Le
affinità elettive dei fratelli Taviani
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[giulia
marcucci] |
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La
consegna del Pergamo d'oro è diventata una tradizione
per la Regione Toscana. Quest'anno la città di
Prato ha deciso di assegnare il premio ai Fratelli Taviani.
È stato così possibile percorrere un breve
viaggio nel cinema di questi due storici registi, grazie
a Stefano Coppini, curatore dell'iniziativa, al Kiwanis
Club Prato e soprattutto a Vittorio Taviani.
"Eravamo
due ragazzini che avevano marinato la scuola, passeggiavamo
nel centro di Pisa e passammo davanti ad un cinema nel
quale proiettavano Paisà di Rossellini. Decidemmo
di entrare, malgrado che il pubblico in uscita facesse
affermazioni riguardo alla pesantezza del film. Questa
visione ci rivelò verità profonde, ci
colpì talmente da divenire il vero incentivo
per iniziare la carriera di registi. 'Cinema o morte'
diventò il nostro motto. Fummo determinati
nell'interrompere gli studi in legge e quindi la tradizione
di famiglia, poiché capimmo che senza il
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cinema non avrebbero avuto
senso i nostri giorni."
Questi sono i chiari ricordi regalati da Vittorio riguardo a
com'è iniziato il loro amore per l'arte cinematografica.
Nel 1954 i due fratelli danno vita al loro primo documentario
grazie al sostegno del grande Zavattini. "Io, Paolo
e Valentino Orsini pensammo di creare un documentario avente
come soggetto San Miniato di Pisa, ma nacque in noi come la
necessità di sentire un parere importante, in particolare
quello di Zavattini, che poi si trasformò in un reale
e basilare sostegno. Tutto iniziò con l'aiuto del Comune
(di San Miniato appunto) che noleggiò per noi un'auto
per raggiungere Roma, per conquistare il cinema. Arrivammo sotto
casa di Zavattini, prima delle otto del mattino, suonammo e
dicemmo di essere tre toscani con l'idea di fare un film. Zavattini
ci accolse con quell'apertura e generosità che, a mio
parere, contraddistingueva l'epoca. Nel suo salotto davanti
ad un caffè, ci chiese di riassumere in tre, massimo
cinque parole, la storia che volevamo raccontare. Per noi fu
difficilissimo, ma il risultato fu positivo: Zavattini decise
di sostenere la nostra idea e ci aiutò disinteressatamente.
Ma il documentario in questione, dopo essere stato presentato
al Ministero, fu bocciato per motivi di ordine pubblico, perché
a quei tempi non si poteva porre accento negativo sul fascismo.
Purtroppo l'intero lavoro, come noto, è andato perduto."
I Fratelli Taviani hanno offerto al pubblico delle scene che
rimarranno impresse nella storia del cinema e non solo. Si pensi
a La notte di San Lorenzo. Film
che narra una storia centrale della loro stessa vita, un evento
avvenuto a San Miniato, il 10 Agosto 1944, l'estate della liberazione,
nella quale l'occupazione nazista lasciò una coda velenosa:
l'eccidio nella Cattedrale di San Miniato. Nel film un contadino
ha una grande idea per salvare molta gente: propone di non fidarsi
dei tedeschi, ma di muoversi verso gli americani. Chi scelse
di avventurarsi per i campi, si salvò, chi invece si
lasciò proteggere dal Vescovo morì. Nella verità
storica quel contadino citato era un borghese, un celebre avvocato
di San Miniato padre di Paolo e Vittorio.
"Sicuramente questa pellicola ha segnato in modo particolare
la nostra vita. Abitavamo a Roma, ma tornammo a San Miniato
per incontrare chi aveva vissuto l'esperienza della guerra partigiana
o chi aveva avuto parenti o amici coinvolti. Emerse che ognuno
rievocava in maniera diversa questa fase storica, ma unico era
il sentimento: 'quando tutto sembra perduto, tutto si può
salvare se l'uomo non è solo'. Ciò è riferito
alla forza dell'unione, che aveva vinto in quel contesto. Così
giudicammo necessario girare un film sulla Resistenza, partendo
dall'esperienza personale. La nostra urgenza era legata al fatto
che, un po' come adesso, i giovani vivevano come a metà,
non avevano certezze, speranze. In questa pellicola si eleva
la consapevolezza su cosa l'uomo è in grado di fare raccogliendo
le proprie forze e emerge che la vita vale la pena essere vissuta
cercando il meglio. Volevamo che non fosse un lungometraggio
di nostalgia, di rievocazione ma utile per quel momento, per
i giovani, per riportare la forza, per sperare."
Nel cinema dei Taviani significative sono le immagini che ritraggono
alberi, si pensi a La notte di San Lorenzo,
a Padre Padrone, a Kaos,
a Il sole anche di notte. L'albero
come emblema del mondo contadino, ma in questo caso emblema
della loro filmografia. Vittorio a questa osservazione ha risposto
evidenziando quanto la terra toscana ha dato alla fantasia dell'uomo
"perciò nei nostri film, ma prima ancora nelle
nostre vite consultiamo la 'toscanità'. In generale,
manifestiamo in gran parte della nostra cinematografia il vigoroso
legame con la natura, la quale corrisponde alla radicata promessa
con la cultura contadina e nei suoi punti più alti si
riferisce al mistero dell'uomo. Probabilmente ciò è
da connettere al fatto che, per il primo anno della nostra vita,
Paolo ed io, siamo stati a balia da una famiglia di contadini,
quindi non abbiamo bevuto del latte borghese. Questo potrebbe
essere all'origine del nostro infinito rapporto con l'universo
contadino."
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