merita pienamente
il successo ottenuto dopo anni di grande lavoro ai massimi
livelli. Conoscendolo meglio ho avuto modo di capire quanto
sia in gamba, è un ragazzo molto introverso e fuori
dal comune e nonostante il suo grande talento e bravura
e’ una persona umile che fa il suo lavoro in maniera
tranquilla perché punta ai fatti professionali
concreti infischiandosene di riflettori e mondanità.
Questo
come altri personaggi che ho interpretato ha sempre qualcosa
di me, credo di essere un po’ “pirandelliana”
e di avere tante sfaccettature: quelle ben visibili al
primo impatto le ho già espresse in altri film
ma esistono lati della mia personalità più
timidi e riservati che riesco a trasmettere a chi mi consoce
meglio e da vicino e a chi si pone in maniera delicata
come accade in scena al protagonista con la Cristiana
che interpreto e che, a differenza di altri personaggi
da me recitati in passato, non e’ un tipo esplicitamente
sexy.
Marco
Baldini lo conosco per essere stata quattro volte ospite
sua e di Fiorello alla radio in ‘Viva Radiodue’
e sia allora che in seguito non mi ha fatto mai pensare
alla vita movimentata ed alle varie peripezie che ha attraversato:
l’ho trovato sempre spiritoso, allegro e ‘pacificato’
con sé e con gli altri...”
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mattino
ha l'oro in bocca | |
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