L’America
vista attraverso gli occhi di Spike Lee
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[maurizio
milo] |
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Abbiamo
incontrato durante la presentazione veneziana di ‘She
hate me’ il grande regista afroamericano.
Un'intervista militante su Bush, le coppie di fatto,
gli scandali finanziari e altre amenità del più
grande impero del mondo...
Provocatorio,
litigioso, cattivo, ironico: questo è She
hate me (in Italia Lei
mi odia distribuito da Mikado). Uno Spike Lee
Joint, come egli stesso ha soprannominato il proprio
film. Un viaggio all'interno di una democrazia malata,
ancora fortemente razzista e piena di incongruenze.
Jack Armstrong, interpretato dal giovane Anthony Mackie,
è un giovane afroamericano, vicepresidente di
una azienda
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farmaceutica, caduto in disgrazia
per aver denunciato il suo presidente, reo di speculare su un
farmaco anti-Aids. Per sopravvivere diventa un fecondatore naturale
di giovani donne lesbiche, pronte a pagare diecimila verdoni
a botta. Il business diviene sempre più redditizio ma
il nostro stallone dovrà vedersela con una famiglia di
mammasantissima, capitanata dall'ottimo John Turturro alle prese
con un'esilarante parodia de Il Padrino, con un processo a suo
carico e, soprattutto, col desiderio di metter su famiglia.
Classico esempio di più film in uno. La polemica nasce
fin dai titoli di testa dove viene sbandierata una (falsa) banconota
da 3 dollari raffigurante il faccione sorridente di George W.
Bush e il marchio Enron al posto della consueta scritta ‘In
God we trust’.
Che fa Spike, provoca?
Beh, è quello che vorrei. Cito lo scandalo Enron, il
cui amministratore era un uomo dell'entourage di Bush, ma in
realtà voglio dire che è tutto il paese che ha
bisogno di una riscoperta di altri valori che non siano il culto
del denaro.
Parliamo di politica. Lei, come molti
registi americani, ha preso una posizione decisa contro l'Amministrazione
Bush.
Siamo in molti a non sopportare Bush e la sua politica ed è
giusto che ognuno cerchi di fare ciò che può per
orientare l'opinione pubblica. Non mi illudo di poter cambiare
molto. Non sono Michael Moore e She Hate
Me non è Fahrenheit 9/11.
Allora mi è venuto in mente di prendere per i fondelli
quel falso moralismo di cui Bush è paladino.
Il Presidente è falso e pericoloso e ci stà trascinando
in una situazione tremenda. È importante ricordare inoltre,
come Bush controlli una potenza come il canale Fox News e abbia
in mano la mannaia della censura su buona parte dell'informazione.
Credo che qui da voi accada più o meno la stessa cosa
con il conflitto d'interesse di Berlusconi, ma non ne parlo
troppo perché mi piacerebbe girare un film in Italia!
(ride, N.d.R.). Per batterlo bisogna usare gli stessi strumenti,
quei media a cui loro hanno un accesso privilegiato.
Parliamo del film e delle tematiche affrontate.
John Armstrong è un eroe dei nostri giorni?
È un uomo di colore, laureato ad Harvard che si trova
disoccupato e addirittura sotto processo perché ha scoperto
un imbroglio e ha provato a sovvertire il sistema. Sono in pochi
quelli che lo fanno. Uno di questi è il più volte
citato Frank Wills. Questo è il nome del guardiano notturno
che smascherò l'intrusione nel partito democratico del
Watergate, cambiando il corso della storia politica degli ultimi
trent'anni, ma morì in povertà e solitudine. John
fa questa scelta e paga le conseguenze per aver fatto la cosa
giusta. In questa ottica sì, John Armstrong è
un eroe.
Perchè il film ha destato tanto
scalpore nel mondo omosex?
La comunità lesbica che ha odiato questo film lo ha fatto
perché ritiene assurdo ed altamente improbabile che le
omosessuali possano ricorrere al metodo di inseminazione naturale
in quanto prediligono quello artificiale. Questa polemica fa
bene perché significa che non siamo in presenza di un
gruppo monolitico ma c'è del dialogo all'interno.
Si fa anche largo uso di stereotipi: italiani
mafiosi e stalloni di colore.
Mi sono divertito a giocare con i luoghi comuni: dalle lesbiche
aggressive, alla bravura a letto dei neri fino ad arrivare al
mafioso cui non va giù come vengono trattati gli italo-americani
nei film salvo poi cimentarsi in una perfetta imitazione del
padrino Brando.
Cosa ne pensa dei matrimoni gay?
Non vedo nessun problema. E trovo giusto che le coppie omosessuali
possano adottare bambini in quanto un figlio ha bisogno di affetto
e non credo che conti molto chi glielo offre.
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