Venezia
61: buona la prima?
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[maurizio
milo] |
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Quattro
anni per rilanciare il Festival di Venezia. Scopriamo
le carte della 61esima edizione della Mostra. Tra probabili
conferme e possibili sorprese, un viaggio all’interno
del Marco Müller I
Venezia
61: sarà vera Revolution? A giudicare dalle molte
novità, è assai probabile che quest'anno
al Lido assisteremo, quantomeno, ad un piccolo terremoto.
Un concorso in meno, un occhio alle novità con
Venezia Orizzonti e Venezia Cinema Digitale e l'attesissimo
progetto 'Storia Segreta del Cinema Italiano' con Quentin
Tarantino e Joe Dante.
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Il
neo direttore Marco Müller, critico, sinologo, produttore
e organizzatore di molte edizioni di Locarno, ha dovuto costruire
il suo Festival in pochissimo tempo, appena tre mesi.
Ricordiamo, per un attimo, con simpatia, il suo predecessore,
lo svizzero Moritz de Hadeln, che lo scorso anno confezionò
una ricca edizione che poteva contare su titoli come Buongiorno,
notte di Bellocchio, Zatoichi
di Kitano, Um filme falado del
maestro De Oliveira, la sorpresa Lost
in Translation di Sophia Coppola e Il
ritorno di Cagliostro di Ciprì e Maresco (10 minuti
di applausi in Sala Grande!), ma anche su perle di comicità
involontaria quali Imagining Argentina
e 21 Palms.
Sarà riuscito Müller a dare a Venezia il miglior
Festival degli ultimi dieci anni, come detto alla conferenza
stampa ufficiale di presentazione? Noi ce lo (e glielo) auguriamo.
Perché, quando i giochi sono fatti, quel che conta sono
solo i film. Nient'altro. Diamo allora un'occhiata a quello
che ci aspetta in questi dieci giorni al Lido. Dieci giorni
di emozioni, passioni, risate, incazzature. Esperienze che,
per dieci giorni, ci fanno sentire veramente vicini al sogno-cinema.
VENEZIA 61: IL CONCORSO
Ventuno film. Grandi firme, molti abitudinari
e qualche fresca, piacevole novità.
Gli italiani innanzitutto. A guidare la nostra pattuglia al
Lido non può che essere Gianni Amelio, già vincitore
con Così ridevano del
Leone d'oro nel 1998. Il suo nuovo film, Le
chiavi di casa, tratta con estrema delicatezza ed intimità
il tema dell'handicap. Kim Rossi Stuart è un giovane
padre che si riavvicina al figlio quindicenne che un tempo
aveva respinto. Il film è liberamente tratto da Nati
due volte di Giuseppe Pontiggia, riscritto con l'ausilio di
Rulli e Petraglia, e viene considerato un capolavoro dai selezionatori
di Venezia 61. Sicuramente quando un maestro della bravura
di Amelio mette mano alla m.d.p. lo fa per dire qualcosa di
importante.
Ovunque sei è invece il
titolo della pellicola di Michele Placido, tornato a Venezia
due anni dopo il debole Un viaggio chiamato
amore, che pur fruttò la Coppa Volpi a Stefano
Accorsi e Laura Morante. Torna dopo una polemica (più
abbozzata che reale) sui giochi di potere e le raccomandazioni
tra il Festival e le case di produzione. Chissà come
la pensa ora. Ancora l'amore al centro di questa storia. Non
più (p)ossessivo, come nel precedente film, ma intimo
e spirituale. Nel cast nuovamente Accorsi e Barbora Bobulova.
A completare la truppa nostrana l’outsider Guido Chiesa,
che presenta, a tre anni di distanza da Il
partigiano Johnny, Lavorare con
lentezza, storia ambientata nella Bologna degli Anni
Settanta. Tra gli interpreti Valerio Mastandrea e Claudia
Pandolfi. Una curiosità viene dal titolo. E' un verso
di una canzone di Enzo Del Re che recita "…lavorare
con lentezza, senza fare alcuno sforzo. Il lavoro ti fa male
e ti manda all'ospedale". Sarà un tormentone.
Tre sono i film francesi in concorso: L'intrus
di Claire Denis con Bèatrice Dalle, Rois
et reine di Arnaud Desplechin con Catherine Deneuve
e 5x2 (Cinq fois deux) di François
Ozon. L'autore di 8 donne e un mistero
propone un'inedita Valeria Bruni Tedeschi alle prese con una
storia sentimentale 'a ritroso' dove la nascita e la fine
di un amore sono incorniciate da una colonna sonora composta
da canzoni italiane romantiche degli Anni Sessanta.
L'Oriente fa la voce grossa anche a Venezia. Non l'indigestione
di Cannes, ma una bella abbuffata. Al momento in cui andiamo
in stampa, ancora non si sa nulla di titoli quali Cafè
Lumière di Hou Hsiao-Hsien, Shijie
di Jia Zhangke, Ha-ryu-in-saeng
di Im Kwon-taek, talentuoso regista di Ebbro
di donne e di pittura e di Howl's
Moving Castle del maestro del cinema d'animazione giapponese
Hayao Miyazaki, già vincitore di un Orso a Berlino
e dell'Oscar con La città incantata.
Rimanendo in Asia ma spostandoci in Medio Oriente troviamo
Amos Gitai, che torna, a distanza di un anno dal poco convincente
Alila, con Promised
Land con Anne Parillaud e Hanna Schygulla e l'iraniano
Marziyeh Meshkini con Stray Dogs.
Venezia 61 segna anche il ritorno di due mostri sacri della
cinematografia mondiale: Wim Wenders e Mike Leigh. Il cineasta
tedesco ci offre la sua visione dell'America di oggi, piena
di paura e diffidenza, con Land of Plenty,
mentre il regista inglese ci racconta la storia di Vera
Drake. E chissà che non ci abbia preparato una
bella sorpresa Todd Solondz in concorso con Palindromes,
dopo aver messo a ferro e fuoco la famiglia americana con
il suo capolavoro Happiness.
O Alejandro Amenabar che con Mar adentro,
storia di vita e morte con il sempre eccellente Javier Bardem,
racconta finalmente la realtà dopo il paranormale di
The Others e l'irrealtà
di Apri gli occhi.
Meno fiducia riponiamo in Mira Nair e nel suo Vanity
Fair. Sarà perché il Leone più
immeritato degli ultimi anni, e di conseguenza quello che
ci ha fatto soffrire di più, è il suo Monsoon
Wedding? Vedremo se Hollywood le ha giovato o l'ha
impoverita.
Che dire di Nicole Kidman in versione 'pedofila' nel secondo
film di Jonathan Blazer Birth?
Pare infatti che la scena principale del film sia quella in
cui la splendida attrice australiana amoreggi con un bimbo
di dieci anni. Scandalo annunciato!
Restano da vedere gli outsider: il greco Delivery
di Nikos Panayotopoulos, lo svizzero Tout
un hiver sans feu di Greg Zglinski e il russo Udalionnyj
dostup di Svetlana Proskurina.
VENEZIA 61:
I FUORI CONCORSO
Grande parata di star e grandi film in vista. Ad inaugurare
la Mostra ci penserà Steven Spielberg con The
Terminal. Grandi interpreti per la storia liberamente
ispirata alla vera vita di un rifugiato iraniano che tuttora
vive nel terminal dell'aeroporto Charles de Gaulle, Merham
Karimi Nasseri: da Tom Hanks a Caterine Zeta-Jones a Stanley
Tucci. Successo garantito.
Tra i divi in arrivo al Lido segnaliamo anche il Tom Cruise
invecchiato di Collateral, thriller
del grande Michael Mann e Robert De Niro, Will Smith e Martin
Scorsese, che prestano la loro voce agli squali protagonisti
del film d'animazione Shark Tale.
Torna Spike Lee, dopo il successo del bellissimo The
25th Hour, e lo fa non solo in qualità di giurato
ma anche in veste di regista con She
Hate Me, storia satirica di sesso e potere con Monica
Bellucci. Speriamo bene! E ancora Johnny Depp in Neverland,
sulla genesi di Peter Pan e le difficoltà del suo creatore
James Mattew Barrie, Al Pacino in The
Merchant of Venice di Michael Radford e Denzel Washington
nel remake di The Manchurian Candidate
ad opera di Jonathan Demme. Tutti presenti a dare maggior
lustro a questa edizione. E potremo finalmente ammirare Antonioni,
Wong Kar-Wai e Soderbergh alle prese con il collettivo Eros.
Ma tra tutte queste star ci piace ricordare chi, con umiltà,
ha saputo ritagliarsi un posto d'onore all'interno di questa
sezione. Innanzitutto il maestro portoghese, quest'anno Leone
d'oro alla carriera, Manoel De Oliveira, cui dedicheremo un
apposito spazio all'interno de “Il Grido”, che
presenta il suo nuovo lavoro O quinto
imperio. Un applauso alla vitalità del suo cinema
che ringiovanisce con il passare del tempo.
Onore anche ai due terribili cineasti siciliani Daniele Ciprì
e Franco Maresco che con infinita dedizione hanno costruito
il ritratto degli indimenticabili Franco Franchi e Ciccio
Ingrassia con Come inguaiammo il cinema
italiano. Un ultima nota di merito va ad un ottimo
regista italiano, mai banale. Carlo Mazzacurati, pur non essendo
in concorso ha concesso il suo L'amore
ritrovato. Una scelta di classe e coraggio. Complimenti.
VENEZIA
61: DECALOGO DI SOPRAVVIVENZA
Sei appena arrivato nella jungla veneziana? Stai leggendo
Il Grido sotto il sole cocente durante una fila lunghissima
per la proiezione di un film lussemburghese con sottotitoli
in polacco? Questo piccolo decalogo fa per te.
1) Fondamentale (per il prossimo anno). Arrivare (e andarsene
via) un giorno prima. Perché? Il giorno prima dell'inizio
farai meno coda per gli accrediti e il giorno prima della
fine sai già chi ha vinto.
2) Fondamentale (per il prossimo anno). Quando fai un budget
prima di partire per la cara Venezia cancella la voce 'Varie
ed eventuali' e scrivi 'Sicure e garantite'. Tieniti largo
sulla cifra.
3) Devi sapere che i genitori veneziani sono soliti rinchiudere
i loro bambini un mese prima del Festival. In quel mese fanno
loro vedere solo foto e filmati di porta-pass. Scoprirai presto
cosa voglio dire.
4) Anche se un decreto legge ha ridotto la pena, è
pur sempre un reato procurare danni ai suddetti rompiballe.
5) Dedica almeno dieci minuti al giorno a leggere i bigliettini
dello spazio di Ippoliti. Al terzo giorno non potrai più
farne a meno.
6) Marzullo non ti saluta ma ti guarda con fastidio, quindi
non perdere tempo.
7) Fai collezione di Ciak in Mostra e Film Tv Daily: saranno
un'ottima guida per districarsi nei meandri del cartellone
veneziano.
8) C'è uno strano personaggio vestito da Napoleone,
ma se lo ignori non ti dichiara guerra.
9) (Un po' di serietà) Portati sempre dietro una bottiglia
d'acqua: al Lido 50cl di Levissima costano quanto l'equivalente
di Chanel n°5.
10) Divertiti e conosci quanta più gente puoi. E' bellissimo
condividere queste esperienze con persone che hanno la tua
stessa passione. E guarda quanti più film possibile.
Solo così potrai dire di aver vissuto veramente questo
Festival.
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