La cosa che mi ha attratto
e quindi spinto ad adattarlo per lo schermo è la ricchezza
di idee contenute del testo parallelamente ad una forte struttura
narrativa; il cinema ha continuamente bisogno di storie e strutture
narrative forti. Questo libro ha un mix ideale di idee e di
struttura narrativa adatto per un buon film.
Il
libro è pieno di storie parallele e secondarie. Quanto
ha dovuto rinunciare in termini narrativi nella riduzioni
in pellicola rispetto al romanzo?
Un testo ha la possibilità di sviluppare numerose digressioni
e storie parallele. Nel cinema questo non si può fare
ed abbiamo dovuto per forza apporre dei cambiamenti, sono
necessari in ogni adattamento. Soprattutto nella seconda parte
del libro abbiamo apportato i maggiori cambiamenti introducendo
nuovi personaggi, cambiando la professione dei protagonisti.
Io ero molto preoccupato della reazione dello scrittore, ma
sono stato sollevato quando dopo aver visto il film ci ha
detto che comunque lo spirito del libro era stato rispettato.
Ian McEwan
risulta anche produttore associato. Qual è stato il
suo contributo al film?
Ian ha letto tutte le diverse stesure della sceneggiatura
facendo i suoi personali rilievi. A volte ha dato opinione
positive altre volte negative. Altri suoi romanzi sono già
stati portati sullo schermo, per cui sapeva benissimo che
il film non può essere il libro, ma una versione dello
stesso. Ha inoltre sostenuto che libro e film devono esistere
insieme in una certa armonia anche se sono due cose differenti,
a se stanti. Alla fine si è dimostrato soddisfatto
di questo adattamento, più di altri del passato.
A
guardare la sua filmografia - Notting
Hill, The Mother, L’amore
fatale – emerge una varietà di stili e
tematiche assai diverse tra loro. Qual è il vero Roger
Michell?
Noi tutti cambiamo e ci evolviamo nel tempo. Il mio film più
conosciuto è sicuramente Notting
Hill e la gente pensa che quello sia il mio genere
di film. In realtà è esattamente il contrario.
Quella è stata una parentesi bella, solare, allegra,
di commedia, ma i mie ultimi film The
Mother, questo ed Ipotesi di
complotto sono sicuramente più dark, più
complicati più vicini alle mie preferenze. Ma mi piacerebbe
tornare in futuro a qualcosa di più leggero.
A già
in mente qualche progetto in particolare?
Un progetto che vorrei realizzare, ma non subito, è
un adattamento di Huckleberry Finn, che sono anni che non
viene portato sullo schermo, facendone una versione un po’
più per adulti rispetto agli adattamenti del passato
rivolti ai bambini. Ma sarà un film anche questo un
po’ dark, pesante per cui non vorrei farlo subito. Per
il prossimo anno mi piacerebbe fare un film su una rapina,
una rapina di diamanti, da una storia in parte vera ed in
parte inventata.
Il titolo
del film in italiano è un po’ spiazzante; cosa
ne pensa rispetto all’originale?
Sarebbe stato difficile tradurre perfettamente il titolo in
quanto, in inglese, l’aggettivo “enduring”
ha un doppio significato: amore che dura nel tempo e amore
imposto. Era quindi difficile trovare in italiano un aggettivo
che avesse la stessa ambivalenza di significato. Ero stato
inoltre confortato dal fatto che anche il libro, tradotto
in ben 23 lingue diverse, avesse perso questo doppio significato
che ha in inglese. L’unica mia piccola preoccupazione
associata a questo titolo è quella che molti forse
potrebbero pensare ad un altro film Attrazione
Fatale, opera che parla anche quello di un’ossessione
amorosa, ma un film di altro genere.
Ci
racconta del suo interesse sul tema della riflessione sull’amore?
Tutti quanti siamo interessati all’amore, uno dei grandi
misteri della vita, sicuramente della mia. Le domande che
il protagonista si pone sulla natura dell’amore sono
tristi magari, ma sicuramente stimolanti. Per esempio la teoria
dell’amore come strumento di evoluzione prettamente
biologica a fini riproduttivi non può essere scartata
totalmente. Ma sia il libro che il film ci offrono svariati
esempi e forme di amore, anche se non sempre e tutti positivi.
La comparsa alla fine su questo immenso prato verde, in maniera
quasi shakespeariana, della coppia professore-studentessa,
quasi fossero stati infettati dall’amore, è un
segnale positivo in un certo senso.
Tra le
forme di amore presenti nel film c’è quella omosessuale
che viene trattata con una certa ambiguità soprattutto
dal punto di vista del protagonista. E’ una cosa voluta,
presente anche nel libro, o no?
Ciò che muove Jed non è il suo essere omosessuale,
la sua ricerca non è quella per un amore sessuale,
ma per un amore puro. Il bacio che è presente nel finale
è per me l’espressione ultima di quello che è
l’amore, quell’amore che prende il sopravvento
su tutto, un amore che prova per l’altro destinato a
durare. Il film è comunque pieno di ambiguità.
Ad un certo punto ci si chiede chi è il più
folle tra i due.
Come è
avvenuta la scelta degli attori?
Io avevo lavorato precedentemente con entrambi gli attori.
Con Rhys (Jed) in particolare oltre che nel ruolo comico di
Notting Hill anche a teatro e
sapevo di queste sue potenzialità per un ruolo che
per altro interpreta con una grande innocenza, con grazia,
donandogli un carattere femminile che suscita indubbiamente
una certa simpatia.
Riguardo a Daniel (Joe) ritengo abbia un immenso talento.
Ora inizierà a lavorare anche negli Stati Uniti - sarà
infatti il prosimo James Bond 007 [NdR] - e io mi auguro,
anzi ne sono sicuro, che avrà l’opportunità
per imporsi come uno dei migliori attori inglesi, capaci di
veicolare grandi progetti grazie alla sua sola presenza.
Nel
film vi è una forte prevalenza di volti, visi, facce,
sia come stile di regia - con l’uso di molti dettagli
sugli attori - che nel mestiere del personaggio interpretato
da Samantha Morton. E’ una scelta voluta?
Quello che più mi interessa alla fine è capire
cosa succede nella testa delle persone, i loro concetti mentali.
E’ forse per questo che mi concentro sui dettagli ed
è per questo che ho cambiato il mestiere della protagonista
Samantha Morton. Nel libro infatti era una studiosa di Keats
mentre qui è una scultrice di arte figurativa che scolpisce
volti quasi a dimensione reale.