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[sara
lucarini] |
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"Così,
paisà, è cominciata la fortuna del cinema
italiano,
ma chi se ne ricorda?"
La
celluloide, componente della pellicola degli inizi,
era un supporto flessibile e resistente, ma altamente
infiammabile. Oggi l'ha sostituita il triacetato di
cellulosa o il poliestere. Come la pellicola, anche
i personaggi di questo libro sono protagonisti di vite
instabili, ma animate dal fuoco della passione, sia
amorosa sia cinematografica. E come la pellicola, tutto
era estremamente precario. Ma tale precarietà
era la sfida da raccogliere per ambire al successo.
Ugo Pirro (giornalista,
commediografo, romanziere, sceneggiatore) ha racchiuso
in questo libro prezioso una storia, che è diventata
testimonianza italiana della II° Guerra Mondiale.
Un libro dalle
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molteplici valenze. È
una biografia, quella di Roberto Rossellini e di tutti coloro
che con lui, inconsapevolmente, contribuirono alla nascita del
Neorealismo. È il racconto della genesi, delle difficoltà
e del successivo trionfo del film Roma città aperta,
ma anche di tutta un'intera stagione del cinema italiano; della
rinascita dopo le difficoltà della guerra; della creazione
di un nuovo tipo di arte, che non si limitava solo a parlare
al popolo, ma attraverso di esso trovava voce. Mentre la narrazione
scivola via fluida, alternando il tono storico a quello colloquiale,
le immagini ci passano davanti come fotogrammi di un film conosciuto.
Vita privata e vita artistica si fondono ed è impossibile
(e insensato) separarle, perché l'una condiziona l'altra
e viceversa. I personaggi sono come i protagonisti di un romanzo.
Ma il lettore non deve immaginare quelle facce, quei luoghi,
quei fatti, perché ancora prima di essere stati descritti,
sono esistiti, fuori e dentro lo schermo. È la storia
di una vita favolosa, parallela a quella reale, che però
ha tutte le caratteristiche di quest'ultima. È il periodo
in cui Cinecittà è un rifugio per i senzatetto,
in cui gli americani saccheggiarono gli studi. Sono gli anni
degli ‘sciuscià’, spiati da De Sica, e dei
‘ladri di biciclette’, tra la paura di mostrare
la realtà italiana e il desiderio di dare voce a quella
sofferenza. Quello che Pirro ci racconta è un momento
del cinema italiano, è un resoconto storico, è
una bellissima biografia, ma soprattutto è una straordinaria
avventura. L'avventura di un cinema che stava nascendo dalle
ceneri della guerra, un cinema povero, ‘stracciato’,
senza divi, ma straordinario. Straordinario nella caparbietà,
nella passione, nell'amore per quel lavoro, nel bisogno di denaro,
nella sfida contro lo scetticismo per questa pretesa di raccontare
il ‘vero’ e di uscire fuori da certi binari.
Nel 1996, Carlo Lizzani (con il quale Pirro aveva già
collaborato in passato) trasporta su pellicola la storia. È
un tipico esempio di metacinema, in cui sguardo diegetico ed
extradiegetico si confondono fino a diventare un'unica cosa.
In cui oggi e ieri, colore e bianco e nero, realtà e
finzione non trovano distacco, ma diventano un corpo solo fino
a mescolarsi in un'unica ragione d'essere. Ma la trasposizione
sullo schermo perde la passione e la forza delle personalità
tanto marcate nella pagina scritta. Lina Sastri non ha la passionalità
e l'irruenza della Magnani, Massimo Ghini non ci restituisce
a pieno la genialità e il piglio seduttivo di Rossellini.
Giancarlo Giannini offre invece una bellissima interpretazione
di Sergio Amidei, che gli è valso il David di Donatello,
stesso premio andato anche a sceneggiatura e musica.
Non era facile riproporre l'atmosfera del tempo, gli aneddoti,
gli ambienti. Lizzani si sofferma soprattutto sull'amicizia
tra Rossellini e Amidei, tralasciando il contesto storico, che
tanto peso invece ebbe nelle vicende. Oggi come allora ha forse
giocato un po' la precarietà dei mezzi, con la semplice
differenza che oggi questi limiti si sarebbero potuti arginare
con un investimento di capitale maggiore. Ma si potrebbe sottolineare,
con un po' di cinismo, come in realtà sia proprio la
materia del film (il cinema del Neorealismo) a ricordare che
è possibile creare un capolavoro anche con mezzi limitati.
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