Sul
'Free Cinema'.
Ho iniziato a fare cinema nei primi anni Sessanta, parallelamente
all'ascesa del 'Free Cinema' britannico, insieme a persone con
cui condividevo certe idee. Noi ci sentivamo in qualche modo
contrapposti a quel tipo di cinema. Pensavamo che quel cinema
utilizzasse l'ambiente della classe operaia solamente come uno
sfondo, dove non c'era una finalità precisa.
Nei primi anni Sessanta fare un film sulla 'working class' del
nord dell'Inghilterra era un argomento di moda; noi eravamo
in contrapposizione a tutto questo, a pensarci adesso devo dire
che eravamo molto duri, molto cupi nel nostro modo di fare cinema.
Facevamo parte di un movimento culturale che riconosceva, per
la prima volta, alla classe operaia la dignità di essere
soggetti di una creazione artistica.
Sul
lavoro con gli attori.
Un film è qualcosa di collettivo. Sono sempre un po'
imbarazzato quando leggo nei titoli di testa: "A film
by Ken Loach". Mi piacerebbe molto parlare di tutti coloro
che hanno lavorato con me, persone con cui ho sempre operato
in assoluta parità.
Tra tutti questi rapporti, lavorare con gli attori è
da sempre uno dei più grandi piaceri del mio mestiere.
Si scrive una storia, in stretta collaborazione con lo sceneggiatore,
si pensa alle vicende e ai conflitti; quindi la sfida di un
film diventa quella di dare vita a quella storia, scrivendola
attraverso gli attori. È necessario trovare attori
capaci di generare la storia, che nel liberare il loro personaggio
rivelino anche loro stessi. La macchina da presa vede tutti
i movimenti degli attori, il modo in cui muovono le mani,
il modo in cui maneggiano le cose, come guardano e come ascoltano,
certi momenti devono essere impliciti negli attori, non ci
devono essere menzogne, tutto ciò deve far parte della
loro vita. Quello che abbiamo sempre fatto è una ricerca
per trovare le persone adatte ad un certo personaggio, parlando
con loro.
Riteniamo che la differenza fra attori professionisti e attori
non professionisti sia labile, il processo d’incontro
e di audizione con entrambi consiste nel trovare persone che
siano credibili, che possano fare qualcosa che risulti vero
nella finzione, per rendere un film vivo. Pensiamo a persone
che il pubblico vuole guardare, che riescano veramente a comunicare
qualcosa. Gli attori devono semplicemente essere portati dentro
la storia, scoprendola mentre essa viene filmata, devono vivere
fino in fondo l'esperienza. Cerchiamo di "trattenere"
il copione per generare la vera sorpresa, lavorando con gli
attori con fiducia, sorpresa e collaborazione.
Sulla
famiglia.
Nei nostri film il ruolo della famiglia ha sempre avuto un'importanza
basilare. Tutti i drammi della vita sono drammi di famiglia.
La famiglia è come un quadro in cui sperimentiamo rabbia,
dolore e amore. Essa è legata sulle nostre spalle come
una valigia e le pressioni esterne possono incrinare, rovinare
i rapporti familiari. Un esempio è la mancanza di lavoro,
l'impossibilità di far fronte ai problemi economici
spesso genera una lacerazione all'interno dei nuclei familiari,
in quanto porta alla perdita di dignità e di senso
di identità, alla rabbia. I politici che tanto parlano
di famiglia nella pratica poi creano soltanto le circostanze
negative che rendono impossibile che la famiglia viva e prosperi
in pace, essi creano la dissoluzione del nucleo familiare.
Al giorno d'oggi si parla molto di "flessibilità"
del lavoro, è una parola chiave, una cosa che porta
soltanto ad un lavoro occasionale e senza sicurezza, alla
mancanza di certezze per comprare, ad esempio, la casa in
cui viviamo. Questa situazione di insicurezza è assolutamente
distruttiva per il benessere di una famiglia.
Piuttosto che chiederci quale è il futuro della famiglia,
è opportuno chiederci quale è il futuro della
nostra società.
Sul
cinema commerciale.
Il cinema può essere uno strumento per disarmare il
pubblico, per togliergli potere. C'è chi vede il cinema
come un bene di consumo, un bene di consumo è creato
per realizzare profitti, quindi un cinema che si accompagni
bene alla vendita di pop corn e che assicuri un flusso di
pubblico e di soldi. La conseguenza è che ci troviamo
davanti a dei "consumatori irrazionali", totalmente
privi di un loro modo di vedere e di pensare.
Uno dei messaggi del cinema commerciale è che un uomo
con la pistola può arrivare in una città e risolvere
i problemi. Ed il modo in cui questo si riflette nella vita
reale è ovvio: c'è George W. Bush che, come
John Wayne, va in Medio Oriente e dice "Voglio Osama
Bin Laden vivo o morto, a tutti i costi, per portare la pace".
Un certo cinema crea quindi una vera e propria propaganda
militare, volta ad esaltare lo stile di vita americano, la
cultura americana. Il cinema invece, a nostro modo di vedere,
deve avere la funzione di portare in primo piano le storie
e i problemi delle persone comuni, le quali non trovano più
alcuno spazio nelle discussioni dei politici.
Sul
sentimentalismo.
Riguardo alla struttura di un film e ai sentimenti che un
film deve suscitare per far giungere lo spettatore ad una
visione più consapevole, uno dei maggiori problemi
che ci troviamo ad affrontare riguarda le parole.
Il melodramma ha a che fare con le parole, ma il sentimentalismo
generato da questi melodrammi per noi è una situazione
falsa, in quanto esagera gli effetti drammatici. Noi cerchiamo
di rendere i sentimenti generati da un cattiva situazione
familiare vedendoli in un preciso contesto, non necessariamente
con le parole; in un dramma familiare, ad esempio, cerchiamo
di mettere la persona in relazione con il contesto in cui
si trova, invece spesso ci capita di vedere dei film con personaggi
che vagano nel vuoto, pieni di questo finto sentimentalismo.
Questo approccio al cinema è fasullo, nessuno di noi
vive nel vuoto, siamo continuamente messi di fronte a problemi
familiari, economici, sociali, e l'insieme di queste sensazioni
è qualcosa che noi ci portiamo sempre dietro.
Sulla
storia.
Il regista, l'artista, ha la grave responsabilità di
testimoniare la storia, cosa che diventa assolutamente necessaria
in un momento come quello attuale in cui ci sono pressioni
crescenti per riscriverla.
È necessario catturare prima il passato per catturare
il presente. Inoltre è compito del regista celebrare
i miti del suo tempo, parlo dei piccoli grandi miti che lottano
ogni giorno contro le oppressioni, le ingiustizie e le violenze
del presente; parlo dei contadini sudamericani, degli operai
del nord dell'Inghilterra, dei popoli invasi e privati della
dignità.